65

124 25 4
                                    

Daniel

"Ragazzi, ho una bella notizia da darvi" annunciò Marco al sottoscritto e ad Andrea che, rizzatosi sul letto, aveva notato con quale energia il medico avesse fatto irruzione nella sala. Lasciando che la sua testa facesse capolino dalla fessura della porta formatasi per via di una mia mancata accortezza che mi aveva impedito di serrarla completamente, vi entrò poi con tutto il busto, ben eretto e coperto dal solito candido camice a sovrastare una camicia scura a maniche lunghe.

Osservandomi in cagnesco, mi fece trattenere a stento una risata che sarebbe presto scaturita se avessi continuato ancora a osservare il suo volto, corrugata la fronte e incrociate le braccia.

Io e Andrea, seduti sul letto a guardare fuori dalla finestra, ci voltammo per invitarlo ad entrare con lo sguardo.

Io, prima di lui, avvertii la pelle d'oca. I peli biondi sulle mie braccia s'issarono e, per l'imbarazzo, obbligai la mia mano a sfregarsi contro la pelle per cercare di nascondere quell'evidente stato di eccitazione e adrenalina irrefrenabile.
Andrea sorrise, poi mi osservò.
Infine guardó le sue braccia, la cui pelle aveva fatto affiorare i pori a vista d'occhio. Ridemmo in due, senza scambiarci una parola.

La bella notizia su cui Marco
volle spendere qualche parola fu davvero tale. La novità riguardava la data di dimissione di Andrea dall'ospedale.

"Siccome non abbiamo più molto da fare, con te, propongo di farti uscire al più presto" disse rivolgendosi al mio ragazzo. Precisamente fra una settimana. Cosa ne penseresti?" domandò la voce seria di Marco mente i suoi occhi scorrevano rapidamente su un paio di foglii di carta rilegato sullo spigolo superiore da una graffetta.

Andrea spalancó la bocca, lanciandomi un'occhiata rapida senza farsi notare dalla terza persona che affiancava alle nostre presenze.
Poi distolse lo sguardo per assicurarsi che Marco non lo stesse osservando.
Dopodichè tossì, appoggiando una mano contro le labbra, serrate, attirando l'attenzione del medico su di sè, fino a quel momento impegnato a leggere.
"Sì?".
"Per me va bene" rispose Andrea, serrando gli occhi per un istante e sollevando il capo.
"Sicuro?" domandò Marco. Quella domanda stabilizzò non solo il diretto interessato, ma anche il sottoscritto.
"Come?". Sulle labbra di Marco comparve un sorriso.
"Stavo scherzando" disse incrociando le braccia. Era incredibile come la serietà e l'impassibilità di quell'uomo potessero sfociare, in così poco tempo, in un'ironia complessa da percepire, specie se emergente in momenti così inaspettati.

Andrea sorrise, abbassando lo sguardo; poi si leccó le labbra ed aprì bocca.
"Sì, sono convinto. Convintissimo, si voler uscire di qui il prima possibile".
Marco annuì intuendo, chiaramente, la sua voglia di essere catapultato di nuovo fuori, fra le braccia del mondo pronto ad accoglierlo nuovamente.

"Sono contento" disse Marco.
"Per cosa?" mi venne spontaneo domandare.
"Per i progressi fatti da Andrea. È incredibile. Strepitoso". Sorrisi appoggiando il palmo della mia mano sulla spalla del mio ragazzo.
"Ed il merito è della sua grande forza di volontà e della costanza e perseveranza con cui ha svolto ogni esercizio quotidianamente propostogli".
"Basta, basta. Mi sento in soggezione!" si lamentò Andrea gesticolando con le mani. Lo imitai, scoppiando a ridere. Poi mi avvicinai per lasciargli un bacio sulla guancia a cui cercò invano di sottrarsi.

"Va bene. Vi lascio un po' da soli. Ma Daniel, fra non molto dovresti andare. I genitori di Andrea dovrebbero arrivare a breve".
"Come? Ma è il mio orario, questo. Come si permettono ad invadere il mio...". La voce di Marco m'interruppe.
"Non diamo vita a una polemica di nuovo" sentenziò.
"Oltretutto sono stato io, a chiamarli. Dovevo annunciare anche a loro la bella notizia".
Sbuffai, poco convinto dalla sua spiegazione. In quel momento non capii se lui stesse dalla mia parte o da quella dei genitori di Andrea, i miei nemici.
A volte pareva proprio che il suo unico interesse fosse quello di difenderli.
Insomma, pareva si schierasse all'esatta metá delle due fazioni, giusto per non appartenere a nessuna delle due.
Ma a me, questa cosa non piaceva affatto.

Non ti lascerò dormire da solo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora