Capitolo 23

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Gillian andò a prendere Alice. La bambina capì subito che era successo qualcosa. Non aveva mai visto sua madre così preoccupata. Rimasero in silenzio tutto il viaggio.

–Amore, scusa ma oggi non ho molta voglia di parlare.

–È colpa mia, mamma?

–No, piccola, certo che no. – sospirò –È che al lavoro è successo un casino e la mamma è un po' in ansia.

Alice annuì, rincuorata. Una volta a casa, Alice andò in camera a fare i compiti. Gillian si fece una doccia. Si sentiva sollevata, certo, sapeva la verità. Ma allo stesso tempo nuove domande si erano formate. Domande che necessitavano di risposte.

Andò in camera e chiamò Michelangelo, raccontandogli ogni cosa. Lui la fece subito sentire meglio e le disse di non preoccuparsi. Avrebbero trovato insieme le risposte. Gillian aveva sorriso.

Si buttò sul letto, con addosso solo il pigiama. Aveva voglia di buttare giù ogni cosa. Cercare fin nel più piccolo antro nascosto, fino a che non avesse trovato tutta la verità. Aveva solo voglia di fare qualcosa

***

"Mauro, vuoi un po' di carne?" gli chiese Noemi.

Non avrebbe mai immaginato di trovarsi di nuovo in una situazione del genere, ma Rosie aveva insistito così tanto che lui aveva ceduto. E ora eccolo lì. In mezzo alla sua famiglia. Come se non fosse successo niente. Da un lato era così felice che gli tremavano le mani. Dall'altro era terribilmente triste e preoccupato. Si chiese come stesse Gillian.

Da un lato sperava che stesse bene, dall'altro sperava di mancarle. Anche solo poco. Perché a lui mancava già.

"Sì, grazie."

Una volta finita cena, Simone tornò a casa sua. Rosie si avvicinò a Mauro, facendo roteare le chiavi della sua macchina intorno all'indice.

"Te le ricordi le nostre uscite?".

Un sorriso spontaneo nacque sul volto del fratello.

"E come dimenticarle? Considerando il fatto che spesso finivo solo io in punizione!"

"Beh, gli ultimi anni c'ero anche io!"

Mauro prese le chiavi. "Andiamo!"

Salirono sul furgone. Accesero la radio. La loro playlist era ancora lì. Intatta. La musica partì. Volume al massimo. Velocità massima. Per quanto consentito dalle stradine tortuose di campagna. Finestrini abbassati. L'aria fredda della sera che sferzava i loro volti. Cantavano forte. E più forte cantavano, più forte ridevano. Quando non doveva cambiare marcia, Mauro intrecciava le sue dita con quelle della sorella. Era il loro modo per dirsi che si volevano bene. Ed era un gesto per farle capire quanto le era mancata.

Arrivarono a destinazione. Era già buio. Abbassarono la radio ed accostarono. Il bello di abitare fuori dal centro di Torino. Amavano la casa dei loro genitori più che altro perché era vicino alla campagna aperta. A quel prato. Con la radio di sottofondo sistemarono le coperte e si sdraiarono a guardare le stelle. Ne erano sempre stati affascinati. Rosie amava quando Mauro le indicava una costellazione e iniziava a raccontarle la storia che vi era dietro. Lo avrebbe ascoltato per ore. Dal canto suo Mauro aveva molte storie nuove. In prigione si ha molto tempo per pensare. E lui l'aveva usato per studiare praticamente tutte le costellazioni esistenti. Hobby strano. Soprattutto dato che lui non avrebbe più voluto 'infastidire' la sua famiglia. Eppure era come se una parte di lui sapeva che sarebbero tornati in quel prato. Abbracciati. A raccontarsi storie. Passarono il resto della notte a parlare. A ridere. Fino a che l'alba non sopraggiunse e loro tornarono a casa.

***

Gillian lo stava guardando corrucciata da almeno mezz'ora.

Non era nemmeno l'alba. E lei non riusciva a dormire. Come sempre. Mentre Alice dormiva lei aveva cercato ovunque. Aveva messo a soqquadro la sua camera in cerca di un piccolo indizio su ciò che suo marito aveva fatto. I suoi vestiti erano sparsi e buttati in terra. I cassetti erano tutti aperti. L'unica cosa sfuggita a tutto ciò era il diario di Rob. Ordinatamente poggiato sul comodino. Pronto per essere letto. Ma Gillian non voleva leggere. Non sapeva se era solo per il fatto che era arrabbiata con lui o se era anche perché aveva paura di scoprire tutto ciò che le aveva nascosto. La verità porta spesso comportamenti ambigui. La si vuole sapere ad ogni costo, ma spesso, si ha paura di ciò che si potrebbe scoprire. Gillian aveva il terrore di cosa potesse esserci dentro quel diario. Gillian non riusciva a capacitarsene. Si erano sempre detti tutto. Avevano sempre fatto tutto insieme. Sempre. Anche se era pericoloso. Eppure lui l'aveva esclusa. Non le aveva detto niente. Inventando una bugia dopo l'altra. In quel momento Gillian lo odiava. Per questo era da mezz'ora che fissava il diario con astio. Cosa avrebbe dovuto farci? Presa da uno scatto d'ira prese il diario e lo buttò nel cestino.

Erano le cinque quando decise che fosse il caso di alzarsi e farsi una doccia. Sistemò la camera. E si vestì. Una volta finito di prepararsi andò in cucina. Aveva bisogno di caffeina. Quel giorno era sicura che oltre al caffè non avrebbe preso altro. Stava saltando i pasti. Di nuovo. Almeno stavolta il motivo era qualcosa.

E non era quell'enorme grigio che l'aveva accompagnata per così tanto tempo. Era...Era rosso. Quel maledetto rosso. Gillian sospirò. Quel giorno sarebbe stato molto lungo.

Alice chiuse gli occhi e fece finta di dormire, quando Gillian entrò in camera sua per svegliarla. L'aveva sentita quella notte. L'aveva sentita cercare qualcosa. Alice non sapeva cosa, ma era preoccupata.

Si ricordava ancora i primi giorni dopo la morte di papà. Durante il giorno fingeva che andasse tutto bene. Ma si poteva vedere che non era così. Poi, un giorno, era tornata a casa sorridendo. E da lì aveva ripreso colore. Non era il colore azzurro e frizzante che era un tempo. Era più un azzurro smorto. Ma almeno aveva smesso di essere grigia.

Poi era arrivato Mauro. Con lui aveva ripreso il colore della vita. E, piano piano, diventava sempre più azzurra.

Alice aveva sempre considerato sua mamma l'azzurro vibrante del cielo. Quell'azzurro che ti dà la carica a fare tutto. Che ti fa sorridere nonostante tutto. Che illumina tutto. Come una stella di classe O.

Era preoccupata quella sera, ma non più di tanto. Sapeva che la sua stella non poteva spegnersi. Non più.



IL SAPORE DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora