Capitolo 4

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"Posso farti una domanda?" chiese Gillian.

"Dimmi pure." rispose Damiani con la bocca piena di patatine fritte.

"Perché proprio io? Mi hanno detto che non volevi nessuno oltre a me."

Il suo sguardo divenne improvvisamente più scuro.

"A questo non voglio rispondere."

Gillian rimase spiazzata. Non si aspettava un cambiamento così drastico di umore. Pensava che la avrebbe provocata dicendo cose tipo: "Volevo vedere la tua reazione" oppure "Non è divertente aiutare l'assassino di tuo marito?". Sapeva benissimo che spesso i detenuti si pentono in prigione. Ma lui non era un detenuto come tutti. Lui aveva ucciso suo marito.

E se si fosse pentito?

Pazienza. A Gillian non importava niente. Pentirsi non avrebbe riportato indietro Rob.

"Forza, andiamo!" esclamò Damiani "Voglio fare un giro della città."

***

"Dunque...perché assistente sociale?".

Erano in piazza Castello seduti sulle gradinate del monumento. Avevano iniziato con quello che Gillian definiva il 'gioco delle domande'. Ossia porre una domanda a testa all'altro al fine di conoscersi meglio.

"Perché mi piace relazionarmi con le persone e aiutarle. Mi fa sentire meglio, utile."

Lui si girò a guardarla.

"In che senso meglio?".

Gillian si irrigidì alla domanda. Possibile fosse così stupido?

"Lo sai benissimo." si alzò in piedi "Non ho più voglia di questo gioco: e poi si è fatto tardi, devo andare a prendere Alice."

"Chi è Alice?" chiese, alzandosi anche lui.

"La bambina che hai privato del padre, mia figlia." sputò acida. Di solito non rinfacciava gli errori passati ai detenuti, ma quella volta proprio non ce la fece. Lui rimase spiazzato e la guardò con espressione indecifrabile. Gillian non aspettò una risposta. Si voltò e se ne andò via. Prima di arrivare alla macchina una voce la chiamò.

"Gill! Aspetta."

Lei si girò di scatto.

"Non ti azzardare mai più a chiamarmi 'Gill'. Solo i miei amici possono farlo."

"Scusa, Gillian. Mi dispiace, davvero. Non avevo idea che voi nonostante gli anni passati soffriste ancora."

"Dovevi pensarci prima di giocare con lui al tiro al bersaglio." ribatté lei gelida. Dopodiché salì in auto e se ne andò. Mauro rimase a guardarla allontanarsi in silenzio. Senza muovere un solo singolo muscolo, Gillian lo controllò, fino a quando non girò l'angolo. A quel punto, sparita dalla sua visuale, l'ex-detenuto se ne andò.

Gillian tornò nello studio, a recuperare le sue cose.

"Com'è andato il pranzo?" le chiese il direttore.

"Bene." rispose apatica Gillian "Il mio lavoro per oggi è finito, giusto?".

Christian annuì. "Sì. In questi mesi lavorerai esclusivamente con lui."

"Grazie, non vedevo l'ora" ironizzò Gillian, dopodiché uscì. Alice sarebbe uscita solo tra qualche ora, così andò nel suo posto preferito: la collina di Roberto. Prese la solita coperta e si sedette per terra. Lei e Rob amavano quel posto, perché non ci andava mai nessuno e loro potevano parlare di qualsiasi cosa lì. Tutti i segreti, tutte le loro promesse erano impresse in quella collina. Non aveva mai capito perché nessuno ci andasse. Forse per il semplice fatto che non ci fossero case o ristoranti, o niente di civile, ma solo la natura. Il cinguettio degli uccelli, il frinire delle cicale, lo scrosciare del fiume e quella radura. Il loro posto segreto. Gillian alzò lo sguardo verso il cielo e iniziò a parlare.

– Ciao amore mio. Come stai? Gill sorrise verso il cielo. Sapeva che se qualcuno fosse passato di lì l'avrebbe presa per pazza, ma a lei non importava. Stava parlando con l'unica persona in grado di illuminare la sua vita.

– Amore mi manchi così tanto. Ogni giorno sento come un coltello conficcato nella carne e non se ne va. Mai. Dopo due anni, tre giorni e sedici ore sono ancora qui. Che ti aspetto. Perché ti amo ancora. Come sempre. E non smetterò mai di farlo. sorrise tristemente Tre giorni fa Alice ha preso 10 di matematica. Ha sicuramente preso a te. Le piace molto la scuola e mi ha detto che da grande sarà un chimico e che troverà il modo per farti tornare dal cielo. La tua stessa determinazione, non trovi? Il voler assolutamente far accadere cose impossibili. Ha sempre amato le sfide impossibili.

Rimase lì fino a quando non fu ora di andare a prendere Alice. Si alzò. Salì in macchina e, con un lungo sospiro, mise in moto.

IL SAPORE DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora