Daniel
Pensieri, pensieri, pensieri. Erano l'unica cosa che avevo portato con me dopo essermi precipitato fuori dalla dimora che mi aveva accolto per proteggermi dalle lacrime della Terra. La fretta e la scarsa memoria mi avevano condotto a scordare qualsiasi cosa non riguardasse quello che avessi appena vissuto. La mia mente rammentava ogni parola pronunciata, ogni sguardo scambiato, ogni batticuore che aveva fatto pulsare il cuore per una ragione distinta, ognuna accomunata dallo stesso sentimento:amore.
Alzando lo sguardo verso il cielo, notai l'immensitá di quest'ultimo aprirsi in un punto indeterminato e far apparire, al centro dello strappo che aveva posto fine alla sua cinerea sconfinatezza, un raggio di sole. Questo, per quanto emaciato potesse sembrare, irradiava di luce uno spazio incommensurabile: il suolo, i volti delle persone, i rami delle piante spoglie che, assieme alle zone d'ombra, creavano uno spettacolare effetto chiaroscuro facendo sembrare questi ultimi gli arti di mostri dai corpi smunti e cinerei.
Una volta varcata la soglia del luogo che mi aveva ospitato fino a poco prima mi accorsi, dopo aver fantasticato sul mondo a me circostante,
di essere senza soldi e senza abbonamento per il pullman che mi permettesse di tornare a casa. Dove sarei andato così? Di sicuro non tanto quanto un raggio di sole, ció che in quel momento stava sfiorando la mia pelle, scoperta in prossimitá delle guance. Il freddo di inizio inverno non avrebbe permesso ad altre parti di cute di rimanere spoglie.Sorrisi. Nonostante il problema insormontabile mi si fosse presentato dinanzi, sorrisi. Non riuscivo proprio a smettere di pensare ad Andrea.
Scuotendo il capo un paio di volte, tentavo di concentrarmi su qualcosa che non riguardasse lui, ma il raggiungimento dell'obiettivo non si apprestava ad arrivare a una conclusione soddisfacente."Ande, cosa non mi fai" sussurrai a bassa voce a me stesso, non riuscendo a tenere dentro di me quello che stessi pensando in quel momento.
Provando a mantenere la concentrazione per almeno una dozzina di secondi su ciò che avrei dovuto fare, calcolai le soluzioni a me disponibili, probabilmente contabili sulle dita di una sola mano.
Casa mia era lontana una decina di chilometri, percorrere la strada intera a piedi sarebbe stato impossibile. Soprattutto per il clima ostile. C'erano si e no cinque gradi. A fine dicembre le temperature erano terribili nonostante ogni tanto, come in quel giorno, il sole avesse cercato di persuadere tutti coloro che l'avevano osservato a credere che la primavera stesse facendo capolino. Irrompendo nel firmamento era parso voler esprimere il buon proposito di migliorare le restanti ore della giornata, quelle serali, attraverso un ingannevole e fievole raggio.
Era vero che quando qualcosa mancava da tempo lo si desiderava con una tale intensitá da credere che, anche se scomparso, sarebbe potuto ritornare.Presa coscienza della distanza che separava le nostre abitazioni, non potei che scartare la possibilità d'incamminarmi di buona lena per una passeggiata che mi avrebbe portato via due ore, aggiungendo alla mia giá preesistente stanchezza un senso di affaticamento fisico non indifferente. La pioggia, lo zaino e la fretta di non essermi goduto Andrea, quel pomeriggio, avrebbero peggiorato ulteriormente la situazione.
Ed ecco che, senza volerlo, Andrea tornava protagonista.Sforzandomi di pensare a un'alternativa, proposi a me stesso di correre un altro pericolo, dal quale ero appena scampato: tornare a casa del mio ragazzo.
Il vantaggio sarebbe stato doppio: non solo avrei recuperato ciò di cui necessitavo, ma avrei anche potuto salutarlo. Sentivo ci fosse qualcosa di incompleto fra noi.
Ma il rischio era immane: la presenza della madre non avrebbe certamente rassicurato."No, no. Non posso permettermi di far andare nei casini il mio ragazzo" mugugnai, mordendomi un'unghia, pressata fra la mandibola, serrata.
Effettivamente tornare a casa di Andrea sarebbe stato folle. Le probabilità che Romita non mi notasse erano infime. Oltretutto, nel vedermi, si sarebbe domandata il motivo per il quale mi trovassi lì. Avrei preferito tornare a casa e far prendere una multa ai miei genitori e farmi squarciare dalle loro urla piuttosto che far rivivere al mio fidanzato ciò di cui ero stato testimone diretto anche se solo attraverso i suoi crudi racconti.
Così riflettei sul da farsi una, due, dieci volte, anche se nel farlo non seppi se sarei mai arrivato a una conclusione, troppo saturo di pensieri che tra positivi e negativi avevano dato vita a un temporale di emozioni.
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Non ti lascerò dormire da solo
RomanceDaniel: È successo tutto in un attimo. Per sbaglio. Per distrazione. Per superbia. Per adrenalina. Per ebbrezza. È stato un errore. E non so se riuscirò a fare in modo che ne esca sano e salvo. Nel vero senso della parola. Dopo mille ostacoli, prove...