Capitolo 29

141 7 0
                                    

Polunsky Unit West Livingston, Texas.

-Tavolo 10, Amara-.

Presi l'ordine: due cappuccini con due fette di torta e servii i clienti sfoggiando il mio miglior sorriso.

Non era proprio la mia giornata.
Era cominciata piuttosto male.
Avevo discusso con zia Marin, era irremovibile sulla mia decisione nel tornare a Beacon Hills. Poi avevo bucato una ruota della mia bicicletta e un cliente mi aveva rovesciato del succo sul grembiule all'inizio del servizio.

Sembrava che la sfortuna girasse intorno a me.

Tornai al bancone dando il cambio a Janet.
Ogni tanto ruotavano, mi piaceva di più stare dietro al bancone, meno contatti con le persone.

-Salve. Due caffè, uno nero e una fetta di torta-.

Alzai gli occhi dal lavabo e sorrisi al cliente.

Mentre preparavo, l'osservai: indossava un completo nero con un lungo trench beige. I lineamenti erano dolci ma la sua espressione era particolarmente buffa. Mi dava l'aria di essere un pesce fuor d'acqua.

-A che tavolo siete?-.

Incrociò i miei occhi con i suoi.
Erano di un bellissimo azzurro oceano, cristallino.

-Quello laggiù-, mi indicò.

Si, era proprio strano.

Seguii con lo sguardo il suo dito e rimasi impietrita.

Dean era vivo.
Un anno... era trascorso un anno. Avevo ancora gli incubi davanti a quel corpo martoriato, ogni notte era un tormento. Invece era lì, seduto ad un dannato tavolo, tutto intero.

-Va tutto bene?-.

La voce dell'uomo col trench mi riportò alla realtà.

-Si, ce-certo-, deglutii, -Torni pure dai suoi a-amici, la cameriera verrà presto a se-servirvi-.

Balbettavo... balbettavo! Non potevo essere più ridicola di così.

Lui mi sorrise e si allontanò.

Il mio cuore ebbe un sussulto.
Maledizione.
Perché erano qui? Mi tenevano d'occhio? Non era certo una coincidenza ritrovarci tutti in una sola città.

-Tavolo 20, Janet-.

Mi guardò leccandosi le labbra.
-Ah, dove c'è il ragazzo dagli occhi verdi. Ti guardava prima, sai? Fai conquiste, eh!-.

Mi fece scappare una smorfia.
-Muoviti o si raffredderanno-.

Rise e con l'ordine si recò al tavolo.

Iniziai a lavare le stoviglie quando sobbalzai alla presenza di zia Marin.
La vidi fare il giro del bancone e sfilarmi il grembiule.

-Ma che diavolo ti prende?!-, le chiesi confusa ed irritata.

-Dobbiamo andare-.

Mi agguantò il polso sinistro costringendomi a raggiungere velocemente l'uscita.
Ci fermammo un secondo, zia Marin incrociò lo sguardo dell'uomo col trench... sembrava furiosa e disgustata forse.

Poi mi strattonò.

-Non puoi proteggerla da sola-.


Ero quasi morta.

Light in The Darkness: L'inizio della FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora