CAPITOLO 43

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DEDICATO A LEI.

Mia era sdraiata a terra ancora vestita, l'acqua calda cadeva su di lei e sui suoi polsi insanguinati. Lei si è tagliata, ancora! Da quanto tempo è li? La paura salì in me e aprì la porta vetrata bruscamente.

-MIA!

Chiusi il rubinetto della doccia,per far smettere all'acqua bollente di cadere su di lei, mi piegai su di lei e la sollevai velocemente per farla stendere sul letto della camera, posandola sul letto, mi passai con mano tremante la mano sui capelli, aprì la porta della camera e urlai:

-ANNALISE VIENI QUI! E' MIA!

Ritornai in camera e presi la cassetta del pronto soccorso nel corridoio del bagno, poi sentì dei passi venire verso la camera, poi tutta la gang apparì davanti a me

-Bradley perchè tu..Cos'è successo?

Disse Lisa scioccata.

-L'ho trovata così.

-Mia!

Disse Anne.

Andò vicino a lei e le accarezzò il viso, qualche lacrima si formò ai lati dei suoi occhi, ma nessuna scese , si voltò verso di me e mi prese la valigetta dalle mani.

-Se succede qualcosa alla mia migliore amica, non ve lo perdonerò mai! Non potete agire come degli imbecilli quando volete.

Aprì la cassetta del pronto soccorso e prese delicatamente i polsi di Mia cominciando a disinfettare i tagli, tutti quelli della gang erano in piedi senza dire niente, perchè si sentivano tutti un po' in colpa. Dovevamo sentire cosa avevano da dire ieri quando sono rientrati, tutto questo perché ho agito senza riflettere.

-Ho finito, non dovrebbe svegliarsi tra molto tempo.

Abbassai lo sguardo verso i polsi bendati di Mia.

-Ho chiamato il dottore, arriverà tra qualche minuto.

Disse Silvie. Mi avvicinai a lei, ma Anne mi bloccò, la guardai e mi disse:

-Deve riposare, uscite di qui. Resto io con lei.

-Ma Annalise..

-Ho detto: Resto io con lei. Fuori!

Guardai un ultima volta Mia addormentata e mi voltai per uscire dalla camera seguito da tutti gli altri, dopo un po' mi fermai nel mezzo del cammino.

-Bradley, come va?

Domandò Alis.

-E' tutta colpa nostra.

-Non posso dire di certo il contrario,ma l'importante è che lei starà meglio e che ci scuseremo, è il minimo che possiamo fare.

Disse Mark.

-E' imperdonabile.

Dissi. Mi voltai verso gli altri e continuai:

-Vi ricordate quella volta in cui voleva andarsene e che sono stato io a impedirglielo?Quella sera li, quando abbiamo saputo di sua mamma che la picchia..lei mi aveva promesso che non avrebbe più ricominciato.

-Ha avuto una vita difficile e noi non la stiamo aiutando. Non conosce nessuno della sua famiglia, a parte sua madre che non ha ancora neanche dato un segno di vita o preoccupazione per sua figlia che si è persa dal suo campo visivo.

Affermò Josua.

-Rendo la sua vita ancora più difficile di prima..

Nessuno disse niente, tutti si guardavano negli occhi e Alex prese parola:

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