Cap 14. La verità

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  Jared stava lustrando le armature per il principe Jensen.


Jensen arrivò di soppiatto da dietro mettendogli le mani sugli occhi.

"Jensen." sorrise Jared.

"Mmm...non sei per niente sadico. Avresti potuto dire: Oh mio dio Carl, te l'ho detto già un mucchio di volte che non dobbiamo farlo qui!" scherzò Jensen.

"Parli sul serio? Rischiare che tu ci creda e magari ferirti? No, grazie." Disse Jared, attirandolo a sé e baciandolo languidamente.

"Mmm...queste armature sono abbastanza lucide. Smetti di lucidare."

"Ne sei sicuro? Trovo che non brillino abbastanza e voglio che su di te brillino." Rispose Jared.

"Non ti interessa vedere i miei occhi brillare?"

"Più di ogni altra cosa!"

"E allora seguimi e lascia perdere le armature!"







*

Andarono nel giardino del castello e si sdraiarono sull'erba, in un posto un po' appartato.

"Jensen...se ci vedessero?" chiese Jared, preoccupato.

"Non mi importa...nel peggiore dei casi, non dovremmo più nasconderci e potremmo sbaciucchiarci ancora di più di quanto già facciamo. È cosi orribile?" chiese Jensen facendo combaciare il suo palmo della mano con quello di Jared, a mezz'aria.

"Potrebbero...prendersela con te."

"Non mi importa..." disse Jensen con un tono morbido e innamorato.

"Jensen, ti amo...." Disse Jared con un tono profondo e solenne continuando a far scendere la sua mano su quella di Jensen

"Oh, forse io ti ho sempre amato" rispose Jensen.

"Da quando ti ho visto su quella carrozza darmi quella moneta..."

"Da quando i miei occhi hanno incrociato i tuoi..."

"Non abbiamo ancora fatto l'amore, eppure sento di appartenerti completamente. Voglio farlo con te, Jensen. "

"E io voglio sposarti." Rispose lui.

Jared spalancò la bocca, incredulo.

"C-che cosa hai detto?"

"Che c'è? L'idea ti fa paura? Ci sono uomini che non sanno quello che vorrebbero dalla vita, io no. So quello che voglio e sei tu, ma se tu non..."

Jensen non aggiunse altro, perché Jared gli volò tra le braccia, zittendolo con un bacio.

"Era un si?"

"M- maledetto, adorabile pazzo." Disse Jared, ridendo sulle sue labbra.




Si baciarono ancora, più languidamente, più romanticamente, più passionalmente.

Un'elettricità frenetica li pervase. Jared si fece più vicino a Jensen, mettendosi sopra di lui e strusciando i loro bacini e Jensen gli strinse i fianchi più forte.

Amava sentirlo, amava sentire la sua pelle sotto la maglietta e amava sentire proprio la sua pelle.

Mise le mani sotto la sua maglietta, accarezzandolo e Jared gemette a quel contatto. Amava sentire le mani di Jensen su di lui e Jensen inspirò a fondo l'odore di Jared quando mise la testa sul suo collo.

Jared apri gli occhi solo per un istante, in tempo per vedere la freccia che stava per cadere su di loro....

"NO!!" gridò, cercando di spostare sé stesso e Jensen in tempo, ma non ce la fece.


La freccia comunque si disintegrò prima di toccarli.

Si accucciarono l'uno contro l'altro, poi voltarono la testa e seppero che era stato Nostradamus a farla esplodere.

Aveva stampata in viso un'espressione furente.

Guardarono in alto e videro Cupido furente allo stesso modo.

"Vergognati!! Un dio che cerca di uccidere due ragazzini. Dovrai rispondere di questo!" gli gridò.

"Cerca di calmarti, vecchio. Non volevo colpirli, la freccia non li avrebbe centrati. Era solo un avvertimento!"

"Un avvertimento per cosa???" disse Jensen.

Cupido si avvicinò e disse:

"Voi dovevate essere i figli di John e Mary. Avrebbero dovuto avere due gemelli, diciassette anni fa, ma Mary scelse di lasciare John e questa sua decisione influenzò l'incantesimo che lanciai per legare le vostre anime al ventre di Mary."

"Io e Jensen avremmo dovuto essere...fratelli???" chiese Jared sconvolto.

"Si, ma successe qualcosa quel giorno. L'incantesimo si slegò a quel legame. Le vostre anime si legarono si ai vostri genitori, ma non insieme, solo a uno dei due. Restarono sospese nell'Universo fino a quando per coincidenza o per scelta, non trovarono un altro donatore o donatrice per farvi nascere.

Jared e Jensen erano ancora confusi.

"Quindi quelli che abbiamo sempre creduto come nostri genitori..." tremò Jared.

"Lo sono!" disse Nostradamus furente. "Non ascoltate Cupido. Non ha importanza quello che avrebbe dovuto essere. Quello che conta è che non lo è stato! Carnalmente e biologicamente, tu, Jensen, sei figlio di John e Meredith, e tu, Jared, sei figlio di Mary e Misha! La magia non può battere la scienza, Cupido, non questa volta, non sempre!"

"Sono fratelli, Nostradamus, ed è solo per un difetto sperimentale che non lo sono biologicamente, ma non si può ignorare questo! Stanno vivendo delle vite che non sono le loro e se continuano a farlo, potrebbero causare dei disordini nel cosmo!"

"A me sembra che in 17 anni il mondo ha girato sempre intorno al proprio asse!" ribattè Nostradamus.

"Ah si? Che cosa ne dici invece del fatto che siano riusciti ad annullare il potere delle mie frecce? Grazie a loro, l'amore è stato visto per la prima volta come una cosa cattiva! Una cosa che ferisce, che fa soffrire, che fa del male! Per colpa loro io stesso sono sotto processo!"

"Non ti permetterò di fare del male a due ragazzini per colpa di un tuo sbaglio commesso anni e anni fa! " disse Nostradamus ergendosi davanti a loro.

"Vuoi combattere, Nostradamus? Stai attento, se qualcuno dovesse sentirci ti toccherà raccontare perché stai sfidando un Dio." Ridacchiò Cupido.

"Certo e lo farò. Ne uscirei comunque sempre meglio del dio dell'amore che dovrebbe spiegare che vuole uccidere due ragazzini per via di un suo sbaglio commesso anni prima."

Cupido digrignò i denti.

"Non è finita qui, vecchio." E sparì.

Jared e Jensen erano ancora sconvolti e tremanti.

"Ragazzi, state bene?" chiese Nostradamus.

"Tu lo sapevi? Da quanto lo sapevi? Io mi sono fidato di te." Disse Jensen.

Nostradamus prese un grosso respiro. "Lo sospettavo, ma..."

"IO MI FIDAVO!" gridò Jensen.

Nostradamus restò zitto.

"Avrei dovuto saperlo." Disse ancora, ma Nostradamus non era molto convinto che avrebbe dovuto.






*

"Jared..." lo chiamò Jensen con un tono mortificato.

Jared non rispose, continuando a lavare il pavimento nella sala del trono.

"Jared.." ripetè.

Jared non rispose.

"TI ORDINO DI VOLTARTI. SONO IL TUO PRINCIPE E IL FUTURO RE!"

Jared finalmente si voltò e Jensen potè vedee l'espressione di Jared. Era straziata dal dolore.

"Ce l'hai con me, vero? Ce l'hai con me perché sono stato io ad iniziare tutto con quel bacio."

"No, Jensen, non ce l'ho con te."

"E allora con chi? Con cupido? Con Nostradamus? Con il fottuto universo? Con chi?"

Jared si morse il labbro.

"Io non ne sapevo niente di questa storia, Jared, credimi, altrimenti te ne avrei parlato."

"Ti credo, Jensen."

"E allora perché non mi hai più parlato, da quando oggi..."

"Non è...non è facile...hai sentito Cupido. Per lui non dovremmo stare insieme perché..."

"Perché cosa??? Perché ribaltiamo gli ordini del destino? Del cosmo? La legge sull'amore?? Chi dice che è l'unica legge possibile?? Parlo sempre con Nostradamus dell'amore e sai che mi dice? Mi parla di infiniti universi e infiniti mondi con regole diverse e anche di pianeti in cui l'amore è vissuto come il male, respinto, combattuto o vissuto con sofferenza! Questa legge che possiamo amare solo grazie alle frecce di un dio, non è l'unica possibile, ma noi conosciamo solo questa!!"

Jared lo guardò confuso.

"O forse è perché siamo fratelli? Jared, chi se ne frega se dovevamo esserlo...non lo siamo, no? Biologicamente non lo siamo, non facciamo niente di sbagliato. Cazzo, pensa alla reincarnazione. Chissà quanti milioni di anime si sono ritrovate imparentate in questa vita dove magari dieci vite fa erano legate sentimentalmente! Perché questo non viene visto come sbagliato?"

Jared sapeva che quello che diceva Jensen era giusto, ma controbattè lo stesso.

"Se pensi che il fatto che stiamo insieme non sia tanto sbagliato, allora perché...perché abbiamo sanguinato quando Cupido ci ha colpiti con le sue frecce?"

"Io...io non lo so.."

"Se il nostro amore è tanto giusto, perché abbiamo sanguinato?? Perché è successo? C'è qualcosa di sbagliato in noi, Jensen!"

"Jared, ma noi ci amiamo!!"

"NO! è stato l'incantesimo! John e Mary...i nostri genitori si amavano e noi ci amiamo vampirizzando da loro. È tutto cosi sbagliato!!!"

"NO! Jared tu mi ami, lo so che è cosi. Ti prego. dimmi che mi ami ancora, Jared, ti prego!"

"Non posso." Disse Jared, guardando il pavimento.

"No cosa? Non puoi dirmelo?"

"No! Io non...non ti amo più, Jensen."

Jensen per un attimo senti come se l'ossigeno uscisse fuori tutto dal suo corpo.

"No! Lo stai dicendo solo perché pensi che è sbagliato! Oggi stavi accettando di sposarmi...non..."

"E oggi ho realizzato quanto davvero fosse una finzione. Un inganno. Mi dispiace, Jensen, ma io...mi sbagliavo. Non era vero."

Uno schiaffo potente e sonoro colpi la guancia di Jared.

"Sei proprio come tua madre!" disse Jensen, andando via.








*

Jensen non riuscì a chiudere occhio. Passò una notte d'inferno, a piangere, a maledire Cupido e anche Nostradamus per avergli gettato addosso tutto il peso di quella conoscenza. Avrebbe preferito non sapere mai. Era cosi felice con Jared e aveva finalmente trovato il coraggio di dire tutto a suo padre e Jared aveva accettato di sposarlo. Gli aveva detto si!

Sentiva un gran dolore dappertutto. Fitte allo stomaco che gli sembrava che glielo bucherellassero.

Dolori addominali forti e continui. Mal di testa per il troppo pianto.

Perché, Jared? Perché non mi ami più??









L'indomani mattina, Jensen si accorse di non stare affatto meglio, anzi si sentiva peggio di ieri. La testa gli faceva male per via del troppo pianto e sapeva che probabilmente avrebbe dovuto lasciare stare Jared dopo quello che gli aveva detto ieri, ma non voleva fare come John, che aveva accettato passivamente la scelta di Mary, senza provare a ribellarsi.

No, lui non voleva essere come suo padre!

Andò in cucina da Jared, che stava tirando fuori le brioches appena sfornate. Pensava già di dover combattere per ottenere la sua attenzione, ma quello che vide quando gli prese un braccio, facendolo voltare, lo stupì.

La faccia arrossata e gli occhi cerchiati di rosso. Anche lui aveva pianto e a giudicare dalla faccia che aveva, doveva aver pianto anche molto.

"Perché non mi lasci in pace?" gli chiese Jared.

"Perché ti amo e sono contento di esser venuto a cercarti, di aver visto questo tuo viso stamattina., perché anche se mi strazia vedere sul tuo volto tanta sofferenza, mi rende il cuore più leggere, sapere solo leggendo il tuo volto, che mi ami ancora!" disse Jensen.

"Ma certo che ti amo ancora, Jensen!" disse finalmente Jared. "Ma certo che non ho mai smesso. Come avrei potuto dopo quello che ci siamo detti? Dopo quello che abbiamo provato??"

"Oh, amore mio, sapessi quanto sono stato male io, stanotte, perché credevo che non mi amassi più! Perdona me per averci creduto e aver dubitato del tuo amore, e io perdonerò te per avermi detto tali bugie che hanno dilaniato me, ma, ne sono sicuro, avranno fatto ancora più male a te!" disse Jensen, sorridendogli dolcemente, prendendogli il viso tra le mani.

"Perdonarci a vicenda, non ci salverà." Disse Jared.

"Neanche sacrificarci per i voleri di un dio capriccioso." Disse Jensen e un attimo dopo Jared gli volò tra le braccia, baciandolo con passione.

"Jensen, perdonami per quello che ti ho detto, io non sono come mia madre!" gli disse Jared.

"Non l'ho mai pensato e scusami per avertelo detto."

"Ma...non voglio neanche un rapporto incestuoso." Disse, piangendo.

"E non l'avrai! Non l'avremo! Fratello? Dimentica questa parola. Dimentica quello che non siamo mai stati e rammenta solo quello che siamo adesso! Non importano le nostre origini, ma solo quello che siamo adesso! Separati alla nascita, ma ci siamo rincontrati lo stesso anche se abbiamo preso strade separate! Non è forse destino questo?"

Jared bloccò quel monologo sentimentale schiacciando le sue labbra contro quelle di Jensen.


Saremo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora