Capitolo 1

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Beacon Hills.
Martedì 20 settembre 2012.
Ore 19:40




Ero in ritardo.

Odiavo essere in ritardo! Cavolo ero partita prima dal Kansas credendo di non trovare traffico invece un incidente improvviso rovinò le mie aspettative, diamine!

Quando Allison mi chiamò dicendomi di essersi trasferita non potevo crederci, tra l'altro nella mia città nativa...Beacon Hills.

Peccato però che non potessi raggiungerla subito. Mia zia non volle che andassi via prima di aver compiuto sedici anni, così dovetti aspettare.

Percorsi la strada predefinita che stranamente ricordavo alla perfezione. Avevo otto anni quando andai a vivere nel Kansas con zia Marin. Crescendo appresi che la mia memoria era fenomenale, ricordavo certe cose che qualunque essere umano faticherebbe a rammentare.

Il verde immenso che si estendeva lungo il tragitto, mi provocò dei leggeri brividi soprattutto con il buio che regnava sovrano. I rami degli alberi si muovevano lentamente cullati da un leggero vento che a giudicare da quanto velocemente si appannasse il parabrezza, l'aria doveva essere pungente e gelida.

Mezz'ora dopo giunsi a destinazione, spenta l'auto scesi e la chiusi. Mi ci appoggiai per qualche attimo ricordandomi che una volta entrata in quella casa non sarebbe stato facile superare la pressione. Era una famiglia di cacciatori!

Respirai a fondo mentre lentamente mi avviai verso la soglia.
- Posso farcela, posso farcela -.
ripetei a me stessa.
Avanti fifona!
Diamine ci mancava solo la mia coscienza!
La zittii subito poi presi coraggio e bussai due volte.

Nell'attesa saltellai freneticamente, ero troppo nervosa, cavolo dovevo darmi una calmata! Quando la porta venne aperta, sul mio volto si fece largo un grande sorriso così come su quello di Allison.
- Oh mio dio, ciao! -.
Ci unimmo in un abbraccio carico d'affetto, erano due anni che non ci vedevamo!

Conobbi Allison nel Kansas nella nuova scuola, eravamo così prese a cercare l'armadietto che ci scontrammo. Ridemmo talmente tanto...da quel giorno diventammo come sorelle.
- Quanto mi sei mancata! -, dissi stringendola prima di lasciarla andare.
- Anche tu! Entra, devo farti conoscere una persona -.
Chiusi la porta alla mie spalle.

La casa era enorme ampia e luminosa, le scale che portavano al piano superiore erano sul bianco così come la maggior parte dell'ambiente.

Dalla porta si poteva intravedere la cucina dov'erano depositate le pietanze per la cena. Mi condusse nella sala da pranzo dove quasi mi venne un colpo al cuore per quel battito mancato.

Un ragazzo alto dalla pelle olivastra con dei capelli neri e con due occhi color cioccolato entrò nella mia visuale. Era occupato a parlare con Victoria che salutai agitando la mano.
- Amara lui è... -.
- Scott McCall! -, urlai sorpresa interrompendo Allison.
- Amara! -.
Sorrisi appena lui si volse per guardarmi.
E niente gli saltai letteralmente in braccio, dio quanto tempo era passato!

Strinse la presa baciandomi la fronte.
- Quanto sei cresciuta! Eri una bambina birichina e rompiscatole! -.
Mi disse ridendo e mettendomi giù.
- Senti chi parla...Scotty! -.
Risposi prendendolo in giro e tirandogli un leggero pugno sulla spalla.
- Ancora quel soprannome! È passato ormai! -.
Risi.
- Non per me! -.

Mi volsi guardando Allison che ci osservava confusa.
- Oh ehm, io e Scott siamo cresciuti insieme fino agli otto anni, passavo tutti i pomeriggi in sua compagnia e di Stiles -.
- Ah si non lo sapevo, non mi ha mai parlato di te -.
Percepii nella sua voce una leggera punta di accusa.
- Capisco, ehm Chris? Dove si trova? -.

Cercai di smorzare la tensione che si era venuta a creare.
- Ciao Amara -, mi volsi raggiungendolo.
- È bello rivederti -.
Mi strinse in un breve abbraccio affettuosamente.
Chris era la figura più vicina ad un padre che avessi mai avuto, visto che del mio non ne conoscevo neanche il nome.

La cena fu abbastanza tranquilla, feci conoscenza di Gerald il nonno paterno di Allison, un uomo burbero dall'apparenza simpatico e docile. Ma aveva qualcosa che mi diceva di stargli alla larga, cosa che avrei fatto.

Scoprii che Kate era morta da meno di un anno a causa di un incidente, il che mi strinse il cuore.
Non era soltanto la zia della mia migliore amica...era anche la mia.
Mi trovavo così bene con lei.
Era spavalda e di certo non ti nascondeva nulla, se aveva qualcosa da dirti difficilmente si tratteneva. Non aveva peli sulla lingua!

Scott giocava a lacrosse, uno sport simile all'hockey ma non si praticava sul ghiaccio ma sul prato. Era solo un po' più violento. Avrei avuto molte occasioni per assistere ad una sua partita, ero così fiera di lui ed era pure Co-Capitano! E pensare che quando eravamo piccoli, giocavamo spesso a palla, era proprio una frana. Quante pallonate avrà preso in faccia da me.
Risi mentalmente figurando il ricordo.

Ad un certo punto la serata si fece interessante soprattutto tesa, Scott ed Allison erano stati insieme ma non era finita bene.

Dopo il dolce salutai tutti dicendo di essere stanca a causa del lungo viaggio, abbracciai Scotty e la mia migliore amica e uscii.

Lasciai che l'aria gelida della notte mi investisse il corpo penetrando nelle ossa. Non ho mai patito il freddo o le altre temperature e ad essere sincera...non mi sono mai ammalata. Il che mi allarmò duranti i primi anni della crescita, poi non ci feci più caso.

Montai in auto e partii con direzione: casa Deaton. Non vedevo l'ora di riabbracciare il mio amato zietto.

Percorsi la strada che mi avrebbe portato da lui e per tenermi compagnia accessi la radio alzando il volume. Stavo ascoltando Aurora - Running with the Wolves, la mia canzone preferita.
Realizzai che a Beacon Hills di lupi ce n'erano in abbondanza e non dei semplici lupi... ma mannari!

Ero a conoscenza di altre creature mio zio fu a parlarmene. Ero una Druida un consigliere di creature soprannaturali come mia madre. Non avrebbe avuto senso tenermi all'oscuro di tutto, so bene quanto possano essere pericolose ma a me non importava. Non dopo ciò che avevo scoperto...

Cantando sulle parole di Aurora mi bastò un attimo di distrazione, che non vedi l'uomo apparire al centro della strada, che lo presi in pieno. L'impatto del corpo fu così forte che il parabrezza si infranse.

Entrai nel panico.
Avevo investito qualcuno, non l'avevo visto santo cielo.
Ora calmati e controlla, perché la voce della mia coscienza doveva intromettersi proprio nel momento sbagliato?!

Mi fermai tirando il freno a mano e spensi il motore. Presi un lungo respiro afferrando il volante con le mani.
- Oddio -, dissi con il cuore che batteva a mille. Tolsi la cintura aprendo lo sportello di fretta in furia.
- Oddio nonono -.
Scesi raggiungendo il poveretto sull'asfalto, mi inginocchiai e...

- Derek Hale? -.

Light in The Darkness: L'inizio della FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora