Capitolo 33

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–Sono tornata!

Mauro sentì Rosie. Ma non diede segni di averlo fatto davvero. La sorella si affacciò alla camera. Si era vestito. Come se avesse voluto uscire.

–Hai fatto tu la spesa? Non c'è più niente in frigo.

Mauro scosse la testa. –Avrei voluto.

–Ma?

–Ma ero troppo stanco.

Rosie si sedette sul letto. Era seriamente preoccupata per suo fratello. La situazione non migliorava. Non capiva cosa avesse di così importante quella promessa ma il non poterla mantenere lo stava distruggendo.

Rosie prese una decisione. Avrebbe guarito suo fratello.

***

– Gill! Alice! Forza entrate! I bambini non vedono l'ora di giocare con te piccola! – le salutò Cassandra.

Alice la salutò, poi scomparve nella camera dei ragazzi a giocare con loro.

– Come stai, Cassy? – le chiese la donna.

– Bene, tranquilla.

Gillian annuì, per niente convinta.

– Vieni, Michelangelo vuole cucinare per un esercito e vuole che tu lo aiuti.

In cucina Gillian si trovò a sorridere. Pentole. Padelle. Coperchi. Piatti con verdure. Teglie da infornare e già sfornate. Il tutto buttato in un disordine inimmaginabile.

– Poi sono io la disordinata!

– In cucina ammetto che sono peggio io. Che dici mi aiuti?

– Solo dopo che è tutto in ordine. In cucina c'è bisogno di ordine altrimenti perdi il filo.

Una volta che fu tutto messo a posto iniziarono a cucinare insieme.

– Quale sarebbe il menù?

– Come antipasto pensavo una focaccia bianca con lardo e miele sopra, di primo lasagne e di secondo melanzane con prosciutto e formaggio sopra; per il dolce torta di nocciole può andare?

– Per quante persone dovremmo preparare? – chiese divertita Gill.

– Beh, vorrei tirarti un po' su. Credi che ci riuscirò?

Gillian lo guardò negli occhi.

– Michi, lo sai che ti voglio davvero bene, si? Non so cosa farei senza di te.

Michelangelo sorrise. Si conoscevano da una vita ma non gli aveva mai detto una frase così.

– Lo so, Gill. Ti voglio bene anche io. – rispose, stringendola in un abbraccio.

***

– Michi! Ma quanti strati stai facendo? – rise Gillian.

– Più strati fai, più la lasagna diventa buona.

– Basta direi che sei sono sufficienti! Dai che poi non si cuoce perché c'è troppa roba!

– Guastafeste!

Lei in risposta gli schioccò un bacio sulla guancia.

– Ecco l'antipasto! – esclamò Michelangelo, uscendo dalla cucina con la teglia della focaccia, venendo accolto da un applauso da parte dei bambini. Si sedettero tutti a tavola, divertendosi e parlando del più e del meno.

Michelangelo non staccava gli occhi da Gillian. Era preoccupato. Sperava solo che tutta quella faccenda si risolvesse il più in fretta possibile. Prima che lei ne venisse schiacciata.

Nei due anni seguenti la morte di Rob non lo aveva mai chiamato. Non gli aveva quasi mai rivolto la parola. Lui aveva provato di tutto. Ma non era mai riuscito ad avvicinarsi. E più il tempo passava, più pensava che non sarebbe mai più tornata. E poi successe. Come un miracolo. I suoi occhi si riaccesero. I suoi occhi iniziarono a dare segni di provare qualcosa che non fosse quell'enorme grigio che incombeva sulla sua figura da due anni. Rabbia. Certo non era ciò che sperava. E non era nemmeno merito suo. Ma era qualcosa. E in lui si era riaccesa la speranza che la sua Gill sarebbe tornata. E dopo quella rabbia nei suoi occhi erano comparse tante altre emozioni. E sul suo viso era spuntato un sorriso. Bello. Bellissimo. Era stato dopo quello che il cuore di Michelangelo era tornato a battere. Eppure, non era bastato. La vita aveva deciso di accanirsi con forsennata insistenza su di lei. Svelando segreti che non avrebbe mai immaginato esistessero. Ma lei ora non sarebbe più crollata. Perché ora lui era lì.

Lo conosceva bene Roberto, lui. Erano grandi amici. Erano un trio meraviglioso. Lui. Roberto. Ed Eleonora. Si conoscevano da sempre. Erano inseparabili. Legati da una fiducia cieca. Eppure, si stava rendendo conto che lui era sempre stato tagliato fuori. Come era successo a Gillian. Loro erano i loro amici più cari. Eppure, non si erano fidati di lui. Né di Gillian. Li avevano tagliati fuori.

Quel pomeriggio era rimasto devastato. Non era tornato al lavoro. E non era andato a casa. Era andato da Eleonora. Non aveva parlato. L'aveva guardata negli occhi per un tempo indefinito. Il tempo di riconoscersi. Di rendersi conto di quello che era successo. Di farle capire che lui sapeva. Di farla sentire in colpa. Poi se n'era andato.

***

Michelangelo chiamò Gillian sorridendo. – Andiamo! Dobbiamo leggere una storia ai bambini!

– Aspetta.

– Dimmi.

– Come stai?

– Bene! Perché?

– Perché ti conosco. Siamo amici da una vita. Perché questa storia sta distruggendo me, ma anche te. E mi dispiace non averci pensato oggi. Mi sono comportata da egoista e da idiota. Non avrei dovuto farti stare così male. E non avrei nemmeno dovuto chiuderti fuori negli ultimi due anni. Perché so che stavi male anche tu. E so che avrei dovuto starti accanto. E avrei voluto. Davvero. Ma...Era più facile fingere che gli ultimi dieci anni della mia vita non fossero mai esistiti. Sono solo un'egoista alla fine. E se tu ce l'hai con me, beh, capisco perfettamente.

Michelangelo sorrise.

– Lo so, Gill, lo so. E io non ce l'ho mai avuta con te. Come potrei? Sei la persona più importante che ho. E capisco perfettamente come tu ti senti. – rispose, lanciando un'occhiata dentro casa.

– Non lo sa, Cassandra, vero?

– No.

– Perché non glielo hai detto?

Lui la guardò. – Perché non avrebbe capito. – un sorriso amaro gli si dipinse in viso – E perché era più facile pensare che non fosse mai esistito. Né lui. Né Eleonora.

– Cosa pensi di fare con lei?

– Voglio la verità, Gill.

– Anche io, Michi. La scopriremo. Insieme.

– Promesso?

– Promesso.

Si strinsero forte e Gillian seppe che non era sola. Perché lui c'era. Sempre. Era una promessa.

***

Rosie rimase a guardare quel contatto per un tempo indefinito. Lo aveva preso dal telefono di suo fratello. Era la cosa giusta da fare? Rosie continuava a chiederselo. Sapeva che doveva farlo. Suo fratello aveva bisogno di lei. Aveva bisogno di essere salvato. E questa volta lei era pronta ad aiutarlo. Non sarebbe rimasta inerte. Non sarebbe rimasta a guardare. Impotente. Questa volta c'era. E sarebbe rimasta. A qualunque costo.

Prese un bel respiro. E chiamò.

IL SAPORE DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora