Cap 7. Piatti, pentole e coperchi

114 10 0
                                    

  Era pomeriggio del giorno dopo e Jared stava lavando i piatti.


Erano le 13 del pomeriggio.

In quel momento arrivò Jensen.



Jared sorrise, sentendolo arrivare. Ieri si erano incrociati varie volte, ma non avevano avuto la possibilità di parlarsi ancora.

Gli sembrava un'eternità.


"Ciao Jens..." cominciò Jared, ma non riusci a completare il saluto, perché Jensen lo interruppe.

"Perché non indossi i guanti per lavare i piatti? I servitori non te li hanno dati?"

"Oh...ehm...no...me li hanno dati, ma...mi impicciano...mi trovo meglio senza. Lavo meglio i piatti e le pentole e..."

"è una blasfemia questa. Ti rovinerai le mani. Non posso permetterlo."

"Jensen, ti assicuro che non..."

"Li stai lavando almeno con l'acqua calda? Fammi controllare."

"Jensen!" protestò Jared.

Jensen cacciò un urlo sommesso. "FREDDA!"

"Jensen, l'acqua calda va e viene, ma davvero non è un problema."

"Vado subito a bollire dell'acqua. Tu stà fermo cosi."

"Jensen, questo è assurdo."

"Non dire mai ad un principe che qualcosa che fa è assurdo!" e cosi zitti Jared, mentre prese una pentola molto grande, ci mise dell'acqua e la fece bollire.



Aspettarono dieci minuti buoni che l'acqua bollisse, nell'imbarazzo totale, poi Jensen rovesciò l'acqua calda nel lavandino.

Jared stava per mettere le mani dentro, ma appena un dito sfiorò l'acqua, le ritrasse subito.

"Cavolo. Ora è bollente. Non posso..." disse con terrore.

Jensen spalancò la bocca.

"Diavoli...sono un disastro. Perdonami." Disse Jensen, scaricando di nuovo l'acqua.

"Sei gentile invece a preoccuparti per me." Disse Jared, sorridendo.

"Mi...preoccupo anche per me...se diventi il mio servitore, non voglio che tu abbia le mani rovinate." Disse Jensen arrossendo.



Riapri il rubinetto dell'acqua calda e riusci a metterne un po' nel lavandino, prima che sparisse di nuovo.

"Grazie." Gli disse Jared, in un modo come se volesse baciarlo.

"Aspetta. Ti faccio vedere io come si lava bene..."

"Jensen, adesso basta!" si ribellò Jared.

"Schhh..." gli disse lui, piazzandosi dietro di lui e prendendogli le mani che tenevano la spugna.

"Ecco...strofina cosi." Gli diceva Jensen dietro di lui, passando le sue mani sulla pentola.



Dopo circa due minuti in cui Jared era molto a disagio, avendo Jensen attaccato alla sua schiena, si tolse da quella posizione.

"Mi dispiace. Non posso. Mi...mi distrai e non riesco a concentrarmi sul lavoro!" disse imbarazzato.

Jensen lo guardò, un po' offeso.

"Mi spiace." Disse Jared, sempre più a disagio e terrorizzato.




Jensen si avvicinò ancora a lui, sfidandolo con un sorrisetto.

"Un servitore che sfida il suo padrone...è originale. Mi piace."

"Se sarò il tuo servitore. Potrei non vincere." Disse Jared, cercando di cogliere la sfida, avvicinando il viso al suo. Le loro labbra erano ora vicinissime.

"Allora dovrai impegnarti molto. E lavare le cose con l'acqua calda." Disse Jensen, senza spostarsi.

"Ma se sono già io bollente, non è il caso che mi riscaldi di più." disse Jared.



Si rese conto un secondo dopo di quello che aveva detto, e avvampò.

Jensen lo guardava con la bocca spalancata.



"Mi dispiace. Non so perché l'ho detto. Probabilmente qualche spirito ha infestato il mio corpo." Disse Jared, scherzando, ma spaventato dalla possibile reazione di Jensen.

"Meriti...una punizione per la tua insolenza. Oggi pomeriggio mi porterai a cavalcare sulla pianura del Monte Rosa. Da solo. Prepara i cavalli." Disse Jensen, andandosene.

Jared si sforzò di nascondere il sorrisetto, mentre vedeva Jensen allontanarsi dalle cucine, un po' confuso.

Saremo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora