Breve contenuto sessuale con descrizioni non spinte.
Il nostro amore è la definizione di se stesso. Daniel
Andrea
Che cosa avevano in comune l'arcobaleno ed il nero?
Forse nulla, forse tutto.
Il primo, composto dai sette colori più sgargianti, il secondo un' unica, scura tonalità misteriosa, cupa, intensa, da cosa erano accomunati?Il nulla era dato dalla diversità che a prima vista emergeva osservandoli.
Lo sguardo precipitava su di essi, posti l'uno accanto all'altro. E si rifiutava di confermare la tesi secondo cui le due cose avessero, in qualche modo, un legame.Ma un legame non è dato solo da uguaglianza; è fatto anche di diversità, distacco, distanza, opposizione, contrasto.
E probabilmente erano più quelli, gli elementi che originavano un legame vero.Di ciò ce se ne poteva rendere conto quando l'immagine, ormai elaborata dalla retina, era stata immagazzinata dalla memoria fotografica.
E la mente, sempre pronta ad analizzare, assetata di conoscenza, di nuovo, di sconosciuto, di ogni minimo particolare, si sofferma a riflettere.A che cosa danno origine tutti quei colori, il rosso, l'arancione, il giallo, il verde, il blu, il viola e l'indaco, mescolati assieme?
Il bianco.
E bianco e nero, cos'hanno in comune?
Nulla e tutto. Tutto e nulla.
E qual è il legame che li unisce?
La loro opposizione.
Il loro essere così diversi, ma così simili, così perfetti l'uno assieme all'altro.Per me, quella sera, era il continuo sperimentare di colori, di similitudini, di diversitá.
Il buio della notte silenziosa, intenso e misterioso, nascondeva l'arcobaleno che giaceva al mio fianco: il rosso delle labbra di Daniel, l'arancione delle sue guance abbronzate, il giallo dei suoi capelli, il verde dei suoi occhi, il blu del suo costume, il viola dei lividi provocatisi a causa della caduta dal letto da me provocata in un momento di follia, l'indaco del suo braccialetto, perennemente al suo polso sottile.Il tutto era oscurato dal nero, l'opposto dell'unione di quei colori. Ma riassumibile con il corvino delle sue pupille. In quello, in un solo sguardo, si potevano percepire tutti i colori del mondo. Dal suo sguardo si poteva comprendere ogni cosa. Con un solo colore. Con un solo battito di ciglia, anch'esse nere.
Daniel era il mio tutto, in poche parole. Aveva tutto ciò che costituisse la perfezione.Sdraiati l'uno accanto all'altro, attendevamo lo scorrere dei minuti in silenzio. Il mio respiro si udiva, affiancandosi al fruscio del vento e del mare, che rumoreggiava in lontananza. Il mio petto s'innalzava, sollevando il capo di Daniel, dolcemente poggiato su di esso. La sua mano sfiorava un capezzolo, diventato turgido, l'altra giaceva accanto al suo busto, cadendo morbidamente sul fianco. Era la posizione che di solito assumevo io nei suoi confronti, sempre desideroso di essere protetto dalle sue braccia. Ma quella sera aveva rivelato il suo essere speciale, diversa.
Era lui, Daniel che aveva bisogno di me.Accarezzando con una mano i suoi bicipiti, percorrendo tutta la lunghezza del suo braccio, l'avevo fatto contrarre ancor di più sotto a piacevoli brividi, facendo assumergli una posa rannicchiata.
I suoi occhi, chiusi, parevano voler far cadere in uno stato di quiete il suo corpo. Si era forse giá addormentato?Voltai il capo in direzione della terrazza. La Luna si stava sollevando nel cielo, senza mai smettere di brillare.
"Dane..." sussurrai.
"Dane, sei sveglio?" domandai, senza ricevere risposta. Sospirai. Mi sarebbe toccato dormire al suo fianco senza avere il minimo sonno.
"È presto, è appena mezzanotte" sussurrai, prima di tacere.
Chiusi gli occhi, accarezzando con i polpastrelli la mano di Daniel, appoggiata sul mio pettorale, il dito indice sul mio capezzolo.
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Non ti lascerò dormire da solo
RomanceDaniel: È successo tutto in un attimo. Per sbaglio. Per distrazione. Per superbia. Per adrenalina. Per ebbrezza. È stato un errore. E non so se riuscirò a fare in modo che ne esca sano e salvo. Nel vero senso della parola. Dopo mille ostacoli, prove...