Capitolo 7

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Beacon Hills.
Venerdì 23 settembre 2012.
Ore 15:40


Ero uscita prima da scuola, non  riuscivo a concentrarmi con tutti quei pensieri che infestavano la mia mente.
Avevo passato le prime tre ore a crogiolarmi sulla parola che avevo pronunciato davanti a Derek.

Sono trascorse quasi 24 ore e non riuscivo a farmene una ragione.
Pronunciare quella parola ad alta voce, non solo l'aveva reale per lui ma sopratutto per me.

Sono un Nephilim.

Un essere in parte Angelo.
Anzi Arcangelo nel mio caso, conoscendo una parte delle mie origini.
Non ho mai incontrato mio padre ma bensì un altro angelo, che mi parlò di lui. Non che mi importasse in realtà, ma prestai comunque attenzione alle sue parole.
Conobbi quell'Essere per sbaglio, ero riuscita a trovare lavoro in una caffetteria nel Kansas. Lui mi vide subito scrutandomi con quei suoi occhioni azzurri, così profondi da leggerti dentro e riuscire a specchiarti. Mi trasmisero, a parte qualche brivido, un senso di curiosità.
Pareva più un alieno che un angelo.

Ricordavo che si avvicinò al banco su cui stavo servendo una donna di mezza età. Mi sorrise poi ordino due caffè che portò, qualche secondo dopo, a due ragazzi ad un tavolo.

Poi zia Marin entrò nel locale recandosi direttamente dal mio capo, poi mi raggiunse togliendomi la divisa e mi portò via. Mentre uscivamo, rivolse uno sguardo furente verso quell'angelo. Quest'ultimo rispose al suo sguardo che ci accompagnò fino a quando zia Marin non mise in moto l'auto. Quando ci allontanammo, lui finalmente distolse lo sguardo porgendolo ai due ragazzi.

Capii solo più avanti che l'angelo mi aveva riconosciuta.
Inizialmente credevo che mi avrebbe ucciso, poi però cambiò idea. Era fin troppo preso dalla mia esistenza da volermi insegnare ad essere ciò che ero.
Ma lui non sapeva che avrei rifiutato ciò anche dopo qualche trucchetto, come trasmettere le immagini ad un'altra persona.
Esattamente quello che avevo fatto a Derek.

Mi arrestai quando percepii un ramo spezzarsi. I campanelli d'allarme entrarono in funzione rendendo i miei occhi nuovamente gialli.
Percepivo quel cambio di colore come le persone sentivano dolore. Che fosse una ferita, i crampi allo stomaco...per me era uguale.

Non mi piaceva quella sensazione.

Mi concentrai sui suoni che mi circondavano: un altro ramo spezzato, la Sicura di una pistola appena levata e lo scoccare di una freccia.
Mi volsi afferrando quest'ultima permettendo ai miei occhi di intensificarsi.
Fortunatamente possedevo dei sensi ben sviluppati.

Dinanzi a me notai Allison, Chris e altri cacciatori tra cui suo nonno.
Se dovevano darmi la caccia, perché avvisarmi? Lei non sapeva di me o almeno così credevo fino ad ora.

Le armi normali non mi scalfivano: le pallottole mi rimbalzavano contro procurandomi delle leggere ferire che guarivano velocemente. Le frecce riuscivano a penetrarmi la carne appena dolendomi solo un poco così come le altre armi bianche.
Avevo scoperto ciò a mie spese, non ci sarei ricaduta nuovamente.

Mi ricomposi obbligando i miei occhi a ritornare al suo colore naturale, poi deglutii e sorrisi.

- Allison, cosa ci fate nel bosco? -.

Lei avanzò di poco abbassando l'arco.

- Amara? Cosa ci fai tu qui?! -.

Light in The Darkness: L'inizio della FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora