Capitolo ventidue

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Trascino la mia valigia svogliatamente come al solito.
Anzi no, oggi ancora di più.

Sono le sei e mezza del mattino e sono già in aereoporto.
Direzione?

Perth.

Per festeggiare il compleanno di Daniel.

Anche se non sono dell'umore giusto, anzi, tutto il contrario.
Penso al commento della sua ex sotto la sua ultima foto.
Mi pare si chiami Jemma.

Cosa ti importa del nome?
Sta di fatto che la sua ex è spuntata come un fungo.

Grazie coscienza mi mancavi come l'aria.

Si, sono una persona gelosa.
Molto gelosa.
E si, sono una che si fa film mentali che Titanic al confronto è spazzatura.
Questa notte ci ho pensato tantissimo, insomma, vivono nella stessa città, erano fidanzati fino all'anno scorso e casualmente quando io sono dall'altra parte del mondo questa spunta commentandogli la foto.

No Adele basta, sono tutte paranoie tue.

Mi ripeto questa frase circa un centinaio di volte e no, non sto scherzando.

Non sento Daniel da ieri pomeriggio, appunto da quando ho visto il commento. Mi ha chiamato una decina di volte e scritto circa una cinquantina di messaggi.

Ho esagerato? Forse.

Ma ormai non ha senso ripensarci.
Sarò da lui in meno di venti ore e ne parleremo a quattro occhi.

Sperando di essere da soli e che non sia già arrivato qualcuno.

Ho bisogno di rassicurazioni e di continue certezze.
E questo Daniel lo sa.
Sa anche che mi pesa la lontananza, anche se ridotta in questo ultimo periodo grazie all'acquisto della casa a Montecarlo.

Ma non vederlo dal vivo per una settimana, parlare con lui solo attraverso uno schermo è pesante.

Penso a questo mentre faccio il check-in e poco dopo salgo nell'aereo: direzione Perth.

Daniel arrivo.

• • • • •

Appena esco dall'aereoporto, caotico più che mai, noto immediatamente la bellissima Infiniti nera. Sposto lo sguardo di qualche mentre e vedo Daniel.
Indossa un cappellino grigio, una semplice camicia a quadri e dei jeans aderenti neri.

Il mio cuore perde un battito quando incrocio il suo sguardo.

Mi è mancato tantissimo.
Vado verso la sua direzione e lui lo fa lo stesso.
Mi guarda serio, non sorride come è invece solito fare.

Beh cretina, lo hai ignorato per un giorno.
Per cosa poi? Per un stupido commento?

Scaccio via quei pensieri anche se so che sono la pura verità. Ho sbagliato. E basta. Non ci sono scuse.

Quando ci troviamo uno davanti all'altro, gli rivolgo la parola.

<< Ehi >>

<< Per un attimo ho pensato non venissi >> dice con amarezza

Come ha potuto solo pensarlo?
Ne abbiamo parlato a lungo, sia a Montecarlo quando eravamo insieme a Valtteri e Sebastian, sia in Austria, quando a notte fonda me lo sono ritrovata in camera e abbiamo fatto l'amore.

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