"Buongiorno, Carlo!"
"Buongiorno, Gill! Devo prepararti un caffè? Mi sembri un po' stanca."
Lo era. Non aveva dormito tutta la notte. L'aveva passata a guardare la luna.
"In effetti sì, grazie, ne ho già preso uno ma ne ho un bisogno tremendo."
Mentre Gillian si cambiava indossando la divisa da cameriera, Carlo le preparò un caffè nero bollente. Non la solita tazzina che preparava ai clienti. Gillian ne beveva quantità industriali. Le aveva dato una tazza grande contenente la bevanda. Gillian la prese, guardandolo con gratitudine poi la buttò giù tutta in un sorso. Fece una faccia schifata e si mise al lavoro.
"Ancora mi chiedo perché ti bevi i bicchieroni di caffè nero se non ti piace."
Gill sorrise triste. Al lavoro nessuno sapeva cos'era successo. Aveva iniziato a fare la cameriera dopo la sua morte, per compensare la perdita del suo stipendio.
"Perché mi aiuta a svegliarmi."
Ed eccola. La solita bugia a quella domanda. Anche quelli che sapevano del suo lutto non conoscevano la verità sul perché avesse smesso di prendere il caffè macchiato o il cappuccino. La verità era che Gillian pensava l'avrebbero presa per pazza se avessero saputo che non lo prendeva più così perché era come lo prendeva insieme a lui e quindi le avrebbe ricordato solo la sua sofferenza. In effetti suonava un po' da pazzi. Ma finché restava nella sua mente andava tutto bene.
Carlo annuì. Iniziarono ad arrivare i clienti, così lasciarono da parte le chiacchiere per servirli.
***
Mauro rimase immobile a guardare il soffitto. Aveva dormito a lungo. Ma non si sentiva per niente riposato. Avrebbe voluto alzarsi. Ma non ne aveva la forza. Si sentiva spossato. Insensibile. Si sentiva vuoto. Avrebbe dovuto mangiare qualcosa. Ma non aveva fame. Si girò su un fianco. Sperava di poter dormire ancora un po'.
***
La fine del turno arrivò prima che Gillian potesse accorgersene. Il tempo era passato in fretta e lei era riuscita a non pensare a tutto quello che era successo.
"Ehi Gill." la richiamò Carlo.
"Si?"
"Che fai per pranzo?".
Gillian si strinse nelle spalle. Non aveva nemmeno messo in programma di mangiare qualcosa.
"Non so."
"Ti va se ti porto in un posto qui vicino?".
Gillian sorrise. "Occhio che poi Silvia è gelosa!"
Carlo rise in risposta. "No, no, tranquilla. Andiamo?"
"Va bene, andiamo!"
Carlo la portò in una focacceria non molto lontano da dove lavoravano. Il posto era molto alla mano e a Gillian piacque subito. Carlo era un ragazzo particolarmente piacevole e lei si trovò davvero bene a parlare con lui. Aveva un bel modo di fare e un'empatia non comune. Gillian pensò che sarebbe stato bello uscire più spesso con i suoi amici. Sarebbe stato bello uscire più spesso e basta. Amici o da sola. Le stava facendo bene.
Ad un certo punto vennero interrotti dal telefono di Carlo.
"Scusa, Gill. È Silvia."
Lei gli fece un cenno di assenso e lui rispose.
"Ehi, piccola!...No...Sì, sono sicuro...Sarà da tua sorella, lasciamo sempre tutto a casa sua!...Okay, va bene...Sì...Ah! E vestiti bene stasera! Ti porto in un posto speciale..."
La conversazione stava continuando, ma Gillian non l'ascoltò più.
"Stasera ti voglio vestita bene, chiaro?".
Gillian incrociò le braccia al petto.
"Perché di solito non lo sono?" chiese indispettita.
Roberto rise. "Assolutamente no. Sei sempre bellissima. È solo che oggi è un giorno speciale e meriti di essere portata in un posto speciale."
"Da come parli sembra o che mi stai per portare nel castello delle fate oppure al manicomio e non so quale sia peggio!"
Lui sbuffò, fintamente offeso.
"Riesci sempre a rovinare ogni mia frase romantica."
Lei rise.
"Ammettilo che mi ami anche per questo."
"Soprattutto per questo. E stasera ti porterò nel castello delle fate pazze, contenta?"
"Moltissimo." rispose lasciandogli un bacio sulle labbra "Ora vado a vestirmi da 'femmina', contento?"
"Moltissimo." replicò lui, lasciandole un ulteriore bacio.
"Gill?"
"Mmh?"
"Tutto okay?"
"Si, si, Carlo, sto bene. Avevo solo altri pensieri per la testa." spiegò "Come sta Silvia?" chiese, cambiando volutamente il discorso.
"Bene, bene. Aveva perso una sua collana, ma lo avrà lasciato sicuramente da sua sorella."
Gill annuì.
***
Il campanello stava suonando da almeno un quarto d'ora. Mauro aprì gli occhi infastidito. Aspettò finché, chiunque stesse suonando, se ne andasse. Il suo telefono iniziò a vibrare. Rosie lo stava chiamando. Si ricordò che dovevano uscire insieme quel giorno. Avrebbe voluto rispondere. Ma non aveva la forza. Si sentiva così spossato. Si sentiva così inutile. Si sentiva così...vuoto. Si girò dall'altra parte e finse di dormire. La serratura scattò.
"Mauro? Ci sei?".
Nessuna risposta. Rosie si avviò verso il bagno, senza vedere nessuno, dirigendosi poi verso la camera da letto. Mauro era lì. Sdraiato. Con la coperta che arrivava fin sopra le orecchie, nonostante il caldo.
"Ehi, Momo." disse con dolcezza, usando il suo vecchio soprannome "Che succede? Non ti senti bene?".
Mauro scosse la testa. Rosie gli portò una mano sulla fronte. Niente febbre.
"Che cos'hai?".
Lui si strinse nelle spalle.
"Mauro puoi parlarmi?".
Con una lentezza innaturale si girò sul fianco dove era seduta Rosie.
"Sono stanco." biascicò.
"Hai dormito?".
Lui annuì.
"Prova a mangiare qualcosa."
Mauro negò con la testa. "Non ho fame."
Rosie iniziò a preoccuparsi. Suo fratello aveva sempre fame.
"Cos'è successo?" provò ancora Rosie.
Mauro sospirò. "Due giorni fa ho litigato con Gill. L'ho persa, Rosie. Per sempre."
Lei gli passò una mano tra i capelli. "Non è detto-"
"Sì, invece." la interruppe "Lei è convinta che le sia stato accanto solo per quella promessa!"
"E non è così?".
Mauro ci pensò a lungo, in silenzio. Rosie stava quasi per pensare che non avrebbe più risposto.
"All'inizio sì. Ora non ne sono più sicuro. Scusa Rosie ma sono davvero stanco e vorrei rimanere solo."
"Va bene. Facciamo che oggi ti lascio riposare ma domani usciamo e non ammetto scuse." disse lei, lasciandogli un bacio sulla guancia, poi se ne andò.

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IL SAPORE DEI COLORI
ChickLitPer Gillian i colori sono ciò che caratterizzano le persone, le emozioni, la vita. Gillian ama la vita e ama i colori. O forse sarebbe meglio dire 'amava'. Due anni fa tutto ciò ha smesso di avere importanza. Due anni fa la sua vita è stata distrutt...