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Daniel

"Hey, non vale!". La voce di Andrea, echeggiante nel silenzio rotto solo dall'infrangersi del mare sul bagnasciuga, rumoreggiava nella quiete.
Il sole, tiepido ma ormai stanco dopo una giornata trascorsa ad illuminare e riscaldare il mondo, si abbassava sempre più all'orizzonte, mutando tonalitá. Il giallo colorito aveva lasciato ad una sfumatura più paglierina ed il cielo, prima d'un azzurro carico d'intensitá, aveva assunto una tonalità celestrina.

"Dane, Dane!". Le sue risate fragorose soffocavano qualsiasi parola, lasciando fosse la sua felicità a parlare al posto delle labbra.
"Dane, patisco!" gridava con un ampio sorriso sulle labbra. Dimenando le braccia in acqua, in un punto sufficientemente profondo da impedirgli di toccare il fondo, liscio e morbido, cercava di sottrarsi al mio solletico.
Ma il continuo ridere lo faceva sprofondare come un'ancora gettata sul fondale ed a tratti tornare a galla come fosse una boa che, piena d'ossigeno, non può fare a meno di riaffiorare in superficie.

Per me, se ci riflettevo su, Andrea era stato sia un'ancora e si era rivelata una boa: mi aveva fatto cadere, aveva reso qualsiasi movimento difficile, qualsiasi sentimento invivibile, pesante al mio cuore, fino a farmi sprofondare, crollare. Ma poi avevo capito che la forza e l'intensità con cui mi aveva abissato, era stata accumulata per un solo scopo: essere lui, l'artefice della mia emersione, essere lui, la causa del mio tornare a galla dopo essere stato sprofondato dalle stesse mani che con violenza mi avevano soffocato. Essere lui, la causa del mio respiro che, bramoso d'ossigeno, aveva smesso di esistere per tutto il tempo in cui l'oscuritá aveva impedito ad esso di raggiungermi.

"Dane, ti prego!". Il suo corpo, cercando di rimanere in superficie a stento, veniva sopraffatto dall'energia che, riposta sulle sue labbra occupate a ridere, veniva a mancare nelle braccia, ormai prive di forza sufficiente per sostenerlo.
La sua bocca, spalancata, aveva ingurgitato chissà quant'acqua fino a quel momento.
Ogni tanto, del reflusso di acqua marina, limpida e salata, veniva emesso dalle sue guance che ne espellevano un'abbondante quantitá. E la tosse si appropriava della sua risata, strappandola per qualche secondo al mio udito.
E le mani battevano sulla superficie del mare, dimenando le braccia e di conseguenza il corpo, il capo faticava a mantenersi alto, gli occhi cercavano invano di rimanere spalancati dinanzi ai raggi solari, violenti.

"Daniel, affogo!" urlava ogni volta che le mie mani tastavano il suo corpo, gelido e contratto, forse per convincermi che si trovasse in una situazione di difficoltà tale da dover arrestare le mie azioni per intervenire per soccorrerlo.

"Dane, dico sul serio!" aggiungeva poi.
"Ma non avevi fatto nuoto per chissá quanti anni?" domandai, obbligandolo a trovare un'altra scusa per farmi smettere d'agire. Quella non si era rivelata plausibile.
"Per favore, ti prego, ti supplico... basta!".
"No. Solo se mi fai fare i tuffi" chiarii le mie intenzioni.
"No, mai! Sei troppo pesante! Sei... sei un ciccione, guardati!" esclamò.
"Ma se peso meno di te!" risposi.
"Questo è impossibile".
"Stecchino" lo provocai.
"E comunque sono magro, con tutta la danza che faccio!".
Rise, ingerendo dell'altra acqua che venne sputata poco dopo, precipitando lungo il suo mento.
"Scherzavo, Dane. Va bene, ti farò fare 'sti tuffi, a patto che tu la smetta al più presto".
"Ma non ora. Ora non è tardi".
"Appunto. È presto, ed io ti ho chiesto di finire presto".
"Cosa?".
"Nulla. Ah, dannazione, basta!" sbraitò, facendomi schizzare dell'acqua salata negli occhi. Contraendo il viso, bruciante, posai una mano sul volto, fradicio.
"Andrea!" urlai. Scoppiò a ridere, continuando a schizzarmi nonostante avessi rinunciato a solleticarlo per proteggere i miei occhi, prossimi ad un intenso rossore.
"Basta!" insistetti.
"Ah, adesso sei tu a chiedermi di smetterla!" esclamò.
"La tua è violenza. Quest' acqua brucia".
"Anche la tua lo è stata. Mi facevi male, i tuoi polpastrelli contro i miei fianchi...".
"Va bene, ti chiedo scusa" dissi.
Le sue mani cessarono di scontrarsi sulla superficie dell'acqua, limpida ma scura.

Non ti lascerò dormire da solo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora