Capitolo 40

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Avevo sempre creduto che i cerberi, fossero degli stupidì cani enormi infernali sotto padrone; che ubbidissero e basta; che attaccassero solo per portare a termine un patto stabilito, che sbranassero il mal capitato senza emozioni...anche perché non ne provavano. Questo era il tipo di prototipo di cerbero che sfortunatamente avevo imparato a conoscere.

Jordan Parrish?
No, Jordan Parrish era un altro tipo di cerbero.

Era un uomo innanzitutto.
Un uomo con problemi di personalità.
Un po' come tutti noi.
Lui però, non ricordava affatto le proprie azioni quando era l'altro a prevalere.

Lydia era convinta di poterlo aiutare; che la Banshee potesse spingerlo a ricordare.
Perché entrambi erano legati alla morte.

Ero scettica.
Per ciò che sapevo io, quando uccidevano, non nascondevano i resti né cancellavano le tracce del sovrannaturale. Perché lui si? C'erano altre sfaccettature di cui ero all'oscuro.

Dio, dovevo iniziare a leggere quei dannati libri.
Zio Deaton insisteva ancora.

Approfittai della lontananza di Lydia per studiarmelo.

-Come l'hai saputo?-.

Mi guardò accigliato.

-Parrish negli ultimi anni ho sempre fatto avanti ed indietro fra Beacon Hills e altre luoghi, non sono molto aggiornata-, gli dissi facendo spallucce.

-Mi hanno dato fuoco-.

-Oh, forte-.

Diamine l'avevo detto ad alta voce.
-No voglio dire è terribile si-.

Ah aspetta. Era stato durante la lista... certo.

L'avevo scordato.
Troppe cose da ricordare.
Stavo imparando a memorizzare ciò che ritenevo più importante ed escludendo il resto.

Quindi un cerbero umano con l'amnesia.
Si forse era normale... beh cosa lo era a questo punto?

-Tu cosa sei?-.

Alzai un sopracciglio e mi sedetti di fronte a lui.

-Sono un Nephilim. Per metà umana druida e per metà arcangelo-.

Si sporse in avanti.

-Esistono veramente?

Annuii.

-Non sono così bravi come tutti pensano-.

Fece spallucce.
-Perché esistono creature che lo sono?-.

Sospirai.
-Giusta osservazione-.

Mi alzai iniziando a camminare avanti ed indietro.

-Non ho molta esperienza con i cerberi del tuo calibro. Quello che conosco io sono dei cani enormi neri e invisibili ad occhio nudo se non per la vittima disegnata-.

Si alzò lentamente con aria confusa.
-Ti hanno fatto del male?-.

Sorrisi.
-È una lunga storia ma non ha importanza. A quanto pare c'è più storia di quanta ne conoscessi-.

Mi avvicinai lentamente poi con delicatezza poggiai una mano sul suo petto e chiusi gli occhi.

-Che stai facendo?-, mi chiese afferrando il mio polso ma non gli diedi modo di spostare la mia mano. Lui era forte ma altrettanto io.

Mi concentrai sul suo lato infernale.

Provai a richiamarlo, a portarlo in superficie... a comunicare con lui ma il risultato fu solo una leggera scossa che mi fece indietreggiare di un passo ma senza perdere il contatto.

Light in The Darkness: L'inizio della FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora