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Grazie per avermi seguita fino a qui.
Oggi è il ventuno marzo, non solo il primo giorno di primavera, ma il giorno degli Andriel: il giorno in cui, con un bacio sotto ai portici del centro città, Daniel e Andrea hanno dato vita alla loro relazione. Ricordate?
Siccome è un giorno speciale, ho una sorpresa per voi.
Ogni tanto scrivo, ad inizio capitolo, una canzone che consiglio per leggere il testo oppure una che ho ascoltato io e che mi ha aiutata a scriverlo. Questa volta, però, ha un valore differente, perchè non è solo la melodia ad accompagnare le parole di questo tratto di storia, ma il titolo stesso della canzone, che è il medesimo che ho scelto per Andriel 3.

I'll never let you sleep alone,
Thomas Fiss

Daniel

26 ottobre

Non riuscii a resistere alla tentazione di rimanermene in casa un altro giorno. Nonostante soffrivo all'idea di ricevere un'imminente notizia tragica, modificavo continuamente il mio pensiero, riflettendo sul da farsi. Sarebbe stato meglio rimanere a casa ed evitare il contatto col male o continuare a soffrire come avevo sempre fatto, ma mantenendo un pizzico di gioia al fondo del cuore nel vedere Andrea ancora vivo?
Mi tormentavo sapendo che, se fossi rimasto fra quelle quattro pareti, non sarei mai venuto a conoscenza della verità dei fatti. E io, nonostante potessero essere spiacevoli, non potevo fingere di volermene astenere. Ero pronto. Avevo dedicato l'intera giornata precedente a pensare, a meditare su come sarebbe cambiata la mia vita, di nuovo, senza Andrea. Ma ero pronto. Ero pronto a cambiare di nuovo. Ad abituarmi all'idea che nulla si potesse contro il destino nonostante, quando ostile, si cercasse di mutarlo.
Ma c'era qualcuno, sopra di noi, certamente più potente a cui dovessimo sottostare.

A partire da quel giorno, avrei deciso di smettere di sperare. Quello sarebbe stato chiaramente l'ultimo. Dovevo ancora abituarmi all'idea di dover smettere di fare ciò che, incessantemente per un mese e sette giorni, avevo fatto.
Avrei continuato ad andare a trovare Andrea, avrei anche proseguito nel raccontargli quotidianamente le mie giornate, di cantare delle canzoni, di fargli ascoltare della musica, di leggergli delle storie.
Ma non avrei sperato in un suo risveglio, in una sua risposta.

Ero rimasto affranto nel vedere, due giorni prima, l'intera aura di speranza e positivitá costruita attorno a lui in tutto quel tempo scoppiare come una bolla di sapone.

Non mi ero reso conto, affascinato dall'immensitá della bolla da me creata, così perfetta, così protettiva, così luminosa e riflettente la luce del sole che sulla sua superficie ricadeva, delicata, sotto forma di colori, che questa potesse svanire nel nulla, dissipandosi nell'aere.
Tutto il mio lavoro per costruirla con pazienza ed ammirarla speranzoso che potesse durare il più possibile, andò svanendo fino a vederla disperdersi nel nulla.

Raggiunsi l'ospedale trascinandomi malamente per il corridoio, che avrei potuto percorrere a occhi chiusi. Con una sensazione di depressione al centro del petto, ,on sapevo cosa aspettarmi, una volta giunto all'interno della sala.
Non sapevo se avrei avuto anche solo l'occasione di smettere di sperare. Magari non ce ne sarebbe proprio stato bisogno.

Magari l'anima di Andrea era assieme a quella bolla, dispersasi nel cielo da qualche parte che io non potevo conoscere.
Forse era fra le nuvole bianche, quelle che tanto ammiravo, ma allo stesso tempo temevo.

Percorsi le scale fino ad arrivare al terzo piano camminando lentamente, il cappuccio della felpa ancora in testa, le mani in tasca, lo sguardo perso a guardare per terra gli scalini passarmi sotto ai piedi.

Non ti lascerò dormire da solo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora