CHI NON LAVORA... (5)

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Christian è piuttosto strano, credo sia per il fatto che le sue ansie e le sue paranoie non le ha ancora passate del tutto. Una delle sere seguenti, sono a casa di Anna mentre Christian è uscito con degli amici ed io ho preferito riposare. Non è neanche l'una quando lo vedo entrare in casa. Dal divano dove ero seduta a guardare la tele lo guardo. Vedo subito che è ubriaco perso. Mi guarda fisso negli occhi e barcolla davanti alla porta. Vado verso di lui e senza dire nulla chiudo a chiave la porta di entrata. Lo tengo, perché mi sembrava stesse perdendo l'equilibrio
"ma dove sei stato Christian?"
"in giro... a bere..." dice barcollando vicino a me, la sua presenza davanti mi mette comunque soggezione
"lo vedo, non credi che a ventitré anni bisognerebbe smetterla di conciarsi così?" dico sarcastica
"perché mi odi?" dice poggiato alla porta, mentre perde equilibrio
"cosa? Ma io non ti odio Christian" rispondo teneramente. In questo momento è così vulnerabile che rimango perplessa
"sì che mi odi. Tu mi odi." sta praticamente per piangere, decido di stringere una sua mano. La commozione ed i brividi mi dilagano per il corpo, non riesco ad essere arrabbiata con lui. Perché deve conciarsi così? Che diavolo gli salta per la testa?
"no, Christian... Lo sai che io sono innamorata persa di te" non credo che serva a qualcosa dirgli queste cose, ma ci provo.
"perché... Perché allora te ne vai? Tu sparisci, come tutti..." è distrutto, sta gemendo e lottando contro il dolore. Stringo la sua mano più forte
"Christian non me ne vado, non è vero" dico col tono con cui si parlerebbe ad un bambino
"quando ti arrabbi, tu vai via... Anche quando sei venuta... Venuta qua..." dice cercando di restare in equilibrio.
Non so che cosa dire. Lo guardo, vulnerabile come non mai. Un uomo che sembra così forte, diventa così debole. Mi sento colpita dentro di me, mi sento tremendamente in colpa. Credevo fosse ormai più che forte, mi sono comportata da stupida. Me ne sono andata e l'ho trattato in quei modi, lasciandolo solo... E lui aveva bisogno di me, lui stava male e io l'ho abbandonato. Mi scendono delle lacrime.
Lo vedo con la testa sulla porta
"Solo... Solo quando tu mi avevi fatto arrabbiare, ma io non vado via" Non sembra crederci e si sposta dalla porta andando con la testa e le mani poggiate al muro. Io lo guardo. Sta sfidando il suo dolore e inizia a serrare le mani e tirare dei pugni contro il muro. Sta quasi piangendo, non l'ho mai visto così. Cioè, non proprio ridotto così!
"io... l'ho uccisa..." ripete urlando e tira colpi sul muro, vedo le nocche che si rompono e sanguinano. Vado subito a mettere le mie mani sulle braccia e prendo le sue mani rotte nelle mie.
"basta, tu non hai ucciso nessuno" sussurro come per fargli capire che c'ero là io. Il suo sguardo mi penetra ed arriva nel profondo. Come ho potuto lasciarlo da solo e farlo ridurre così? Possibile che qualche litigata con me lo abbia sconvolto così tanto? Si poggia sul mio collo e sta gemendo.
"ci sono io Christian" sussurro
"io l'ho uccisa" ripete e io stringo le sue braccia e lo tengo vicino a me.
"chi Christian?" dico tenendolo vicino a me, lui mi guarda
"mia... Mamma..." Inizia a tremare e da un altro pugno al muro.
"ma tu non l'hai uccisa, non è colpa tua" sta visibilmente tremando, gemendo e potrebbe avere non so che altra crisi
"sì che lo è... L'ho lasciata... Da sola, morta..."
I miei occhi sono lucidi e lasciano andare lacrime, mi si stringe lo stomaco.
"non potevi fare niente Christian"
"se io... Se io fossi restato... Magari non sarebbe morta! La salvavano! Invece io... L'ho lasciata sola. Come ho lasciato te. Io sono partito e... Ti ho lasciato sola"
Non so cosa fare, ma di istinto poso una mano sul braccio ed una sul viso. Lui si rilassa visibilmente e respira più tranquillo.
Cosa? Crede che quando è partito mi abbia un po' lasciato morire? Crede di avermi abbandonato morta, come sua madre? Sono sconvolta, sono distrutta, non mi escono parole.
"Christian..." dico stringendo il suo viso a me. Stringo i suoi capelli
"tu non hai fatto la stessa cosa con me"
Ad un tratto si accascia per terra, temo che stia per cadere e invece stringe le mie gambe poggiandoci anche la faccia. Che diavolo fa?
"non andare via... Non andare via... Non andare via" lo ripete, alcune volte gemendo, altre urlando.
"sono qua, Christian" dico stringendo la sua testa. Mi accascio vicino a lui e prendo il suo viso, guardando i suoi occhi
"non vado via, amore, non vado da nessuna parte. Sono qua con te" dico tenendo il suo volto sconvolto fra le mani. Lui fa un verso, simile ad un gemito, e si poggia sul mio collo. Stringo forte le mani sulla sua testa per tenerlo vicino a me. Non riesco a capacitarmi di tutto questo. Sono attaccata a lui e lo accarezzo, poi lo faccio alzare e vado nel letto con lui. Si stende e sta ancora tremando. Bacio teneramente le sue labbra e lui mi stringe sconvolto. Senza volermi più lasciare. Tento di alzarmi per entrare nel piumone e vedo il terrore nei suoi occhi. Stringo subito la sua mano
"sono qua, starò qua con te" Mi stringo a lui nel letto.
La mattina mi sveglio verso le 10,00... Per fortuna è Sabato! Guardo Christian dormire e rigirarsi nel letto. Accarezzo il suo viso e dopo un po' si sveglia
"buongiorno amore... Ma che è successo?" dice toccandosi la testa con fermezza. Guarda le sue nocche e forse gli vengono dei flash.
"Buongiorno.... Come ti senti amore?" dico subito dopo di lui.
"piuttosto strano" dice ridendo "ho preso a pugni il muro? Ma non ricordo perché" dice ridacchiando. Cerco di fargli tornare alla memoria i fatti di ieri
"Christian, mi dispiace, davvero... Non capisco perché non mi hai parlato prima di tutte queste cose... Io....
"non serviva, Sara. Non è nulla" dice con tono estremamente serio, troppo "lascia perdere e non dispiacerti per niente"
Non me ne parla più per tutto il resto della vacanza.

Continuo a lavorare e Christian resta con me per il resto del mese. Anna ha organizzato fantastiche cene fra terroni dove si gustavano i piatti di Napoli e Christian ha cercato di far quasi di tutto per farmi perdere il lavoro. Ma lo amo. Cazzo se lo amo. Anche se per tutto il resto del tempo non ha più accennato a quello che era successo. Tornando a casa da questa bellissima esperienza mi sento veramente strana a scendere dall'aereo e a rimettere piede nella mia terra, la terra che alla fine mi ha cresciuto. Mi sento nostalgica per la mia patria... Ogni volta che rivedo Napoli ci entro subito in sintonia, avendola nel DNA, mi ci abituo subito. Mi abituo a quel modo di vivere, a quelle persone, al mare, al sole, ai colori... Rispetto alla grigia Milano. Eppure, tornare nella provincia da come un sospiro di sollievo.

LA LUCE NELL'OMBRA (PARTE 2!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora