Edward
-Rimaniamo per oggi alle cinque?-
~Non ho ancora capito il motivo ma va bene, sono in difetto.~
-Non hai capito il motivo? Una coppia normale in estate va in vacanza al mare o in piscina. Noi no, perché lei dice riderebbero del suo corpo. Quindi muovi quel culo, perché ti giuro che se domani non sei al parco del campus, finisce male.-
~Va bene, a dopo. Ah e... scusa ancora, io davvero non cap...~
-Questo non lo devi dire a me.- Attacco il telefono lanciandolo sul letto. È l'ultima settimana di luglio, pochi giorni fa le ho chiesto di andare in vacanza a mare, a Miami, ma lei ha scosso la testa e ha detto che un giro a Miami andava anche bene, ma niente mare. Quindi adesso basta, mi sono stancato di questa storia tanto quanto lei è insicura del suo corpo. Basta.
Addy entra nell'appartamento con delle buste in mano, mi viene incontro e mi bacia.
-Scusa il ritardo, ma avevo visto un paio di pantaloni stupendi e non potevo non prenderteli. Guarda qui!- Estrae sorridente un paio di pantaloni bianchi strappati.
-Spero siano della tua taglia, provali per sicurezza.- Me li porge sorridente e li prende.
-Più tardi, tesoro. Preparati che dobbiamo andare in un posto.- Le accarezzo una guancia e le si corruccia la fronte.
-Dove? Sono solo le tre e mezza.-
-Dobbiamo sbrigare una cosa prima di partire.- Si imbroncia e mi guarda negli occhi.
-È molto molto importante?- Si avvicina a me sbottonandomi la camicia. La mia bocca va sulla sua e le mie mani l'avvicinano ancora di più al mio corpo.
-Mmh, si, molto importante, ma per questo c'è sempre tempo.- La sollevo dal sedere e allaccia le gambe attorno alla mia vita. Si stacca qualche secondo per sfilare la maglietta dalla gonna rimanendo in reggiseno. Mi fiondo sul suo petto baciandole i seni. Dio quanto la amo.Addison
-Amore, davvero, mi dici perché siamo qui?- Mi prende le mani e le intreccia con le sue come se mi volesse chiedere scusa. Siamo nel parchetto vicino il college ma non ho la più pallida idea del perché ci troviamo qui ed ho quasi paura di chiederglielo.
-Ed, che hai? Che sta succedendo?-
-Amore mio, ti fidi di me?- Il suo sguardo si intensifica ed ho sempre più paura.
-Certo che mi fido, perché me lo chiedi?- Guarda un punto dietro di me e fa segno di stare zitto, ma quando cerco di girarmi anche io, mi blocca tenendomi il viso tra le mani.
-No, non farlo. Guarda me.- La sua espressione è seria quindi gli dò retta. Continua a guardare dietro di me e annuisce. Ma che sta succedendo? Mi vuole lasciare? Non credo di aver fatto nulla... forse perché gli ho detto che non ci voglio andare al mare. Eppure lo sapevo che lui lo ama... forse si è stancato di tutta questa situazione e vuole farla finita... I miei pensieri vengono interrotti da una voce, una di quelle che mi è rimasta impressa per anni. Il suo accento lo ricordo bene, è simile al mio, ma mi ha fatto davvero male in passato.
-Ehi, Addison, non so se stai riconoscendo la mia voce, e in qualche modo spero di no perché fino ad ora ho fatto solo casino nella tua vita. Ti volevo chiedere scusa e ti volevo dire che sono cambiato, davvero. Non le ho mai pensate quelle cose che ti ho detto, ero solo uno stupido ragazzino che cercava di farsi il figo offendendo la prima persona che gli capitava a tiro e purtroppo sei capitata tu. Io, davvero, voglio chiederti scusa perché non avrei mai voluto creare così tanti danni. A partire da quando ti ho detto che il tuo corpo non andava bene, per poi finire quando sei svenuta in camera. Io non volevo, te lo giuro, non era mia intenzione farti stare così male e poi non capisco neanche il motivo per cui io l'abbia detto, hai un corpo perfetto, lo avevi prima e lo hai tuttora e, sul serio, scusami, non volevo offenderti, né tantomeno farti perdere il... il bambino... io davvero non ne avevo intenzione. Spero che tu mi possa perdonare in futuro, non importa quando, spero solo che tu possa farlo.- Ho gli occhi incastonati in quelli di Ed. La voce mi giunge chiara alle orecchie, ma questa volta non mi ferisce, il suo effetto è indifferente. Cavolo, davvero il mio corpo non fa tanto schifo? Davvero non pensava quello che mi ha detto?
-Posso girarmi?- Chiedo a Ed che ha ancora le sue mani sul mio viso.
-Certo.- Le toglie lentamente, come se ci potesse essere una qualche reazione strana da parte mia. Mi giro verso Jason con la stessa lentezza.
-Tu... davvero non le pensavi quelle cose su di me?- Ed si sposta al mio fianco e mi prende per mano.
-No, assolutamente no. Scusami Addison, sono consapevole di averti rovinato anni preziosi della tua vita, e credimi se ti dico che non pensavo quello che ho detto.- Dalla sua faccia sembra davvero pentito.
-Quindi davvero pensi che non sia grossa?-
-Stai scherzando? Sei sempre stata longilinea ma adesso sei magrissima. Davvero, il tuo corpo è perfetto.-
-Io... non è che mi stai prendendo in giro?-
-No, perché dovrei farlo? Non ne avrei motivo.- Mi giro di scatto verso Ed che mi guarda sorridente.
-Ha detto che non è vero che sono grossa.- Annuisce piano con la testa e mi accarezza il viso con una mano.
-Non lo sei per niente, anzi, dovresti mangiare un po' di più... Cioè sei perfetta.- Mi volto un'altra volta verso di lui con sguardo incredulo.
-Davvero non... oddio non ci posso credere.- Mi porto una mano tra i capelli.
-Quindi non... faccio proprio schifo schifo?-
-Che dici? Non ho mai visto un corpo del genere!-
-Okay...- Ed fa un passo in avanti facendogli capire che potrebbe guardare di meno.
-Scusate ragazzi, ma si sta facendo tardi. Devo andare, la mia ragazza mi aspetta. E no Ed, non è una delle tante. Stiamo insieme da quasi due anni e la prossima estate ci sposiamo.- Ha un'aria felice, spensierata.
-Sono felice per te, Jason. E grazie per essere venuto.- Per la prima volta da quando stiamo qui, Ed apre bocca per dire qualcosa di serio. Si salutano con una stretta di mano.
-Beh, Addy, grazie per avermi ascoltato e ancora scusa per quello che ti ho fatto passare, sei sempre stata perfetta.- Allunga il braccio per salutare anche me e, a fatica, gli porgo il mio.
-Buona fortuna Jason.-
-Buona fortuna a voi, ragazzi.- Si allontana da noi andando verso quella che credo sia la sua macchina. Non posso crederci, forse Ed aveva ragione... forse non faccio proprio così schifo, forse è vero che ho un corpo decente.
-Ed, io non ho parole.-
-Non so come tu abbia fatto in tutti questi anni, ma non ti meritavi di passare ancora un'altra estate rinchiusa nelle magliette larghe. Hai un corpo che, fino ad ora, solo io so quanto sia perfetto, perché coprirlo? Questo non significa che da oggi ti metterai cose scollate, perché te le puoi scordare. Ma un po' meno larghe forse sì...- Ridacchia per le ultime frasi.
-Grazie. Semplicemente grazie.- Lo abbraccio il più forte possibile. Non ho lacrime da versare. Non questa volta. Non ne ho neanche una perché finalmente mi sento a mio agio con me stessa.
-Amore?- Interrompo il nostro abbraccio cercando contatto con i suoi occhi.
-Ho fame. Ti va di andare da qualche parte?- Sfoggia un sorriso che non gli avevo mai visto.
-Certo che mi va.- Mi prende per mano e ci incamminiamo verso la sua macchina. Il tratto dal parco al fast food è veloce, quasi neanche ci accorgiamo che sono passati oltre tre quarti d'ora finché Ed non frena improvvisamente la macchina e mette un braccio davanti a me.
-Scusa, il semaforo è diventato rosso e non lo avevo visto.- Si gratta la nuca imbarazzato e mi esce una risata spontanea dalla bocca.
-Tranquillo.- Una volta nel locale, riusciamo a trovare subito posto. Insomma, chi è che va a mangiare da Mc Donald's alle sette di sera? È un'orario di mezzo in cui non ci va quasi nessuno.
-Mamma ma in questa scatola c'è il giochino che ti avevo fatto vedere in vetrina?- Un bimbo di quattro anni al massimo tira insistentemente il braccio della madre incinta.
-Si, amore, c'è.- Gli scombina i capelli e il bambino si aggrappa ad una sua gamba.
-Sei la migliore mamma del mondo.-
-Ehi, Addy, se... se ti stai stancando a fare la fila rimango io qui e tu vai al tavolo. Basta che mi dici quello che vuoi.-
-No, no, voglio... rimanere anche io.- Non tolgo gli occhi dalla signora davanti a me. Due figli, ha due figli, uno affianco a lei e uno dentro, eppure qui non vedo il possibile padre dei bambini. Le arriva il vassoio pieno di cibo ed è chiaro che non ce la può fare a portarlo da sola.
-Vuole una mano?- Le parole mi escono di bocca senza neanche pensarci due volte.
-Si, volentieri. Non riesco anche a spingere il passeggino di Stephan.- Prendo il vassoio e mi faccio indicare il tavolo dove vuole che lo appoggi.
-Ecco fatto.- Sorrido guardando a turno la madre e il bambino, poi mi soffermo un po' troppo sulla pancia.
-Sono al sesto mese.- Dice la signora toccandosi il ventre.
-Eh si, avrò una sorellina.- Sbuffa il bambino. Mi abbasso alla sua altezza per farmi guardare negli occhi.
-Non la vuoi una sorellina? Neanche io prima la volevo, volevo rimanere figlia unica per avere tutte le attenzioni su di me, poi ho avuto due fratelli gemelli, un fratello e una sorella, e un'altra sorellina un po' più grande di te, e adesso loro sono la mia vita. Non riesco ad immaginare come sarei stata senza di loro.-
-Davvero? Ma poi non ti hanno rubato tutti i tuoi giochi?-
-No, tranquillo, e poi tu sarai sempre il fratello maggiore, deciderai tu se prestarglielo o meno, sei più grande!- Gli strizzo l'occhio mentre lui ride. Mi rialzo e saluto la signora mentre lei mi ringrazia per averla aiutata. Torno sorridente dal mio ragazzo che mi guarda con gli occhi spalancati.
-Hai già ordinato?- Chiedo facendo finta di nulla. Cavolo, fino a questa mattina io i bambini non li potevo neanche sentir nominare.
-No... io, cioè tu, non... non mi hai detto quello che volevi e... ho fatto passare avanti loro...- balbetta non capendo più nulla della situazione.
-Sicura di stare bene?-
-Io? Mai stata meglio.- Mi avvicino a lui e gli lascio un lieve bacio sulle labbra.
-53.- Sussurro sulle sue labbra.
-Che?-
-Voglio il numero 53.- Scoppia a ridere scuotendo la testa.
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Just You (sequel di Just Trust Me) #Wattys2018
ChickLitSequel di "Just trust me", "Just you" racconta della storia di Addison Baily e Edward Harris, due ragazzi che frequentano il college a San Diego, distanti cinque ore dalle loro famiglie e dai loro amici. La loro storia è ovviamente intrecciata a que...