Capitolo 9

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Addison
-Addy, ma perché non vivi a casa nostra? Anche Dan e Jo sono grandi ma viviamo tutti e quattro insieme. Perché tu no?- July la butta lì, sorprendendo sia me, sia Ed che sta per soffocarsi con un pezzetto di cono del gelato.
-Perché, amore, io frequento una scuola per i bimbi grandi grandi e la frequento qui, a San Diego. Non posso fare su e giù fino a Las Vegas tutti i giorni.- Le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Ehi, ma hai fatto i buchi alle orecchie!- Esclamo tentando di cambiare discorso. I suoi orecchini sono molto piccoli e sono a forma di fiorellini.
-Si, mi ha portata Dan.-
-E la mamma lo sa? Ti ha detto che andava bene per lei?-
-Si, ci è voluto un po' ma l'ho convinta.- Lecca fiera il gelato.
-Ma voi vi sposerete? E poi avrete tanti bimbi?- Io mia sorella la ricordo sempre così: una bimba curiosa che fa domande scomode dalla mattina alla sera. Ricordo bene un episodio accaduto al matrimonio di un mio parente in Francia lo scorso anno: ha tartassato di domande la sorella della sposa e il compagno della ragazza finché non si sono litigati tra di loro poiché entrambi avevano risposto a domande schiette confondendosi.
-Noi siamo ancora piccolini, non credi?- Questa frase un fondo di verità ce l'ha. Però, principalmente, la risposta 'no' è dovuta al fatto che al matrimonio, nella famiglia del mio ragazzo, segue una lunga serie di bambini.
-No, state sempre con me, perché non potete avere un bimbo tutto vostro?- Sento una morsa allo stomaco. Da tre anni e mezzo a questa parte questo è l'unico argomento che non mettiamo mai, e dico mai, in mezzo. Mi mette più a disagio di qualunque altra cosa, persino più dei fianchi larghi. Lui lo sa, lo sa perché cambio canale in TV tutte le volte che si parla di bambini, butto tutte le riviste con quell'argomento, evito qualunque cosa che riguardi i bambini. Tranne mia sorella e la figlia della signora Willer del piano sopra, loro non mi hanno mai fatto alcun effetto in questi anni.
-July, come ha detto Addy, noi siamo ancora piccolini, andiamo a scuola e facciamo i compiti tutti i giorni. Come faremo a prenderci cura di un bambino se siamo impegnati dalla mattina alla sera?-
-Ok, ma quando finirete la scuola fate un bambino?- Ed scoppia a ridere per l'espulsione usata ed io curvo la bocca in un sorriso.
-Mancano ancora tanti anni, ma va bene.- Annuisce lui poco sicuro. Cosa?
-Che bello! Avrò un bambolotto con cui giocare!- Il mio ragazzo non si trattiene neanche questa volta e si piega in due dalle risate.
-No, piccola, un bimbo non si tratta come un bambolotto.- Tento di spiegarle con il sorriso sulle labbra.
-Andiamo a casa a guardare un bel film?- Propongo sperando di farle cambiare discorso.
-Oppure al cinema?- July esulta alla domanda di Ed e si fa prendere in braccio.
-Tu la vizi...- Sbuffo roteando gli occhi al cielo mentre ci avviciniamo alla macchina.
-Il vostro bambino sarà un bambino molto fortunato se andrà tutti i giorni al parco e poi al cinema! Anche io voglio fare tutte queste cose tutti i giorni.-
-Avanti, July, noi non abbiamo un bambino.- Una sigaretta, ho bisogno di una sigaretta.
-Ma io dico quello che avrete in futuro.- Fa la faccia triste come se fosse dispiaciuta per avermi fatto usare quel tono. Sto zitta e non rispondo. Neanche Ed fiata, so che nessuno dei due vorrebbe toccare questo tasto. Eppure ora che ricordo bene... forse ne abbiamo parlato... Eccome! Ieri sera, ma ero troppo ubriaca per capirci qualcosa. Più tardi mi farò dire i dettagli da Ed, perché non ricordo molto. Il viaggio lo passiamo cantando le canzoni dei cartoni animati che Ed ha scaricato su un cd. Prendo istintivamente il pacchetto di sigarette dalla borsa ma il mio ragazzo mi fa segno verso i sedili posteriori e lo rimetto dentro.
-Mi ha già vista un paio di volte.- Sussurro appoggiando la testa al finestrino.
-Come vuoi, amore, ti sto solo dicendo che dovresti approfittare della situazione per disintossicarti da quello schifo. Sai che sono il primo che fuma, quindi non ti sto giudicando.-
-Si, si, lo so. E hai anche ragione, ma è più forte di me... poi ne parliamo da soli ti va?-
-Certo.- Appoggio la mia mano sulla sua che è ferma da qualche minuto sulle marce. Mi avvicino a lui e gli stampo un bacio sulla guancia, stando attenta a non distrarlo dalla guida.
-Lo voglio anche io un bacino!- Mi giro verso di lei, sorridendo, e gliene stampo uno sulla piccola guancia.
-July, ma sei tutta sporca di gelato!- Dico io girandomi in fretta per cercare un fazzoletto nella borsa. Ne prendo uno dal pacchetto e le pulisco la maglietta ormai non più bianca.

-No amore, c'è mia sorella di là e se si sveglia ti butto dal balcone perché ci ho messo un'ora per farla addormentare.- Sbuffo quando Ed mi sfila la maglietta di dosso facendomi rimanere in intimo.
-Va bene ma ciò non toglie che io possa spogliarti. Quale pigiama vuoi?- Si alza dal letto per cercarne uno nell'armadio.
-Mmh... il mio preferito, vediamo se indovini.-
-Quello che abbiamo preso questo inverno a Las Vegas? O quello con le conchiglie?- Lo guardo male e scuoto la testa.
-No, è vero, quello rosa con le scritte!- Si morde il labbro inferiore sperando di aver rimediato ma dalla mia bocca esce un 'no' secco.
-Ehm... ma almeno l'ho mai visto?-
-Ed, intendo una tua maglietta.- Alzo gli occhi al cielo sorridendo e appoggio la testa sulla spalliera del letto.
-Ma me lo potevi dire prima di farmi alzare!- Grida sussurrando. Rido togliendomi il reggiseno.
-Oddio, ma quello te l'ho fatto quasi una settimana fa, come fai ad averlo ancora?- Indica il mio petto fiero e soddisfatto.
-Perché sei una sanguisuga! Guarda il mio collo... menomale che porto sempre i capelli davanti.- Si sfila la maglietta rimanendo in boxer e me la porge. Mi rivesto divertita da questo discorso.
-Ma tu, ieri sera, non mi hai detto di smettere.- Si stende affianco a me.
-Stai giocando sporco, sai che non ci riesco! L'eccitazione prende il sopravvento in quei casi.- Gli lancio scherzosamente un cuscino in pieno viso.
-Se volevi iniziare una lotta con i cuscini bastava dirlo eh.- Ricambia immediatamente il mio gesto e continuiamo a colpirci l'un l'altra finché non inizia a farmi il solletico e, senza accorgercene, alziamo il volume della voce.
-No Ed, ti prometto che non ti lancio più i cuscini.- Quasi grido mentre cerco di spostarlo.
-Eh, ma ormai il danno è fatto.- Continua a solleticarmi ed io a ridere. Poi si ferma di colpo e mi bacia. Quando ci stacchiamo ho ancora il fiato corto per le risate, ma allo stesso tempo un sorriso da ebete sul volto. D'improvviso i discorsi di questo pomeriggio al parco mi ritornano in mente.
-Ed, posso chiederti una cosa?-
-Certo, quello che vuoi.-
-Ricordo poco di ieri sera, però ricordo di averti parlato a proposito di... di bambini. Che cosa ti ho detto?- La sua faccia diventa subito seria e mi guarda come spaesato.
-Lo vuoi sapere davvero? Probabilmente neanche lo pensavi.-
-Si, lo voglio sapere. Ti prometto che non mi allontano dalla realtà.-
-Ok... mi hai detto che sarebbe stupendo se avessimo un bambino.- Stupido alcol. Non mi dovevano uscire di bocca quelle cose. Dovevano rimanere nella mia testa, nei miei pensieri.
-E tu cosa hai risposto?-
-Niente, ti ho detto che probabilmente neanche lo pensavi, che era l'alcol a parlare per te.- Ah.
-Cambiando discorso, per quanto riguarda le sigarette, non riesco a diminuire il numero solo perché sono un modo per sfogarmi.-
-Ma ci sono tanti altri modi, possiamo... dipingere. Oppure possiamo fare una passeggiata, per rilassarci. Se non ti piace, posso farti un massaggio, oppure...-
-Ehi, ehi, ho capito.- Ridacchio interrompendolo. Quello che ho sempre amato di lui è che parla al plurale: noi dipingiamo, noi passeggiamo, noi ci rilassiamo. Come se volesse dire che non mi lascerà da sola, che sarà sempre al mio fianco.
-Vada per la pittura. Anzi, non è che adesso mi faresti un massaggio alla schiena?- Sorrido sperando che accetti. È bravissimo con quelle mani, e si, in tutti i sensi.
-Girati.- Faccio come mi ha detto e mi stendo anche sul letto. Inizia a massaggiare la schiena facendomi rilassare all'instante.
-Dimmi la verità, hai delle mani magiche.- Scoppia a ridere alla mia affermazione e lo vedo scuotere la testa.
-Pensi questo di loro solo quando sono sulla tua schiena o anche in altri posti?- Avvampo e affondo la testa nel cuscino.
-Sei uno stupido.-
-Dai, che c'è di male a dirlo ad alta voce? Io te lo dico sempre che sei bravissima a fare le seghe.-
-Ed...-
-Veramente sei bravissima anche quando stai di sopra mentre...-
-Smettila!- Gli lancio il suo cuscino ma non lo prendo. Scoppia a ridere mentre lo recupera da terra.
-Stiamo ricominciando la battaglia?- Chiede lanciandomi il suo.
-No, fermo!- Non finisco di dirlo che mi arriva in piena faccia. Sentiamo un rumore, ci giriamo verso la porta della camera che si spalanca e una July assonnata e con un peluche in braccio comprare davanti ai nostri occhi.
-Ti. Uccido.- Scandisco sottovoce a Ed.
-Ehi, piccolina, vieni qui.- Il mio ragazzo mi ignora e le fa segno di mettersi tra di noi. Chiaramente lei non se lo fa ripetere due volte. Non ho mai dormito con mia sorella, certo, molte volte si addormentava su di me quando era più piccola, ma non abbiamo mai dormito insieme. A dire il vero non ho mai dormito con nessuno che non fosse mio padre o Ed a parte quando l'altro giorno Dan mi si è addormentata sulle gambe. Si stende tra di noi e copro tutti e tre i corpi con il lenzuolo.
-Perché gridavate?-
-Perché Ed mi stava facendo il solletico.- Sorrido accarezzandole la guancia.
-Si, ma lei mi ha lanciato il cuscino addosso.- Ridiamo spensierati tutti e tre.
-Jordan è tornato?- Chiede curiosa guardandomi.
-Non ancora, amore, lo vedrai domani mattina. Adesso riposa che è molto tardi.- Le accarezzo i capelli e lei chiude gli occhi. Ed mi prende la mano da sopra la testa della bambina e la incastra con la sua. Gli sorrido e chiudo gli occhi cercando di addormentarmi.

Just You (sequel di Just Trust Me) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora