NON SI PUÒ RESTARE SOLI! (2)

54 13 0
                                    

Ripresi dai coito, Christian mi propone di fare un combattimento noi due. L'idea mi alletta, perché era da tanto! E così entro in casa mia e vado a mettermi para tibie e guantoni. Lui torna, dopo esser passato dalla sua macchina. Ha i para tibie ed i guantoni
"niente corpetto?" mi chiede, gli passo il corpetto che è una sorta di divisa che protegge lo stomaco. Si mette dietro di me e me lo allaccia dandomi dei brividi mentre mi parla sul collo
"pronta?" mi sussurra sul collo tenendomi dal corpetto e facendomi rabbrividire. Annuisco ed usciamo fuori. Lui mi tira dei pugni, ovviamente non fortissimi, ai quali non puoi far altro che spostarti di lato e abbassarli con le mani. Ma non è affatto facile, i diretti è molto facile che arrivino in faccia. Stessa cosa vale per gli altri colpi diretti, come i calci frontali, laterali e tutto ciò che è diretto di fronte a noi. Mi tira un calcio circolare, cioè alle costole, e come tutti i colpi circolari non è così efficace se siamo frontali all'avversario, ma dobbiamo spostarci un attimo lateralmente. In questo caso puoi afferrare la gamba con un braccio che para e l'altro che chiude. Anche un calcio frontale, sullo stomaco, si può parare prendendolo con le mani. E così giochiamo a tirarci qualche colpo, lui mi corregge e mi esorta a tirar più forte. Torniamo in casa e beviamo un po' d'acqua, andiamo da Alice e fare su un'altra canna per rilassarci e torniamo fuori nella corte tutti insieme. Vediamo arrivare una macchina, scende un uomo. Lo riconosco subito. Rabbrividisco appena lo vedo e Christian ancora di più. Antonio. Con i suoi denti cariati e il suo corpo che cade a pezzi. Christian indurisce i tratti del viso e trema per tutto il corpo. Chiede agli altri di entrare ma Alice resta
"che ci fai tu qua?" chiede Christian irritato
"mi ha dato Franco tutte le informazioni, è stato molto carino" dice ridacchiando. Christian si altera ancora di più e credo stia per scoppiare.
"vattene" dice Christian respirando con molta calma
"assolutamente, voglio vedere il mio figlioccio"
Per Christian è troppo. Non vede più nulla davanti a sé e si butta addosso a lui con un pugno diretto allo stomaco. Una volta piegato continua con altri pugni, ganci, calci e quando Antonio è per terra scappa subito in macchina cercando di rialzarsi velocemente. Tutti stiamo cercando di fermare Christian e lui si calma solo quando io prendo un suo braccio e cerco di tenerlo vicino a me.

Sono sul divano letto di casa mia e Christian e io guardiamo un film. Lui è steso e sta prendendo sonno. Vedo gli occhi che si chiudono e cercano di seguire il film, ammiro il suo corpo nudo e posso vedere dei tatuaggi sul fianco. Con le mie mani percorro il braccio e lui sobbalza, poi si tranquillizza e sorride capendo che sono io. Stendo il braccio e lui mi chiede assonnato
"fammi ancora i grattini" sorrido e mi sento contenta di questa richiesta. Non è capitato troppe volte. Così con le unghie traccio un percorso sul braccio, poi sul corpo e sulla schiena esposta a me, lo sento mugugnare ed emettere dei versi
"oh... È bellissimo" dice ridendo. Non ha la forza di muoversi, se no mi sarebbe saltato addosso. Continuo con le mie unghie e passare sulla sua pelle che si accappona e i suoi occhi si chiudono mentre si rilassa. Che corpo... Ne rimango sempre colpita. Ha la pelle calda e il corpo sodo, veramente sodo. Mentre percorro anche i tatuaggi che vedo penso che nel mio paese c'è una cosa in sospeso. Quel grande stronzo di Omar, il ragazzo che mi aveva usato per un anno... È nella compagnia di Lomagna e ancora provo rabbia per lui.

Qualche volta esco ancora con quelli di Lomagna. Omar non ha mai avuto quello che si merita. Conosceva anche mio fratello, sono grandi amici e quello che ha fatto è davvero da infame. Così, una sera sono in giro con loro, alcune ragazze e ragazzi di Lomagna. Soliti volti miei amici. Qualcuno ride ed altri fumano interagendo in vari modi.
Omar si è lasciato con la ragazza, una della compagnia con cui si è messo poco dopo avermi riempito di parole false. Mi chiede di accompagnarlo a prendere le sigarette al tabacchino vicino alla piazza. Rimango immobile a guardarlo, seduta sul muretto della piazza. Era l'occasione sempre voluta? E se, invece, è l'occasione per fregarmi? Se sbaglio ancora? Non posso sbagliare. Devo tenere la guardia.
"questo pischello del cazzo non ha effetto su di me" mi dico e noto che è vero. Ho tutto quello che voglio ora.
"allora?" mi chiede. Ha un jeans ben aderente, una maglia con sopra una giacca leggera. È sempre bello, con i capelli marroni chiaro, quasi sul biondo. Rasato ai lati. Magro e poco più alto di me. Viso tipico del Marocco, seppure con la pelle chiara, occhi scuri.
"sì, andiamo" dico e mi sono alzata dal gradino. Ho davvero tanta paura mentre camminiamo. Lui sta un po' più avanti. So che lo fa, come al solito, per non farsi vedere con me. Sento che i sentimenti che provavo per lui mi vengono ricordati dalla mia mente, guardandolo. Ma l'ho superata. Sto quasi tremando, mentre prende le sigarette con la carta del codice fiscale. Respiro, non so che cosa farà. Il problema è sempre stato questo, non mi ha mai detto nulla. In occasioni come queste, o anche altre più imprevedibili, non sapevo mai cosa aspettarmi. Dovevo stare sempre in guardia, ma non lo ero mai, e mi fregava sempre. Non sapevo mai quando avrebbe attaccato, se così si può dire. Si mette il pacchetto in tasca e mi guarda fisso. Si avvicina. "dio mio, no cazzo!"
Mi sfiora con una mano, mi sento rabbrividire per il contatto. Ma non provo le stesse cose, non dico che non mi faccia effetto ma non provo nulla. Non mi parla, non dice niente. Si avvicina
"adesso, adesso!"
La mia mano si alza e istantaneamente è, con forza, sul suo viso. Vedo la faccia piegata mentre già me ne sto andando.
Sta volta ho vinto. Sta volta ero in guardia.

A casa mia, la sera dopo che è un Giovedì, aspetto che venga Christian. Quando entra cerco di comportarmi nel modo più tranquillo possibile. Lui è stato sincero con me, devo esserlo anche io.
"Christian devo parlarti di una cosa" mi guarda preoccupato. Mi appoggio al muro, è il miglior modo stare lontani così riesco a parlare. Lui è seduto sul divano e mi guarda
"che succede?" dice col terrore negli occhi. Perché teme così tanto di perdermi?
"non è niente di grave, non ti devi incazzare"
"Sara parla e non farmi incazzare già subito" sospiro esasperata guardando i suoi occhi
"ieri sera, ero in giro con gli altri no? E Omar, quello che faceva il coglione con me per un anno, mi ha chiesto di andare a prendere le sigarette" faccio un sospiro. La sua ira è palpabile. Stringe le labbra
"che cazzo hai fatto?"
"fammi finire, Dio Santo" dico guardandolo.
"siamo andati a prenderle e ha provato a baciarmi. E finalmente gli ho tirato una sberla"
Fa un sospiro di sollievo e mi guarda comunque irritato. Si alza e viene verso di me. Guardandomi fisso. Non posso manco scappare, dietro di me ho il muro
"non devi metterti in queste situazioni. Cazzo!" dice urlando e guardandomi. Il suo corpo scolpito si vede dalla maglietta chiara e i pantaloni di jeans chiari
"era una cosa che dovevo fare. Dovevo affrontarlo" dico abbassando lo sguardo
"io lo uccido, la prossima volta mi dici chi è" dice con i tratti del viso induriti
"Christian, non ce n'è bisogno..." lui è arrivato vicino a me.
"come si permette di toccare ciò che è mio?" dice urlando. Lo guardo nei suoi occhi scuri "non me ne frega un cazzo, io lo uccido... Chiaro? O mi costringi a impedirti di stare con loro..."
"tu non puoi impedire niente! Non è così che si fa. Anche prima hai subito pensato che avessi fatto chi sa cosa, non è bello che tu pensi che io mi faccio subito qualcuno appena ci prova! Non hai una bella reputazione di me, per come hai reagito" sto evitando di guardarlo. Lui indietreggia un attimo e mi guarda sgomento e fisso. Sento che è vicino a me dai brividi
"non... Non penso che sei troia, non penso quello che dici tu... Affatto. Sai che... Che io ho paura di perdere le poche persone a cui tengo perché è successo molte volte" fa un singhiozzo
"lo so, ma non succederà" dico guardandolo.
"non posso sopportare che tu vada via ancora"
"non vado via Christian" dico mentre mi esce un gemito per il contatto improvviso del suo corpo contro il mio, con la sua bocca vicino e una mano che è scesa lungo le mie gambe.

LA LUCE NELL'OMBRA (PARTE 2!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora