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"Vorrei tanto che i nostri figli assomigliassero a te". Andrea.

Daniel

"Merda..." non riuscii a trattenermi dall'imprecare.
"Il costume!".
Abbassai lo sguardo, consapevole del fatto che non sarei riuscito a vedere granché, se non una sfocata immagine delle mie gambe che a stento riuscivano a mantenermi a galla.
Dimenandomi, agitai Andrea non solo con le braccia, appoggiate alle sue spalle, ma anche con il mio tono di voce elevato.

"Cosa c'è?" mi domandò sbarrando gli occhi e socchiudendo le labbra violacee.
"Nulla..." risposi, cercando invano di guardare in basso per verificare se fosse come avevo immaginato: magari non ero nudo. Era solo una sensazione fisica dovuta alla stanchezza.

"No, spiegami" insistette imponendosi.
"Forse ho perso il costume" dissi, separandomi da lui.
"Ah sì?" domandò sorridendo malizioso.
"Credo di sì" risposi senza darmi pace.
"Vediamo se è come pensi" disse, avvicinandosi a me e appoggiando una mano sul mio inguine. La allontanai scansandola bruscamente.
"Dai, Dane, vieni qua...". Ritentò, ridendo. Questa volta reagii in maniera più violenta di prima.
"Hey, che cazzo fai?" sbraitai, aggrottando le sopracciglia. Andrea si placò, guardandomi negli occhi e cancellando dalle sue labbra carnose il sorriso.
Rimanemmo in silenzio ad osservarci per un istante che parve eternità.
Specie per lui.

"Scusa" pronunciò a bassa voce. Indignato, mi allontanai da lui di qualche metro. Poi m'immersi per vedere se riuscissi a trovare il mio costume, forse sprofondato chissá dove. Solo riflettendo capii che non poteva che trovarsi in superficie.
Iniziai a cercare senza risultati soddisfacenti, girando il capo a destra ed a sinistra.

"Daniel!" mi sentii chiamare da una voce maschile.
"Daniel, è qua!" sentii esclamare dalla voce del mio ragazzo. Entusiasta, mi voltai di scatto verso di lui.
Fra le mani, corrugate, teneva saldo il mio costume blu, che si confondeva perfettamente col colore del mare.
Distante non poco dal mio ragazzo, iniziai a nuotare in sua direzione alternando le braccia, affaticate.

"Ecco, tieni" disse, porgendomelo. Nel farlo sollevò una quantità d'acqua non indifferente che gocciolò giù dal tessuto.
"Grazie" dissi, afferrandolo e mettendomelo a fatica cercando di mantenermi a galla. Ma la mano di Andrea intervenne per stringere il mio braccio e facilitarmi il lavoro.

"Menomale che l'hai ritrovato" disse, sorridendomi.
"Giá" risposi serio.
"Allora non stavi scherzando, prima" sussurrò. Lo guardai in malo modo.
"Ti pare?" domandai.
"Mi dispiace per prima. Sono stato uno stupido" pronunciò mortificato.
"Non fa nulla". Abbozzai un sorriso, anche se non avrei voluto farlo.

"Che dici, usciamo?" chiese facendomi vedere i polpastrelli delle sue dita, ruvidi e raggrinziti. Riuscì, contro la mia volontá, a strapparmi un sorriso. Quella volta sincero.
"Certo". Mi sorrise.
"A chi arriva prima alla riva" dissi.
"Eh?" prese tempo lui.
"Via!" esclamai iniziando a nuotare il più in fretta possibile, cercando di scordare quanto stanco fossi.
"Hey, non vale!" si lamentò lui, raggiungendomi poco dopo e finendo per superarmi.

"Ah, cavolo. Sei proprio imbattibile negli sport!" esclamai raggiungendo, trascinandomi a fatica, verso il mio asciugamano, posto a pochi metri dal bagnasciuga e gettandomi sulla sua superficie, supino. Gemetti, chiudendo gli occhi.
Andrea fece lo stesso.
"Lo so" pronunciò senza più energie.
"Ma nella danza non mi batti..." sussurrai, serrando gli occhi e facendomi cullare dal tiepido sole che mi baciava dolcemente mentre asciugava le microscopiche goccioline che giacevano sulla pelle del mio corpo.

Non ti lascerò dormire da solo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora