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DESCRIZIONI DI SESSO NON SPINTE

Falling Stars, David Archuleta

Andrea

Finalmente. Poco più di due mesi dopo il coma ero a casa. Pensavo che tale momento sarebbe arrivato con una posticipazione maggiore. Insomma, le difficoltà da affrontare erano state così numerose che non credevo di cavarmela con un lasso temporale così breve.
Probabilmente a dare l'idea che fosse stato poco tempo era stata la presenza di Daniel ogni singolo giorno. Senza di lui dubitai fortemente avrei detto lo stesso.

Ventuno dicembre, fine delle attivitá per il coma. Ogni cosa riguardante esso non mi avrebbe più coinvolto. Ogni tanto avrei dovuto fare visite relazionate, ma nulla che andasse a intaccare la felicitá che avevo faticato a trovare dopo il risveglio dovuto al continuo contatto col mondo ospedaliero.
Ovviamente, il merito era tutto di Daniel.

Daniel era stato il mio più grande medicinale. Mi aveva permesso di riprendermi, di fare passi da gigante, di sorridere. Di provare sensazioni reali e non più ridotte a soli racconti.

Tra le sensazioni più belle e sulle quali avrei messo la mano sul fuoco, c'era quello per Daniel: ne ero sicuro, lo amavo. Ero pronto a tutto per dimostrare che fosse cosí.

Accennando qualche parola con lui al riguardo, pensai di aver insistito troppo nel varcare la solita soglia che ci eravamo posti e imposti fino a quel momento. Lui sapeva che lo amassi. In fondo, anche io ero a conoscenza che provasse lo stesso per me.

"E allora?" domandai, cercando di arrivare dritto all'argomento.
"Allora cosa?" giró la frittata lui, stringendo forte la mia mano nella sua, intrecciate assieme le nostre dita. I suoi occhi percorrevano ogni centimetro di pelle delle mie braccia, accarezzandola senza sfiorarla. Osservandomi, aveva cercato di capirmi.

"Volevo dirtelo. Volevo dirti che sono follemente innamorato di te" confessai, di punto in bianco, dopo un silenzio durato troppo. Appena scesi dal pullman, colmo e afoso, la nostra attenzione si era focalizzata sull'evitare le pozzanghere d'acqua che avevamo sorpassato faticosamente allungando il passo più di quanto le nostre gambe non potessero fare.
Alcune di esse erano così ampie che andavano a colmare l'intera larghezza del marciapiede alla destra della carreggiata, quella su cui, in fila indiana, cercavamo di non infangarci dalle ginocchia in giù.

"Anche io. Cosa credi?" Sussurrò ad un orecchio, appoggiando una mano sul mio petto e alitando quelle poche parole in prossimitá di una guancia.
Ricevendo un bacio sotto al portone di casa, venni spinto contro il cancello esterno, trovandomi con le inferriate umide contro la giacca antipioggia. Il rumore provocato dal contatto fra la mia schiena e il ferro tentennó nel silenzio per qualche secondo, dissolvendosi poi assieme al mio respiro che, affannatosi per qualche istante, si era acquietato solamente col passare di un paio di secondi.
Daniel, a una distanza incalcolabile dal mio volto, aveva posato le sue mani contro alle mie spalle, facendomi retrocedere di qualche passo. I nostri occhi, chiusi, accompagnavano le sensazioni provate dal movimento delle labbra che, ormai, non lo erano più.

Baciandoci sotto il balcone di casa mia trovammo rifugio dalla pioggia che cadeva incessantemente da due giorni. Cercato riparo sotto un ombrello in due, avevamo finito per bagnarci quando, al cospetto di pozzanghere, eravamo passati uno a sinistra e uno a destra, dividendoci. E solo uno aveva avuto la fortuna di avere il capo protetto dallo scrosciare d'acqua.

"Hey, non vale!" dichiaró Daniel nel vedermi tenere saldamente il manico d'ombrello in mano.
"Non avevi detto che tu amassi la pioggia?".
"Certo, ma se avessi avuto un abbigliamento adeguato!".
"Ossia?".
"Il mio k-way".
"In ogni caso la pioggia bacia i belli. Quindi tocca a te fartii la doccia!" dissi, ironico.
"Quello sarebbe il sole. Comunque so di essere bello come so di non gradire una doccia in questo momento".

Non ti lascerò dormire da solo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora