Gillian andò a prendere Alice a scuola. In macchina non fecero altro che parlare, organizzando la gita che avrebbero fatto quel weekend. Sarebbero andate al mare. La famiglia di Irene le aveva invitate a stare nella loro casa in Liguria. Avevano accettato.
"Mami! Porto il costume blu o quello rosso e bianco?".
Gill a malapena sentì Alice urlarle mentre rovistava tra i suoi vestiti. La raggiunse.
"Perché non porti entrambi? Così il problema è risolto." le suggerì. La piccola la guardò con il viso pensoso.
"Ma posso?"
"Ma si, certo. La borsa è grande."
"Allora va bene!"
***
Mauro guardò l'ora. Era tardi. La cena era passata già da un pezzo. Non aveva fame però. Il CD continuava a ripetere in sequenza le canzoni. Forse avrebbe dovuto spegnerlo. Avrebbe dato fastidio ai vicini. Non si mosse. Non aveva la forza di alzarsi. Allungò un braccio in direzione del comodino, in cerca del suo telefono.
Mi scuso per il poco preavviso, ma purtroppo non sto molto bene, ho la febbre alta sopra i 39°. Domani passa il dottore, spero di tornare il più presto possibile. Buona serata.
Il suo capo nella panetteria rispose in fretta dicendo di non preoccuparsi e di rimettersi. Avvisò anche Elisa. Rispose la stessa cosa. Gli chiese se voleva che qualcuno stesse con lui. Rifiutò. Aveva già la cavigliera a segnalare a tutti la sua posizione. Non aveva bisogno di un assistente sociale a tenerlo d'occhio.
Chiuse gli occhi. Si sentiva così stanco.
Avrebbe solo voluto dormire.
Niente affatto!
Avrebbe solo voluto essere lasciato in pace.
Perché mi hai mentito?
Avrebbe solo voluto che quella dannata voce smettesse di urlargli insulti.
C'era qualcosa di tutto quello che hai detto o fatto che era vero?
Quella voce. La sua voce. Gli vomitava addosso domande su domande. E ogni domanda era una ferita.
Gli rimbombavano nelle orecchie le sue parole. Dure. Fredde.
Allora perché sei rimasto per tutto questo tempo?
E il suo sguardo. Se lo sentiva ancora sulla pelle. Bruciava. Bruciava di vergogna. Bruciava di tristezza. Bruciava di delusione.
Si coprì la testa con il cuscino.
Voleva solo spegnere il cervello. Staccare la spina.
Allora perché sei rimasto per tutto questo tempo?
Ma sapeva che non ci sarebbe riuscito.
***
Gillian accese il cellulare. Diciotto chiamate perse. Tutte da un unico numero. Mauro. Le ignorò. Non voleva parlarci con lui. Non dopo l'umiliazione della sera precedente. Non dopo essersi mostrata così fragile con lui. Notò che vi era anche un nuovo messaggio.
Lunedì sarà il suo compleanno. Potremmo passarlo insieme.
Ignorò anche quest'ultimo. Si passò le mani sul viso. Si alzò e andò a prepararsi una tisana, sperando di riuscire a dormire. Anche se la notte prima aveva dormito per via della serata con Michi, non era sicura di riuscire a dormire quella sera. Una volta tornata in camera l'occhio le cadde sul diario di suo marito. Buttato nel cestino. Sospirò. Non voleva leggerlo più. Era arrabbiata. Tuttavia la curiosità ebbe la meglio. Appoggiò la tisana sul comodino e lo raccolse. Magari tra qualche giorno avrebbe ripreso a leggerlo. Magari da lunedì. Riprese la sua tazza e iniziò a berla lentamente.
La luna illuminò la sua stanza. Una luna piena. Bellissima. Quando era al liceo amava uscire fuori nelle notti di luna piena. Camminava nel suo giardino a piedi nudi. Il rumore delle onde del mare che le arrivava lontano. Amava la sua vecchia casa nella Costa Azzurra. Soprattutto per quelle notti rubate. Che nessuno sapeva. Le mancava il mare. Spesso da dopo la morte di Rob aveva pensato di tornare in Francia con Alice. Ma aveva deciso di aspettare che lei finisse le elementari. Non voleva sconvolgere nuovamente il suo mondo. Si appoggiò al davanzale e sorrise. Sarebbe stato bello tornarci.
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IL SAPORE DEI COLORI
ChickLitPer Gillian i colori sono ciò che caratterizzano le persone, le emozioni, la vita. Gillian ama la vita e ama i colori. O forse sarebbe meglio dire 'amava'. Due anni fa tutto ciò ha smesso di avere importanza. Due anni fa la sua vita è stata distrutt...