Capitolo 9

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Solo quando fu arrivata in cima alla collina Gillian si accorse che Mauro l'aveva seguita. Gillian non capiva come aveva potuto fare una cosa del genere. Addirittura seguirla! Come uno stalker! E non in un posto qualunque! No, proprio sulla collina di Rob! Perché cazzo aveva fatto una tale stupidaggine? Dove aveva la testa?! Voleva prenderlo a pugni così forte da staccargli tutti i denti di quello stupido sorriso.

Okay, Gillian, calma. Respira profondamente.

Non funzionò.

– Perché mi segui? – chiese, visibilmente alterata.

– Mi sembravi triste. – rispose Mauro, stringendosi nelle spalle.

– E tu segui tutte le persone che ti sembrano tristi?

– No, solo te.

– Ma io ti denuncio.

Mauro sorrise. – No, non lo farai.

Gillian si girò, in preda all'ira. Se avesse visto ancora quello stupido sorriso lo avrebbe picchiato.

– Perché sei venuta qui? – continuò lui.

– Non ne sono sicura.

– Che cos'è questo posto?

Gillian scosse la testa.

–Scusa, Damiani ma è meglio che andiamo. Alice mi sta aspettando. – disse fredda.

Salì in macchina e partì veloce per allontanarsi da quel posto. Non controllò nemmeno se lui la seguiva o meno. Non lo sopportava più. Voleva solo che sparisse. Insieme a quel rosso così prepotente. Così invadente. Gillian andò a prendere Alice e la portò a casa.

"Mamma, io e Irene abbiamo fatto tutti i compiti posso guardare i cartoni?".

Gillian sorrise. "Certo, Ali. Vi siete divertite oggi?"

– Sì un sacco! – urlò la piccola, poi cominciò a raccontarle tutto quello che avevano fatto, parola per parola.

Una volta finito il racconto corse verso la TV a guardare i cartoni animati.

Gillian sospirò e andò a farsi una doccia calda. Bollente. Doveva proprio rilassarsi. Una volta uscita si sentì molto meglio. Mentre si vestiva l'occhio le cadde sui vestiti di Rob. Erano ancora tutti perfettamente piegati e messi in ordine, proprio come faceva lui. Gillian non era mai riuscita a smuovere un solo singolo indumento. Lui era quello ordinato tra i due. Non sopportava il disordine e fingeva sempre di avere un infarto quando vedeva l'armadio di Gillian o quando si avvicinava alla sua scrivania. A volte gli veniva il 'trip' e iniziava a pulire e riordinare tutta la casa borbottando sul fatto di quanto le sue donne fossero disordinate, ma lo faceva sempre con il sorriso sulle labbra.

Stava per chiudere l'armadio quando vide un indumento spiegazzato. Si avvicinò e lo sollevò delicatamente. Sotto vi era un diario. Gillian sorrise tristemente. Ricordava bene quel diario. Lo scrivevano sempre insieme, tutte le sere. Lui le diceva sempre che un giorno Alice e i suoi fratelli lo avrebbero continuato. Ma non ebbero tempo di fare altri bambini. Le lacrime minacciarono di uscire. In quel diario c'era tutta la sua vita. Da prima che si conoscessero. Ora che ci pensava nei mesi prima della sua morte diceva di averlo perso. Che forse lo aveva lasciato al lavoro. Non avevano più scritto insieme e ciò era mancato molto a Gillian. Sono le piccole cose che si fanno insieme tutti i giorni che ti fanno sentire la mancanza di chi non c'è più.

"Mamma prepariamo cena?" la chiamò Alice. Lei sforzò un sorriso.

"Ma certo amore." rispose, posando il diario sulla sua scrivania e andando con Alice in cucina. Sua figlia aveva preso la loro stessa passione per la cucina per cui era sempre contenta di aiutarla a cucinare. Gillian, dal canto suo, era contenta che la piccola avesse ereditato questa passione. Si ricordava bene quando lei e Rob cucinavano insieme combinando la cucina africana con quella italiana creando piatti nuovi. Avrebbero voluto fare i cuochi, avere un loro ristorante. Creare una nuova cucina. Ma non ebbero tempo per fare niente di ciò. Le due donne iniziarono a preparare carne cotta nel tipico modo africano, accompagnata dal riso, insaporito con il sugo della carne. Si sedettero a mangiare, ridendo e scherzando, parlando di astronomia e di scuola.

***

Caro Papà,

Sono davvero felice oggi. Finalmente ho trovato il coraggio di chiedere a Gillian di uscire. Ha detto di si! Ti rendi conto? Ha accettato! Usciremo tra due giorni, sabato. Ho già scelto il posto dove la porterò. Le piacerà, ne sono sicuro. Lei ama l'arte e-

Gillian smise di leggere, la vista offuscata dalle lacrime. Se la ricordava bene la loro prima uscita. Roberto l'aveva portata in una galleria d'arte, dove vi era una mostra impressionista. Lui sapeva che lei amava l'impressionismo. La sera aveva prenotato in un ristorantino molto carino e alla mano. Lei ne era rimasta molto contenta. Non sopportava quei ristoranti sofisticati dove non puoi finire il bicchiere senza che qualcuno te lo riempia. Quella era stata una serata davvero indimenticabile. Sul tardi Rob l'aveva riaccompagnata a casa e si scambiarono il loro primo bacio. Gillian aveva solo 19 anni e lui 20. E ora, dopo 11 anni, si ricordava ancora quel giorno come se fosse ieri. Prese nuovamente il diario tra le mani e lo aprì a caso.

Caro Papà,

Scriveva sempre a suo padre, lui era un militare e perse la vita in un'operazione in Iraq quando Rob aveva 17 anni. Da allora lui iniziò a scrivergli delle lettere sul suo diario, sperando che un giorno potesse leggerle. Chissà magari ora gliele stava raccontando di persona. Anche se lei non credeva in queste cose.

Da oggi in poi non sarò più solo a scriverti. Io e Gillian stiamo insieme da un anno ormai e mi sembra giusto che tu la conosca, quindi scriveremo insieme e ti racconteremo cosa succede qui. Stamattina siamo andati all'università. Gillian sta studiando legge e sociale. Le piace molto ma il nostro sogno è di aprire un ristorante, combinando le nostre cucine tipiche, ma prima ci servono dei soldi, che al momento non abbiamo. Io invece non sono diventato un militare come volevi tu, ma aiuto comunque le persone e fermo i criminali. Sono diventato un poliziotto. Sono molto contento anche se sono ancora al grado più basso. Il mio capo mi ha detto però che se continuo così presto diventerò un agente. Non sei contento? Chissà magari poi verrò reclutato dall'FBI italiano.

Non credo esista, ma lascialo sognare. Ah scusa sono Gillian. Rob mi ha parlato tanto di te. Sono molto contenta di poterti finalmente scrivere. Ora devo lasciarti perché Rob vuole la penna tutta per sé. Mi sa che da domani me ne tengo una di scorta così posso scrivere lo stesso.

Papà, sono di nuovo io. Stavo dicendo, dopo averla accompagnata all'università sono andato al lavoro. Oggi è stata una giornata tranquilla, tu ti saresti annoiato a morte. Ho fatto amicizia con alcuni colleghi e sono davvero molto contento. Durante la pausa pranzo ci siamo chiamati per parlare e le ho promesso che nel pomeriggio, dopo aver finito il turno, saremo andati alla mostra d'arte contemporanea che c'è ora in città. La mostra era davvero stupenda e ho scoperto un sacco di cose interessanti sugli artisti. So che a te non piace l'arte ma io la trovo molto affascinante e mi piace scoprire il perché l'artista ha deciso di dipingere così e non in un altro modo. Dopo la mostra siamo venuti a casa mia e la mamma ci ha cucinato il polpettone. Prima di scriverti stasera ci siamo messi a cercare degli alloggi in vendita. Io e Gill stiamo cercando un appartamento da comprare. Vogliamo provare a convivere insieme. La mamma e i suoi sono molto contenti e hanno detto che ci aiuteranno con le spese. Almeno fino a quando non avremo entrambi un lavoro stabile. Ora ti lasciamo che la mamma dice che dobbiamo andare a dormire che domani Gill ha l'università e io il lavoro.

Buonanotte papà, ci sentiamo domani.

Roberto e Gillian.

Gillian finì di leggere e sorrise. Posò il diario sul comodino. Si girò. Chiuse gli occhi. Le parole del diario le rimbombavano nelle orecchie. Le immagini di quel giorno continuarono a ripetersi dietro le sue palpebre. Non sarebbe riuscita a dormire quella notte. Come sempre del resto.

Cos'era successo veramente? Chi voleva uccidere Rob? Perché non le aveva detto niente? Non si dicevano sempre tutto? Perché i documenti non riportavano nulla? Perché era così difficile scoprire la verità? Perché le aveva detto di aver perso il diario se non era vero?

Troppe domande. Troppa confusione. Troppo tutto.

Si alzò. Aveva bisogno di una tazza di tè al limone bollente. Ma neanche quello riuscì a rilassarla e Gillian passò la notte in bianco come sempre.

IL SAPORE DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora