Breathe, Thomas Fiss
Andrea
Caro Dane,
Tanti auguri di buon compleanno.
Hai finalmente o sfortunatamente, come diresti tu, diciassette anni. Credo sia un traguardo importante, anche se io l'ho raggiunto prima di te e dovrei essere l'ultimo a parlare di ciò che si prova, per non influenzare la tua fantastica concezione sul crescere.
"Mio Dio, ed anche quest'anno se ne aggiunge uno agli altri", ripeti ogni primo di luglio.
Quando compii quest'etá, diciassette, esattamente due mesi prima di te, ero estasiato, a tratti scombussolato, privo di serenitá per via dell'agitazione dovuta ad un accumularsi di responsabilitá che nella mia mente giá avevo immaginato di dover affrontare in un lasso di tempo brevissimo; ma allo stesso tempo mi sentivo attraversato da una scarica di gioia, pronto a mostrarmi come diciassettenne, ormai varcatane la soglia ed abbandonato il mondo dei sedici anni da cui, almeno inizialmente, mi parve esserci un abisso di differenza.
Ed io mi ritrovavo lì, a metá fra i due anni antecedenti alla maggiore etá, con una concezione di diciassettenne solo perchè era la mia carta d'identitá a ricordarmi che lo fossi veramente. Se non fosse stato per quella, il mio modo di ragionare parlava per me.
Non sono ancora cresciuto, e alla domanda 'quanti anni hai?' non posso astenermi dal rispondere 'sedici'. Sì, io mi sento più piccolo dell'etá che ho veramente. Ma non perché mi consideri sciocco o immaturo. Quello penso siano caratteristiche di ogni ragazzo adolescente. Ma piuttosto, perché mi rendo conto, prossimo al diventare un adulto a tutti gli effetti, di quanto ancora abbia da imparare.
Quando si è piccoli si ha la concezione che anche solo la bramata soglia della prima decina sia un traguardo immenso. Quante volte, non credo solo a me, sará capitato di osservare, dalla bassezza del proprio metro e trenta all'età di sette anni, i ragazzini di quinta pavoneggiarsi per essere i più grandi dell'intero quinquennio e desiderare, di conseguenza, correre nella crescita, accorciare i tempi e annullare l'esistenza di quanti più anni possibile per raggiungere un primo traguardo che ora, ormai oltrepassato, nemmeno mi sento?
Perché ogni tanto, se chiudo gli occhi e penso a me, è come se avessi dieci anni: sarei ancora disposto a prendere a calci un pallone nel campetto sotto casa. È la societá, la scuola, la famiglia, a spingerti a comportarti e ad essere coerente con l'etá che hai davvero. E forse è giusto così. Sarebbe insensato vedere un ragazzo come me alzare le braccia dondolandosi su un'altalena, sperando di toccare il cielo o gridare dall'ebbrezza di percorrere uno scivolo altissimo.
Ma ogni tanto, sento che avrei il bisogno di tornare ad essere com'ero.
È più facile avere dieci anni e desiderare di crescere e di possederne diciassette, che averne diciassette e rendersi conto che oramai non si possa più tornare indietro nel tempo e che la fretta di diventate grandi era solo una stupida, frivola ossessione di ciò che eravamo, ma che non siamo più. Bambini.
Quante volte, al parco, alla domanda riguardante alla mia età rispondevo aumentando anche di undici mesi quella reale. Quante volte, al mare, appena compiuti gli anni, mi ritrovavo a dire l'etá successiva per fare colpo su coloro che, postami la domanda, probabilmente si erano resi conto della grande menzogna che avevo inventato solo per non apparire 'piccolo'.
Volevo essere grande per non essere il contrario. Ma ora che lo sono davvero, posso constatare che non basta volerlo essere. Bisogna esserlo realmente, soprattutto con la testa e con le responsabilità. Giá, perché quando si è piccoli, la convinzione ostinata porta a credere che Grande sia sinonimo di libertà, poter prendere decisioni indipendentemente dalle scelte che vengono fatte dai nostri genitori al posto nostro. Ma quella è solo una piccolezza in confronto a tutto ciò che bisogna superare per diventare davvero adulti.
Ora, nella fase di passaggio, mi rendo conto di quante poche scelte possa prendere per conto mio e di quante responsabilità a mio avviso sproporzionate in confronto a ciò che chiedo per la mia libertà, debba prendere.
Non sono ancora indipendente, non posso fare quello che voglio come i grandi. Ma allo stesso tempo, non sono ormai più piccolo per evadere dalgli incarichi e degli impegni che invece devo imparare a rispettare, proprio come se fossi un grande, senza però mai esserlo davvero.
Con questa lettera non voglio assolutamente spaventarti. Ricordo quanto lo fossi giá nel passaggio dai quindici ai sedici, terrorizzato all'idea di compiere un passo fondamentale. Ma ti assicuro che se ce la sto facendo io, ce la può fare chiunque. Specialmente un grande lottatore come te, instancabile e sempre desideroso di apprendere e conoscere.
La parola ostacolo non esiste per te. E probabilmente, la paura che a volti dici di avere è solo la risposta che utilizzi per raggiungere egregiamente ogni tuo obiettivo. Alla fine, finisci sempre per fare la stessa cosa: sottometti la tua grande forza, spirito di avventura, voglia di sapere, dicendo che le difficoltà esistano anche per te. Ma alla fine le superi come nulla, come se fossi un eroe che, munito di spada, nel tuo caso la tua grande bontá e coraggiositá, uccide un nemico, il timore, la principale causa di abbandono di qualsiasi sogno inseguito per tempo, ma mai conseguito.
Ma tu no, non hai timore. Hai solo un attimo di esitazione quando, confrontandoti col mondo che ti circonda, ti ritrovi a vivere circondato da gente che il coraggio che hai tu non l'ha visto nemmeno in lontananza in tutta la propria vita. Non ci sono abbastanza stimoli, per uno come te, sempre pronto ad iniziare una nuova avventura. Chiunque mollerebbe o si porrebbe dei limiti che nemmeno esistono. Ed io sono uno di quelli, in un certo senso. Non mi ritengo una persona pessimista. È solo che credo che se qualcosa vada storto, sia destinato a rimanere così, che sia destino che qualcosa non debba andare come previsto o come si fosse sperato. Non ho mai creduto nei sogni e, personalmente, non penso di pentirmi di questa mia concezione. Ma allo stesso tempo invidio chi punta sempre più in alto. Perché tu non ti limiti a sognare. Tu sogni e raggiungi i sogni, alti nel cielo, persi da qualche parte nel firmamento, quello che si osserva nel cuore della notte esprimendo desideri scrutando le stelle.
E tu sai lasciare la tua mente libera di vagare fra mille sogni e passioni, ed è da lì che è chiaro il perché tu, per ogni cosa che faccia, ci metta davvero il cuore.
Forse è per questo che sai amare.
Perché il tuo cuore, irto di speranza anche quando qualcosa non va come previsto, sa colmare un vuoto con altre mille conquiste che hai giá in programma per chissá quando, magari anche nell'immediato, in risposta ad un fallimento che a te non fa un baffo.
Perchè la volta dopo, sai giá che ritenterai e riuscirai.
E davvero, voglio ringraziarti per aver lasciato che il tuo cuore ti portasse a me. Magari non la testa, perché un minimo di ragionamento ti avrebbe permesso di capire quale errore stessi commettendo nell'innamorarti di uno come me, quello che a volte chiami ironicamente idiota, ma che egli stesso ritiene di esserlo davvero.
Voglio dirti grazie per aver scelto me.
Grazie, perché io ti amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita. E sono contento di provare questo sentimento, non tanto perché sia ricambiato, ma perché sono onorato di rivolgere questi sentimenti intensissimi a una persona nobile come te.
Un po' come dice Dante: la felicità non è data da un amore ricambiato, ma dalla lode di ciò che si ami.
Ed è ciò che desidero fare io, indipendentemente dal fatto che tu mi ami quanto io ami te. Io voglio onorarti ogni giorno della mia vita, per tutto quello che hai fatto, che stai facendo e che farai per me.
Non prenderla come una proposta di matrimonio. Siamo ancora giovani per pensare a quello. Oltretutto il mio sogno sarebbe quello di sposarmi in Italia, ma i matrimoni come lo sarebbe il nostro non sono ancora stati permessi. Abbiamo tempo, almeno fino a quando non faranno una legge, di decidere luogo, menù, abiti ed invitati.
Ma prendila piuttosto come un pre-dichiarazione. Il mio desiderio sarebbe quello di sposarmi con te, nonostante sia presto per pensare a ciò.
Vorrei tanto. E vorrei avere dei bambini, vivere in una villa con giardino, piscina, e tanti cani. Oh, e magari anche la vista mare. Ma alla fine, qualsiasi sia il posto, la casa e la famiglia, a me basta stare con te.
La mia felicità è data da te.
E qualsiasi cosa decideremo di fare, in futuro, l'importante sará rimanere assieme.
Sempre se tu lo vorrai.
Chissá, magari potresti anche stancarti di me, ma non ti biasimerei. Hai scelto proprio me... e credo di aver detto tutto.
In questa lettera volevo approfittarne per scusarmi per il mio modo di essere. Sono così stupido... ma ti amo così tanto.
Vedi? So essere anche contraddittorio. Non posso essere stupido. Lo sarei solo se non fossi innamorato di te. Ma credo di essere stupido perché non ti amo abbastanza. Ossia, non so mai come dimostrarti il mio amore per te. Vorrei abbracciarti, baciarti, stringerti la mano mentre camminiamo per strada e facciamo invidia a tutti, anche coloro che ci chiamano froci solo perché non hanno mai vissuto una relazione come la nostra. È solo gelosia, mista ad ignoranza. Pura idiozia. Più di quanto non lo sia io.
Vorrei cingere le mie braccia al tuo collo, scoppiare a ridere ad una tua battuta, nascondere un sorriso quando con il tuo mi fai arrossire, balbettare un ti amo quando, troppo concentrato ad osservare le tue labbra che vorrei tanto baciare, perdo la capacità di esprimere a parole ciò che sento. E riempirti di succhiotti per quanto tu, rigoroso e di sani principi, ti preoccupi di nascondere il mio gesto d'amore a chiunque per paura di essere preso per la vittima di un maniaco, me.
Ma stai tranquillo, non te ne farò più.Almeno fino a quando non andremo a vivere da soli.
Ti amo,
tuo Andrea.
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Non ti lascerò dormire da solo
RomanceDaniel: È successo tutto in un attimo. Per sbaglio. Per distrazione. Per superbia. Per adrenalina. Per ebbrezza. È stato un errore. E non so se riuscirò a fare in modo che ne esca sano e salvo. Nel vero senso della parola. Dopo mille ostacoli, prove...