Capitolo 34

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Il branco di Satomi era agguerrito, così come noi. Gli assassini presto avrebbero bussato alle porte. Sfoderai i miei immensi poteri, pronta alla lotta. A difendere la mia famiglia, il mio branco. L'ultima volta che avevo lottato fu per fuggire dagli angeli.
Seppur ferita e sottoposta a torture, la volontà di combattere per me stessa, non era scemata. Non avevo perso la speranza. L'addestramento insegnatomi dai Winchester, si era rivelato davvero utile e avevo intenzione di usufruirne ancora.
Cercai di immaginarmi dei demoni al posto degli assassini ma con un'anima. Perché, Scott, non voleva vittime. A me non importava. Per loro eravamo solo un mezzo per raggiungere un fine. Avendo già problemi con i miei amici, mi sarei attenuta al piano.
Dovevo contenermi.

Non ero mica Peter Hale.

Ma certo ovvio che dietro a tutto questo ci fosse lui. Chi mai sennò?
Il bello è che non ricordava nulla, merito al periodo trascorso in coma dopo l'incendio.

Meredith, la Banshee di Eichen house, aveva ascoltato il folle delirio di Peter.

Povera.

Già di norma faticavo a tollerarlo.
Va bene che era in un momento delicato e che forse vaneggiava ma da lui, mi aspettavo di tutto. Ero pronta ad altre sorprese.

Vedere Derek con una pistola, era strano. Lo strano rito a cui Kate l'aveva sottoposto, lo stava cambiando in modo preoccupante. L'idea che potesse morire... mi procurava dei brividi. Era il mio migliore amico con cui avevo condiviso tutto, letteralmente. Il sesso con lui non aveva avuto secondo fini, da entrambe le parti. Volevo solo la sua felicità e Braeden era la persona giusta per lui.

Gli assassini ci aggredirono ma cogliendoci preparati. Usai la tattica di Castiel: due dita sulla fronte e buonanotte. Non ero abbastanza svelta delle volte.

Mi ritrovai a terra. Ci ero letteralmente volata. La nuca mi pulsava, dannazione che botta.

Un pazzo esaltato era sopra di me con un pugnale in mano. Riuscii a schivarlo più volte, finendo a terra e rovinando il pavimento. Diedi una ginocchiata alle parti intime del mio aggressore che arretrò facendosi sfuggire la lama. L'afferrai ma lasciai perdere, sentivo la voce di Scott nella mia mente.

Cazzo.

Col pieno potere telecinetico, lo investii scaraventandolo dal lato opposto della stanza. Pregai che non fosse morto... in realtà non m'importava ma per il mio Alfa era fondamentale.

Dio, l'adrenalina mi scorreva dentro rendendomi euforica.
In ginocchio, caricai i pugni con una manciata di potere freddo, lentamente. Mi concessi tutto il tempo per caricarmi e più tempo prendevo e più l'onda sarebbe stata forte.

Mi alzai.

-State giù-, urlai più forte possibile, state giù, ora-.

Accesi gli occhi, levitai da terra per qualche metro ed aprii le braccia lasciando andare l'onda di ghiaccio; investendo gli assassini che caddero a terra o contro i muri intorno. Persino io stessa tremavo per il calo improvviso della temperatura.

Libera era la sensazione che provavo. Potente come non lo ero mai stata.

Ricaddi in ginocchio, esausta ma soddisfatta. Svuotata completamente dalle forze.

Intorno a me, il branco di Satomi e il mio, tirarono un sospiro di sollievo.
Incapace di rialzarmi, Derek mi mostrò il suo telefono: il contratto era terminato.

Era finita.

Derek senza darmi il preavviso, mi sollevò da terra prendendomi in braccio.

-Torniamo a casa-.

-Torniamo a casa-.

Chiusi gli occhi sentendo quelle parole. Avevo combinato un casino, di nuovo. Mi riusciva molto bene.
L'emozioni m'impedivano di ragionare lucidamente. Volevo morire. Volevo spegnere la mente e il corpo anche solo per qualche secondo ma non ci riuscivo. Appena chiudevo gli occhi, rivedevo ogni singolo momento in cui avevo ferito i miei amici. Il dolore a loro inferto perché li vedevo soffrire. Le crudeli parole dette a Scott. Lo sterminio dei demoni... ogni azione e gesto che volevo soltanto dimenticare.

-Come posso farlo? Mi odiano tutti... io-, mi asciugai le lacrime, troppe per poterle fermare.
-Ho fatto del male a tutti perché non provavo nulla, nulla. Come ho potuto fare questo a me stessa?!-.

Dio, ero proprio patetica.
Piangere sul latte versato...sui migliaia di cocci di un vaso che avevo buttato a terra in preda al dolore. Non potevo raccoglierlo, raccoglierli per sistemare ciò che avevo disfatto.

-Capiranno...Scott capirà-.

Scossi la testa.
-No. Nessuno potrebbe farlo-.

Mi affiancò sedendosi. Mi avvolse le spalle con un braccio e mi strinse a se.
-Io l'ho fatto. Vedrai, andrà tutto per il meglio-.

Sospirai poggiando la testa nell'incavo del suo collo.

Dovevo leccarmi le ferite e andare avanti.

-Come ti senti?-.

Mi tirai su a sedere poggiandomi alla spalliera del letto.

-Meglio, grazie-.

Scott si alzò da letto, prese una tazza e me la porse.

-Tieni, ti aiuterà-.

Sorrisi e ringraziai.

Bevvi un sorso, lasciando che il calore del thè invadesse il mio corpo. Era una sensazione piacevole. Mi fece rinascere in effetti.

Mi piaceva il thè, lo preferivo di gran lunga al caffè. Ero solita a berne una tazza ogni sera alternando le diverse tipologie d'infusione. Quella ai mirtilli, era la mia preferita.

-Derek ha cercato di spiegarmi che cosa hai passato dopo Allison-.

Deglutii e chiusi gli occhi.

-Sentivi troppo così hai spento il tuo lato umano-.

Presi un lungo respiro.

-Non giustifica ciò che ho fatto...che vi ho fatto-.

-Ascolta-, si sedette difronte a me, -È vero che non sarà facile riguadagnarsi la fiducia del branco ma non è perduta-, mi asciugò una lacrima, -impara a fidarti di noi, ad appoggiarti al branco. Non fuggire ma affronta le difficoltà. Non sei o non sarai mai sola-.

Annuii.

Poggiai la tazza sul comodino e mi buttai fra le sue braccia.
Era mio fratello e nonostante i casini che combinavo, mi perdonava sempre.
Ammiravo la sua bontà e la sua forza. Erano le qualità che lo rendevano Vero Alfa. Il mio Alfa, il mio migliore amico, mio fratello... la mia famiglia.

-Posso restare? Zio Deaton è fuori città...-.

Sorrise. Dio, quel sorriso bellissimo che gli metteva in risalto le fossette sulle guance mi faceva sciogliere come il ghiaccio al sole.

Terminato il mio thè, indossai una sua maglia e mi stesi nel suo letto sotto le coperte. Scott si era già addormentato, sul lato destro ed era ancora vestito. Troppo stanco per potersi cambiare.

Lui riusciva a leggermi dentro ma in un certo senso, ci riuscivo anche io. Passai le dita nel ciuffo dei suoi capelli chiedendomi se stava bene.

Sapevo che era spaventato all'idea di perdere il controllo della propria natura. Durante la lotta contro gli assassini, glie l'avevo visto perdere per qualche secondo ma era tornato in se.

Per quanto temesse di diventare un assassino, non c'era alcun modo che ciò si avverasse. Lui non era come Peter.

La sua natura per quanto forte potesse essere, non avrebbe avuto la meglio sulla sua bontà.

Lasciai che il mio corpo si rilassasse. Chiusi gli occhi e mi addormentai.

Light in The Darkness: L'inizio della FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora