Capitolo 37

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Mi mancherai.

Dai non essere triste, ci rivedremo.

Quando?

La prossima estate.

Ma manca ancora un anno!

La bambina alzò lo sguardo verso il cielo stellato.

Lo sai? La mia mamma mi ha raccontato che, tanto tempo fa, in Cina c'era una ragazza che si chiamava Orihime. Lei era la sarta degli dei. E lavorava sempre giorno e notte. Non si fermava mai. Così un giorno il padre decise di presentarla a un pastore, Hikoboshi, che anche lui lavorava tanto. I due si innamorarono tantissimo e smisero di fare i loro lavori, allora il padre di lei li punì. Mise tra di loro un grande fiume, impossibile da attraversare. Ma i due erano sempre tristi, allora l'uomo decise di permettere loro di vedersi, ma solo un giorno l'anno.

E quindi?

Orihime rappresenta la stella Vega, della costellazione della Lira. Hikoboshi rappresenta la stella Altair, della costellazione dell'aquila. Le due stelle sono sempre vicine in estate. Quindi ogni volta che ti mancherò guarda il cielo e saprai che lo sto guardando anche io, aspettando che Orihime e Hikoboshi si incontrino, perché allora ci ritroveremo anche noi.

Promesso?

Promesso.

***

Lo avevano seguito. Non c'era stato bisogno di fare niente. Lui aveva detto 'Seguitemi'. E così avevano fatto.

– Dove stiamo andando?

– Non lo so, Gill. Ma tranquilla, andrà tutto bene. – cercò di rassicurarla. Non andava bene. Non andava affatto bene.

Il tipo che li stava scortando si fermò.

– Dopo di voi. – disse, indicando un bar. Gillian e Michelangelo si guardarono. Poi entrarono insieme.

– Ah! Signora Moreau! Signor Bellini! Accomodatevi! – li accolse calorosamente un signore sulla cinquantina che, Gillian ne era sicura, non avevano mai visto.

I due si sedettero sulle seggiole da lui indicate. Erano tesi come corde di violino. Lo stesso non si poteva dire dell'uomo di fronte a loro. Era tranquillo. Come se fosse a un qualsiasi bar a parlare con vecchi amici.

– Caffè? Offro io.

– No. – replicò Gillian. Aveva sentito di questa 'tradizione' del sud. Non sapeva ci fosse anche nel nord. Chiunque entrasse in un bar dove c'era un boss il caffè era 'gentilmente' offerto da lui. Era come accettare che lui lì comandasse. Gillian non voleva dargli quella soddisfazione.

La sua espressione si indurì leggermente, poi si rilassò nuovamente.

– Bene. Dunque, Gillian, posso chiamarti per nome, si?

Lei alzò le spalle, come intendere che non le fregasse come lui la chiamava.

– Gillian, stavamo dicendo, tu hai una figlia, Alice, giusto?

La donna sbiancò e afferrò la mano di Michelangelo.

Gillian annuì impercettibilmente.

– Stai facendo due lavori adesso per mantenerla, esatto? Capisco, sa? Sono padre anche io. So cosa significa volere il meglio per i propri figli, quindi sono disposto ad aiutarti. Ti pago il mutuo e ogni spesa riguardante la scuola di tua figlia. Per...beh, per tutto il tempo che serve. – spiegò sornione.

La presa di Gillian aumentò. Michelangelo la vide tremare. Non sapeva se per rabbia, disgusto o entrambi.

– Non voglio i vostri soldi.

– Dritta al punto! Mi piaci! Comunque facciamo un accordo. Tu mi dai qualcosa e io ti ripago con ciò che desideri.

– Cosa vuole?

– Ha presente che suo marito teneva un diario? In quel diario ci sono accuse molto pesanti, e naturalmente false, che potrebbero rovinare l'onore della mia famiglia. – spiegò, sorridendo.

Gillian vedeva solo più rosso. Era così...così frustrata. Alla fine loro vincevano sempre. A meno che...

– Mio marito teneva un diario? Ne è sicuro?

– Non insultare la mia intelligenza. Se non sbaglio lo hai portato al procuratore. Sai, io e lui siamo grandi amici. Pesca. Andiamo a pesca tutti i weekend.

Strinse ancora di più la mano di Michi. Aveva una gran voglia di spaccare tutto.

– Naturalmente l'offerta vale anche per te, Michelangelo. In fondo tra poco dovrai iniziare le pratiche del divorzio. Mantenere una moglie e due figli è dura. Per gli assegni mensili e per le spese legali potremmo pensarci noi. Tu non dovresti preoccuparti di niente.

Lui lanciò uno sguardo a Gillian, era una statua di sale. Forse non aveva sentito. Michelangelo lo sperò. Poi fece la domanda che entrambi stavano pensando.

– E se rifiutassimo?

L'uomo allargò le mani con benevolenza.

– E perché mai dovreste rifiutare? La mia è un'offerta più che generosa.

– Scusi signor? – chiese la donna, con uno strano sorriso.

– De Angelis. Riccardo De Angelis.

– Signor De Angelis, mi permette di scambiare due parole in privato con il mio compagno, Michelangelo?

– Certamente. Prego. – disse.

I due si alzarono e andarono al bancone.

– Cosa succede, Gill?

– Voglio accettare.

– Cosa? Mi prendi in giro.

– Michi, è l'unica moneta di scambio che ho.

Lui la guardò un attimo, cercando di capire cosa le passava per la testa. Spalancò gli occhi.

– No. No Gillian. Non ci provare. Ti terranno in pugno.

– È l'unico modo. Tu non lo vuoi sapere?

Michelangelo abbassò la testa. Certo che voleva. Ma doveva esserci un altro modo. Qualsiasi altra cosa.

– Ci fosse un altro modo ti assicuro che lo farei.

– Lo so, lo so. Ma non ne vale la pena.

– Forse per te no, ma io per lui farei qualsiasi cosa.

– Okay, hai vinto. – rispose sconfitto.

Tornarono al tavolo. Il signor De Angelis non si era mosso.

Gillian lo guardò negli occhi.

– Mettiamo che ipoteticamente io sapessi dove si trova questo diario. E mettiamo, sempre ipoteticamente, che io sia intenzionata a darvelo. Voi sareste disposto a parlare?



NOTA DELL'AUTRICE

Ricordo che i nomi e i luoghi mafiosi all'interno della storia sono inventati da me, le tradizioni e i loro comportamenti sono ispirati a ciò che ci hanno raccontato all'interno di organizzazioni antimafia.


IL SAPORE DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora