Capitolo 33

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Addison
Mi ha chiesto di sposarlo, mi ha fatto la proposta di matrimonio! Quelli sono stati veramente i minuti più belli della mia vita. All'inizio ero terrorizzata quando aveva detto che aveva un'altra novità, ma quando ha iniziato a parlare mi sono commossa immediatamente anche se non avevo capito subito il suo intento. Non me lo avrebbe potuto chiedere in un modo migliore. È stato fantastico. Non ho mai pianto così tanto in tutta la mia vita per una bella notizia. Mai. Ma del resto, con lui ho avuto tutte le prime volte possibili e immaginabili. Sono così contenta che non sto riuscendo neppure a mettere bene il mascara.
-Amore, c'è Eryn al telefono.- Mi passa l'oggetto mentre metto a posto il pennello del mascara che ho in mano.
-Ehi, Ery. Dimmi.-
~Allora, numero uno rimandiamo tutto alle otto perché la mamma di Brad ci sta intrattenendo a casa sua ancora per un po'.~
-Ah, ok. Per noi è uguale.-
~Ottimo, la seconda cosa è che ci sarà anche Philip con noi!~ Grida entusiasta della sua stessa notizia.
-Oddio, ma è da tantissimo che non lo sento!-
~Già anche io. Ehi, devo proprio andare, c'è mia suocera che sta rompendo.~ Sussurra. Riesco a salutarla appena in tempo prima che chiuda la telefonata.
-Amore abbiamo ancora un po' di tempo. I ragazzi staranno ancora per un po' a casa dei genitori di Brad.-
-Oh, povera Eryn. Con la storia della gravidanza quella donna non la lascerà in pace neanche per un secondo.- Ride Ed abbracciandomi da dietro.
-Sono la donna più felice del mondo.- Porto le mie braccia verso il suo collo. La sua testa finisce verso la mia prima di appoggiarsi sulla mia spalla.
-Ed io l'uomo più felice del mondo.- Mi giro in fretta per baciarlo mentre lui non perde tempo per far finire le sue mani sui miei fianchi.
-Quando è la prossima visita?-
-Ehi, piano! Ci siamo stati due giorni fa dalla ginecologa. Fai passare almeno qualche settimana.- Rido sulle sue labbra.
-Giusto, è che deve essere tutto perfetto.-
-Lo sarà. Giuro che questa volta lo sarà.- Mi allontano di poco sistemando i miei trucchi. Non posso fare puttanate. Se non andrà bene questa volta, non credo che riuscirò a riprendermi.
-Guarda che carina questa cosa.- Gli mostro una specie di contenitore suddiviso in sette parti.
-Cos'è?- Chiede curioso scrutandolo.
-È una scatola divisa in sette scatoline e su ognuna c'è la prima lettera dei sette giorni della settimana.- Continua a guardarmi in modo strano non capendo.
-È un porta sigarette.- Rido seguita da lui. Apre uno scatolino e mi guarda sorridendo.
-Tre.- Sussurra mentre abbasso la testa.
-Già, sono diciassette in meno. Diciassette.-
-Sono fiero di te.- Mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Amo sentirglielo dire.
-Mio padre me lo ripeteva sempre.- Sussurro a malapena con le lacrime agli occhi.
-Scusa, sai che per me è una cosa difficile.- Sono giorni che non faccio che pensare che mia madre ha fatto entrare un altro uomo nella sua vita. Un altro uomo.
-Stai pensando a tua madre, vero?- Annuisco alla sua domanda.
-Lo so che ti sto rompendo con questa storia. Te ne parlo ogni giorno e...-
-Addy, ma che dici? Non mi stancherei neanche se me lo ripetessi ogni secondo.- Muove la sua mano su e giù per la mia schiena facendomi fare un grosso sospiro di sollievo.
-Ti amo infinitamente.- Sospiro sfogandomi mentre lascio scorrere le lacrime sulle guance. Quando i nostri sguardi si incrociano rimangono a fissarlo per qualche secondo.
-Ti amo anch'io, amore mio.- Le nostre labbra di sfiorano più volte prima di baciarci veramente.
-Amore, stavo pensando...- Inizia facendomi sorridere.
-Quando finiremo di studiare, tu vuoi rimanere a San Diego oppure preferisci ritornare qui?- Mentre parla gioca con le dita delle mie mani.
-Ed, io non credo ci sia più un io o un tu. Credo che da ora in poi sia solo un noi. A me va bene qualunque cosa renda felice la nostra... forse è troppo presto ma...-
-Famiglia, la nostra famiglia.- Completa la mia frase facendomi rasserenare.
-Si, la nostra famiglia.- Sussurro felice.

Edward
Non ho ancora capito se lei vuole restare a San Diego oppure vuole tornare dalle nostre famiglie. A San Diego saremmo solo io, lei e il bambino, qui invece avremmo una decina di persone che dedicherebbero tutto il loro tempo al nostro bambino. E non è così scontato che preferisca stare con la sua famiglia, perché sapere che sua madre ha un compagno non le fa affatto bene. Se ne sta uscendo di testa.
La serata sta per iniziare ed io ho un'ansia assurda! Finalmente passeremo un po' di tempo anche con altre persone. Sono mesi e mesi che non lo facciamo.
-La prima volta che arriviamo in anticipo.- Ride Addy sistemandosi il tacco.
-Già, quindi ecco cosa si prova. È quasi una sensazione di vuoto...- Sorrido cercando di trovare la macchina del mio migliore amico nel parcheggio. Niente, non c'è.
-Già, è strano.- Mi bacia sorridendo.
-Amore, quello che hai detto prima riguardo alla nostra famiglia, era per dire che secondo te dovremmo rimanere qui?- Chiedo portandole una ciocca di capelli dietro le orecchie.
-Beh, ci sarebbero nonni e zii in quantità industriale!-
-Ma tu non saresti felice.-
-Cosa? No, no. Non si tratta di me, ma...-
-Amore, fino a prova contraria sei tu ad avere il nostro bambino. Quindi sì, si tratta di te. Se non sei in pace con te stessa, come vuoi che lo sia io? Come hai detto tu, non ci dobbiamo più vedere come persone individuali, ma come un tutt'uno. Se uno di noi non è felice, ne risente anche il resto della famiglia.- Le mie parole la fanno agitare.
-Ehi, tranquilla. Se vuoi ne riparliamo a casa.-
-No, è che... non lo so se riuscirei ad essere a mio agio qui. A San Diego, con te, ho tutto ciò di cui ho bisogno. Qui, invece, è vero che ci sono i nostri genitori e i nostri amici, ma mi sento estranea a questo posto. Ho paura che qui possa tornare ciò che ero pochi anni fa.- Sono poche le volte in cui si confida con me, ma so per certo che tutte le volte che lo fa è completamente sincera.
-Che ne dici se per ora continuassimo a stare a San Diego? Torniamo lì e vediamo se riusciamo a cavarcela da soli. Se proprio non ce la facciamo, ritorniamo qui e ricominciamo con i nostri parenti. Ti va?- Le sue labbra si piegano in un sorriso e annuisce piano con la testa.
-Ce la faremo, siamo sempre stati io e te.- Mi lascia un bacio sulle labbra e ne approfitto per approfondire mettendo le mani sui suoi fianchi. Ne dubito. Siamo in due e presto dovremmo prendere davvero tante responsabilità. Non credo ce la faremo più in là. Ora si, ne sono sicuro. Per ora ce la faremo perché siamo ancora in due... diciamo due e mezzo, ma comunque non siamo in tre. Per ora non ci sono problemi, per un po' continueremo con la nostra vita di sempre. Il problema sarà più avanti. Spero possa rendersi conto che si, siamo sempre stati noi due insieme contro tutto, ma che non sempre una coppia può superare ogni tipo di ostacolo. A volte bisogna avere l'umiltà di chiedere una mano a chi sta intorno a noi, a chi si è reso disponibile già da tempo. Ed in questo caso mi riferisco ai nostri genitori. Ci hanno sempre detto che ci potevamo rivolgere a loro in qualunque momento o circostanza, ma non lo abbiamo mai fatto. Un po' per orgoglio, un po' perché speravamo di poter fare tutto soli. Eppure non è stato facile e non lo è tuttora.

Just You (sequel di Just Trust Me) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora