Cap 23. L'unicorno

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  Stava succedendo qualcosa nel mondo, in quel momento. Dopo essersi congedati dal ragazzo, Jensen e Jared potevano vederlo con i loro occhi. I passanti che li incrociavano, li guardavano con tanto d'occhi. Alcuni sembravano avere paura di loro, altri li guardavano con stupore, ammirazione, perfino adorazione.


Nostradamus capiva che doveva portarli lontano al più presto.

"Nostradamus, perché tutti ci guardano come se fossimo dei mostri? Che cosa sta succedendo??" chiese Jensen, correndo assieme a Jared, per stare al suo passo.

"Avete ragione. Sta succedendo qualcosa ma non è ancora arrivato il momento di parlarvene. Devo ancora portarvi in quel posto. Fidatevi solo di me."

I ragazzi lo fecero. Sapevano che Nostradamus non avrebbe mai fatto loro del male dopo tutto quel che aveva fatto e rischiato per loro. E poi volevano davvero sapere?

Si fermarono e trovarono la loro carrozza che li aspettava sul ciglio della strada. Da quel momento procedettero in carrozza.

Viaggiarono ancora per alcuni chilometri e poi la carrozza si fermò in un parco un po' nascosto dalla folta vegetazione.

Il cancelletto era aperto.

"Nostradamus, ci stiamo per caso nascondendo da qualcuno?" chiese sospettoso Jared.

"Dovete vedere qualcuno." Disse lui.


Camminarono ancora per un po' senza fare domande in quello che sembrava un luogo fatato. Un luogo dei sogni da bambino.


Si fermarono proprio davanti alla figura di un unicorno imponente, bianchissimo e lucente, con un corno anch'esso bianco e appuntito in fronte.

"N-Nostradamus. Che cos'è quello?" chiese Jensen, arretrando.

"È un unicorno. Di norma non si fanno vedere dagli umani, ma sapevo che sarebbero stati attratti dalla vostra purezza."

"Purezza???" esclamarono in coro.

"Il vostro amore non è ancora del tutto carnale. Siete ancora puri."

"Nostradamus, non capiamo...perché ci hai portati qui?" chiese Jared.

"Per comprendere e restare per un po' con la purezza e accarezzarla, capire che è dentro di voi."

I ragazzi si voltarono verso di lui, confusi.

"Vi lascerò per un po' con l'unicorno. Voi prendetevi tutto il tempo per le riflessioni che volete. Forse saranno i vostri ultimi momenti da sposi vergini e un momento così va gustato fino in fondo." Disse Nostradamus sorridendo, andando via.

"Aspetta, non andartene! Cosa dobbiamo fare? Parlargli? Si lascia toccare da noi??" chiese Jared, ma Nostradamus andò via senza rispondere.



I due ragazzi rimasero ammutoliti davanti all'animale straordinario, di una bellezza altrettanta straordinaria, con dei lucidi occhi azzurri, che li fissava.

"Jensen, ho paura!" disse Jared.

"Ti confesso una cosa: anch'io!" rispose l'altro.

L'animale si avvicinò piano a loro e si inchinò piano con il muso. I ragazzi rimasero interdetti, capendo che stava dando loro il permesso di accarezzarlo.

Lo fecero e l'unicorno nitrì felice.

"Jensen, il suo pelo è straordinario. È così soffice." Diceva Jared.

Jensen era completamente estasiato dall'unicorno che a sua volta lo guardava con i suoi grandi occhi liquidi.

Ad un tratto leccò la faccia di Jensen. "Oddio!" esclamò.

Poi l'unicorno mosse la testa in un chiaro invito a farsi cavalcare.

I due ragazzi erano dubbiosi. L'unicorno nitrì in maniera più convincente.

"Vai prima tu!" disse Jensen a Jared, ma quando Jared salì, l'unicorno nitrì di nuovo.

Jensen scosse la testa. "In due siamo un peso troppo..."

L'unicorno nitrì, ruotando la testa contro il petto di Jensen.

"Ehi, stà attento con quel corno! Ok, ok. Arrivo."

Jensen ci mise un po' prima di riuscire a salire, senza far cadere Jared, visto che l'unicorno era libero senza sella e altro. L'unicorno decise di venire in aiuto di Jensen, abbassandosi un poco.

Poi l'unicorno cominciò a trottare piano e i due ragazzi si strinsero l'uno contro l'altro più forte.

Prese a correre poi verso il laghetto.

"Oddio no! Fermati fermati fermati!" fecero i ragazzi.

L'unicorno non si fermò e si immerse nell'acqua con i ragazzi.

"Siamo fradici e l'acqua è gelata! Non avremmo dovuto salire!" si lamentò Jensen.

"Oh, stà zitto. È bellissimo. È perfetto." Disse Jared, andando da Jensen per baciarlo.

Jensen si aggrappò con le braccia al collo di Jared e non sentì più l'acqua fredda del laghetto.

Sentirono poi come dei raggi colorati invadere le loro teste.

"Sono di nuovo i colori?" chiese Jensen.

"No" rispose Jared. "O meglio, sono i colori dell'unicorno!"

Infatti i colori uscivano fuori direttamente dall'unicorno e colpivano i ragazzi come raggi solari, ma erano piacevoli.

I ragazzi sentivano calore, benessere, pace ed estasi.

sentivano emozioni.

O meglio, rivivevano emozioni.

Le emozioni che avevano provato quando si erano visti la prima volta e quando l'amore aveva colpito i loro cuori. Quando dovevano sopportare la lontananza l'uno dall'altro e quando si baciarono la prima volta.


Quando Jensen sentì il cuore scoppiargli di felicità al pensiero che Jared aveva mentito sul fatto di non amarlo più e quando Jensen chiede a Jared di sposarlo.


Non si accorsero neanche che l'unicorno era andato via, perché in quel momento erano sdraiati sulla riva del laghetto, abbracciati l'uno contro l'altro, che si stavano baciando immersi totalmente in quella valanga di emozioni e ricordi.

Poi tornarono in sé e si alzarono.

"Dei! Non ho mai provato una cosa del genere per nessuno!" disse Jared, gettandogli le braccia al collo.

Jensen sorrise soddisfatto, tenendolo stretto, poi Jared si allontanò.

"Forse dovremmo chiamare Nostradamus ora."

Fu bloccato da un abbraccio da dietro, da parte di Jensen. una stretta che sembrava diversa, ora.

"Che fretta c'è?" gli chiese Jensen, stringendo di più il bacino contro di lui.

"Beh...in realtà..."

Jensen mosse la testa sul suo collo, baciandolo piano, ma con passione.

"Jensen.." ansimò Jared, cercando di voltarsi, ma Jensen lo tenne fermo.


Chinò la sua bocca lungo la sua schiena, strusciandola su di essa, poi gli sollevò la maglietta e gliela sfilò, poi lo fece finalmente voltare.

Jared lo guardò dubbioso, ma sorridendo, poi si ritrovò sbattuto a terra con poca gentilezza.

"Jensen!" esclamò Jared, felicemente sorpreso di quella prepotenza.

"Voglio sentirti mio. Mio. "

"Jensen...se dovesse tornare Nos..."

"Mio!" disse ancora Jensen, cominciando a sfilargli i pantaloni.

"Oddio! Sì. Sì. Jensen. Sì." Disse Jared.

Saremo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora