Capitolo 6

567 31 3
                                    

Beacon Hills.
Giovedì 22 settembre 2012.
Ore 18:30



Non ne avevamo più parlato.

Mi trovavo a casa sua.
Melissa non c'era, era di turno in ospedale.

Ero distesa supina lungo il suo letto a pensare, era dannatamente comodo.
I pensieri correvano veloci nella mia mente, manco fosse stata una gara di velocità.

Ormai anche lui conosceva quella parte di me così recondita al mio interno ma così altrettanto visibile, da farmi star male.

Avevo da tempo cercato di negarla, cacciarla e sigillarla per non permetterle di venire alla luce.
Ma più così facevo e più peggiorava.

Solo poche persone erano a conoscenza di questa mia "natura". Quella stessa natura che aveva messo fine alla vita della donna che mi mise al mondo, negandomi la possibilità di conoscerla meglio e vivere con lei. Di annusare il suo profumo, di ascoltare ancora quelle dolci parole che mi sussurrava mentre ero nel suo grembo. Di sentire quelle mani accarezzarmi il pancino, le sue labbra baciarmi le guance e quelle dolci braccia che mi avrebbero tenuta stretta a se nel momento del bisogno.

Tutto ciò mi era stato negato...ed era tutta colpa mia.

Di lei avevo solamente delle foto, immagini che grazie alla mia memoria, avevo stampato bene nella mia mente.
Non mi sarei mai dimenticata di lei.

- Amara? -.

Perché concepirmi per poi abbandonarmi, sapendo che la mia esistenza non era altro che uno sbaglio.

Io ero questo: uno sbaglio.

Ma cosa potrebbe importare ad un "essere" come il mio padre naturale, di una come me? Forse neanche sapeva della mia esistenza oppure semplicemente, non gli importava.

- Amara? -.

Pensare a lui non mi avrebbe certo aiutata a capire concretamente chi o cosa fossi. Dovevo affidarmi ai miei amici e a mio zio...io non ero sola.

- AMARA! -.

Il gridare del mio nome da Scott mi fece sobbalzare per lo spavento.
Mi sedetti di colpo per poi incrociare il suo sguardo.

- beh? C'è bisogno di urlare? -. Gli domandai perplessa e infastidita.

- era da dieci minuti che ti chiamavo.
In qualche modo, dovevo pur attirare la tua attenzione -.
Rispose facendo spallucce.

- riesco a "escludere" ciò che mi sta intorno quando penso -.

- bene -. disse alzandosi, - andiamo -.

Lo guardai perplessa.

- e dove? -.

- ti fidi di me? -. Mi domandò porgendomi una mano.

L'afferrai sorridendo come un ebete e insicura mi lasciai trascinare via.

Camminammo per un lungo tratto nel bosco, credevo fosse pericoloso per lui e tutti gli altri lupi. I cacciatori erano sempre in agguato, non si sarebbero mai arresi pur di catturare la loro prelibata preda.

Non riconobbi il percorso, non c'ero mai venuta.

Mi guardavo intorno confusa.

Se voleva fare una passeggiata nel mezzo della natura, bastava dirmelo.

Mi piaceva ascoltarne ogni singolo suono. Il cinguettio degli uccelli, gli insetti sorvolare sui fiori, l'odore della terra dopo la pioggia.

Sembrava apparire perfetta.

Light in The Darkness: L'inizio della FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora