"Domani, dopo il lavoro, andremo dal procuratore, allora, okay?" le chiese, guardandola.
"Sì, va bene." rispose lei facendo un sorriso forzato. Era piuttosto nervosa.
"Tranquilla, andrà tutto bene." le disse, accarezzandole lievemente i capelli. Gillian annuì.
"Ci vediamo domani." lo salutò.
"A domani." rispose scendendo dall'auto.
Gillian partì subito verso scuola. Era nervosa. Aveva paura. Non sapeva bene nemmeno di cosa. Che i mafiosi la trovassero? O che il procuratore non avrebbe accettato di riaprire il caso? Con questi pensieri aspettò Alice.
"Ciao, mami!" la salutò, abbracciandola.
"Ciao, puffo!" esclamò lei, l'umore lievemente migliorato, grazie alla sua presenza.
"Oggi andiamo al parco?" chiese Alice.
Gillian sorrise. Avrebbe fatto qualunque cosa per lei. "Va bene."
Il 'parco' era il Valentino, Gillian e Alice avevano trovato un posto un po' tranquillo, dove giocavano insieme. A volte incontravano altri bambini e allora la donna le lasciava fare amicizia, sedendosi a guardarli. Quel giorno giocarono tutto il pomeriggio, ridendo e Gillian riuscì, almeno per un paio d'ore, a non pensare a ciò che stava succedendo. Era ormai sera quando si avviarono a casa, per fare cena.
***
Il mattino dopo Gillian si alzò più nervosa che mai. Si preparò, quasi in stato di trance e a malapena salutò Elisa. Durante tutto il giorno non fece altro che guardare l'orologio. Non riusciva a concentrarsi. Troppe domande le vorticavano in mente.
"Gill, come stai?" le chiese Mauro quando finalmente finì il turno.
"Sono agitatissima."
"Lo so, ma stai tranquilla, andrà tutto bene."
Poco dopo erano nel palazzo di giustizia. Attesero in un'ampia sala che il procuratore potesse riceverli. Gillian si guardò intorno. Conosceva bene quel posto: per vari suoi casi, minorili e non: era andata così tante volte a parlare con il procuratore che ormai erano quasi amici. Nella sala d'attesa non c'era nessuno. Solo loro e una donna sulla quarantina, che aveva un'aria molto agitata. Continuava a torturarsi le mani, sovrappensiero. Gillian si chiese il perché fosse lì e quale fosse la sua storia. I minuti trascorrevano lentamente.
"Signora Moreau e signor Damiani ora potete essere ricevuti."
Si alzarono in contemporanea e si diressero verso l'ufficio del procuratore. Era un uomo di bell'aspetto, anche se corpulento, in età avanzata. Era sempre affiancato dalla sua 'co-procuratrice' come la definiva lui. Erano una coppia imbattibile. Lui sbriciolava i testimoni della difesa, lei convinceva la giuria. Non avevano mai perso un solo caso. Purtroppo, a breve lui sarebbe andato in pensione, lasciandola sola.
L'ufficio era in fondo a un corridoio.
"Ebbene?" chiese Alessandro Nardin, il procuratore.
"Ale, so che hai seguito tu il caso di Damiani."
"È così."
"Abbiamo nuove prove riguardo a chi lo ha minacciato." spiegò, mostrando il diario.
"Questo è il diario di mio marito, parla esplicitamente del fatto che il suo distretto fosse corrotto dalla mafia."
Alessandro prese il diario e lo aprì dove Gillian aveva lasciato il segnalibro.
"A me sembrano solo supposizioni di una persona molto sospettosa, non ci sono prove che quel ragazzino fosse effettivamente un paranzino. Il caso non si può riaprire per così poco."
"Ma-"
"Niente 'ma', Gillian. Le cose stanno così. Ora devo lavorare." disse congedandoli.
Uscirono fuori. Gillian non riusciva a crederci.
"E ora?" sussurrò. Non arrivando risposta alzò la testa. Mauro stava tornando nell'ufficio. Lei gli corse dietro, avendo paura potesse fare qualche stupidaggine.
"Senti brutta palla di lardo!" esclamò additando la pancia sporgente del procuratore.
"Ora tu ci dai una spiegazione chiara sul perché non puoi riaprire il caso perché non puoi dire che è solo un sospetto di qualcuno in una situazione come quella! Nemmeno hai voluto chiedere il diario per poter leggere il resto, che magari si trovavano nuove prove! Quindi, invece di stare lì in panciolle a pensare alla tua stupida pensione, vedi di fare qualcosa di utile per una donna che ha già perso anche troppo!"
Lui li guardò impassibili. Sia Mauro che Gillian, arrivata troppo tardi per bloccare Damiani.
"Gillian, credo che chiamerò il tuo direttore. Io e Christian è da un po' che non ci sentiamo."
Uscì dal palazzo e andò al suo ufficio senza nemmeno controllare che Mauro fosse salito in auto con lei. Una volta arrivati, si rese conto che sì Mauro c'era. Entrarono.
– Moreau! Nel mio ufficio.– esclamò il direttore non appena la vide. A quanto pare Alessandro aveva già chiamato. Gillian si avviò nella sua direzione, seguita sempre dall'ex-detenuto, in ansia. Sapeva che avrebbe potuto anche licenziarla.
"Moreau! Nel mio ufficio." esclamò il direttore non appena la vide. A quanto pare Alessandro aveva già chiamato. Gillian si avviò nella sua direzione, seguita sempre dall'ex-detenuto, in ansia. Sapeva che avrebbe potuto anche licenziarla.
"Che cos'è successo in procura?" domandò al limite della rabbia. Mauro fece per parlare ma Gillian lo interruppe. Aveva già fatto abbastanza danni.
"Ho chiesto al procuratore di riaprire il caso di mio marito per nuove prove, ritrovate."
"E dove sarebbero queste prove?"
"Mio marito ha scritto tutto in questo diario." disse, dandoglielo in mano. Christian lesse tutto in silenzio.
"E il procuratore ha rifiutato."
"Già." confermò lei.
"Non ti fermerai, vero?".
Scosse la testa. Lui sospirò.
"In questo caso allora dovrò sospenderti per dieci giorni."
"Ma direttore io-"
"Se" la interruppe lui "in questi giorni volessi andare a Porta Palazzo, ti consiglio di cercare Edoardo Sabatino. Ha una bancarella ben fornita. Ora andate."
Gillian lo ringraziò con lo sguardo. Sabatino era un informatore della polizia che era in contatto con le mafie. Di certo lui sapeva qualcosa.
Uscirono di lì.
"Perché sei felice?" le domandò Mauro, vedendola sorridere.
"Perché il mio direttore è dalla mia parte." rispose "Andiamo da Sabatino."

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IL SAPORE DEI COLORI
ChickLitPer Gillian i colori sono ciò che caratterizzano le persone, le emozioni, la vita. Gillian ama la vita e ama i colori. O forse sarebbe meglio dire 'amava'. Due anni fa tutto ciò ha smesso di avere importanza. Due anni fa la sua vita è stata distrutt...