Cap 3. Il ragazzo dagli occhi di smeraldo

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Jensen stava passeggiando con la sua carrozza per le vie di Verona, insieme a suo padre. Tutti acclamavano il principe e il re.


Era una bella giornata e Jensen era felice di essere uscito per un giorno dalle mura di quel castello. Era diverso tempo che non faceva più un giro turistico per la città.

E poi successe qualcosa...

Incrociò un paio di occhi verdi come lo smeraldo, incastonati dentro una faccia.

Incastonati?

Jensen si riscosse. Non erano pietre preziose. Erano occhi. Occhi normali, per quanto belli fossero.

Ma allora perché brillavano?

La carrozza si fermò bruscamente, perché un ragazzino stava attraversando la strada senza guardare.

I cavalli rischiarono di impennarsi, ed ecco che un altro ragazzo, rincorse il bambinetto per portarlo al sicuro.

Era il ragazzo dagli occhi smeraldo.


Oh, com'era di animo buono e gentile, lui, che si era mosso senza esitare neanche un po', per trarre in salvo quell'innocente creatura.

E come lo stava guardando ora, fisso negli occhi.

Non era uno sguardo di odio, né di paura, vero? Non avrebbe potuto sopportarlo!



"Toglietevi dalla strada!" disse il cocchiere.

"Via, via, Francis, più garbato!" disse Jensen. "Ecco, tenete!" disse, dando due monete d'oro ciascuno per il bambino e per il ragazzo, che sembrava avere la sua stessa età.

Il bambino e il ragazzo presero le monete a occhi sgranati.

"Jensen, sei impazzito?" chiese John.

"Papà, è il popolo. Dobbiamo farci benvolere!" disse, per rabbonirlo, e funzionò.


Il cocchiere riprese a far andare la carrozza. Forse un po' troppo precipitosamente, giudicò Jensen, mentre guardava il ragazzo dagli occhi smeraldo scomparire man mano che la carrozza si allontanava.

Ha continuato a guardarmi fino a che la sua vista glielo ha permesso! Pensò Jensen felice.






Quello era il principe! Il principe di Camelot, e non solo mi ha sorriso, ma mi ha regalato due monete d'oro, anzi ha dato due monete d'oro a me, e altre due a Paul! - Paul era un bambinetto amichetto di Jared. -

E quando è andato via, si è girato verso di me!

Oh, speravo lo facesse!

Oh, quanto si può essere bambini a volte!

Quanto intensamente si può desiderare uno sguardo, proprio come dei fanciulli!



Jared tornò a casa e andò incontro a Mary. Sua madre.

"Mamma, mamma."

"Jared, che succede? Che hai visto?"

"Ho visto il principe di Camelot!"

"Ahh... " disse Mary, la cui ferita era ancora fresca. Sapeva che era il figlio dell'uomo cui aveva promesso amore eterno, e questo faceva ancora male.


"Solo ahh? Mamma, ho visto il principe! "

"Ti ha chiesto del denaro?"

"Cosa? No! Non è il tipo di persona che pensi...che tutti pensano...si dicono tante storie sulla famiglia reale, ma quello che ho visto io è...un ragazzo generoso. Ha dato a me e a Paul due monete d'oro!" disse, facendogliele vedere.


"Questo è strano." Disse Mary guardando le monete.

"Questo vuol dire che potrò avere la pasta col sugo, oggi, mamma?" chiese Jared.

Mary lo abbracciò. "Oh, tesoro. Avrai il sugo e anche il tonno!" disse.





Jared andò a letto ripensando ancora al fantastico mantello rosso e azzurro che indossava il principe.

Era rosso all'interno e blu all'esterno. L'ho notato. E i suoi occhi erano azzurri, o forse verdi...ma di una tonalità più chiara della mia.

Aveva i capelli biondi come il grano.

E il viso splendente, raggiante. Il sole gli batteva in faccia e lo rendeva bello.

Ma io sto qui ad imprimermi tutti i particolari del suo volto, di lui

E lui forse a quest'ora si sarà già dimenticato di me. Pensò Jared triste.






*

Jensen era nella sua stanza e stava riflettendo.

Dopo un po' non ce la fece più e andò nello studio di Nostradamus.

"Nostradamus, volevo chiederti una cosa."

"Dimmi, giovane principe."

"I regali che si fanno..non bisognerebbe darli via, vero?"

"Certamente no, mio principe, ma perché questa domanda?"

"E se non si potesse farne a meno? Se fossero dei regali che non possono essere tenuti?"

"Spiegati meglio, giovane principe." Nostradamus era un po' confuso.

"Io..oggi ho regalato delle monete d'oro a un bambino e a un ragazzo che ho visto per strada." disse in imbarazzo.

"Ohhh...è stato molto nobile da parte tua."

"è sbagliato sperare che...che non dia via la mia moneta?" chiese Jensen d'impulso.

"Mmm..." disse il saggio, che non gli era sfuggito l'uso del singolare.

"Voglio dire...capisco che servirà a lui, a loro...per mangiare...ma...era un mio regalo e io...lascia perdere, sono uno sciocco!"

"Mio giovane principe, ciò che dai è tuo per sempre!" disse dolcemente.

Jensen per un attimo restò interdetto e la dolcezza di quelle parole lo attraversò in tutto il corpo, facendolo sentire bene.


Poi chiuse gli occhi, massaggiandosi la parte superiore del naso, e disse:

"Tutto questo non ha senso."

E scappò via, mentre il vecchio saggio sorrideva.









La frase : "Quanto si può essere bambini a volte , quanto intensamente si può desiderare uno sguardo, proprio come dei fanciulli" è tratta da I dolori del giovane Werther!" Fantastico libro!

A presto :))     

Saremo quel che tutti sognano, quell'amore che i cantanti cantanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora