Danette
Non ho paura, ma terrore. Ho il terrore di perdere questo ragazzo ormai così speciale per me. Mi ha sempre ascoltata, mi è sempre stato vicino. È riuscito perfino a farmi sbloccare facendomi piangere dopo anni. Se ora, dopo quattro anni, riesco finalmente ad essere felice e ad essere in pace con me stessa, beh, è solo merito suo. Sono stata davvero fortunata ad averlo incontrarlo e ad averlo nella mia vita, così fortunata che mi rendo conto di non poterlo lasciare andare così velocemente.
-Allora che ne pensi?- Mi guarda mentre mette in bocca l'ultima forchettata di spaghetti.
-Penso che il cibo italiano rimarrà sempre il mio preferito.- Sorrido conficcando la mia forchetta in un pezzetto di parmigiana.
-Hai ragione, in questo ristorante è tutto buono.- Sorride anche lui senza distogliere lo sguardo da me. Anche quando ho la testa bassa sul mio piatto. Lo sento, sento che mi sta guardando. Alzo lo sguardo verso di lui e poi lo riabbasso velocemente.
-Dan, per quanto riguarda ieri sera... Beh, anche io ho le mie colpe. Ti avrei potuto seguire e bloccare. Avrei potuto...- Scuoto la testa e, senza fargli finire la frase, mi intrometto.
-No Josh. La colpa è mia e poi non possiamo pensare a come sarebbe andata, ormai è passato e di certo non lo possiamo cambiare.-
-Si, hai ragione.- Abbassa lo sguardo sul suo piatto. Continuo a mangiare come se nulla fosse.
-Perché hai un cerotto al braccio? Lo avevo notato anche prima, solo che non mi sembrava il caso di chiedertelo.-
-Questa mattina ho fatto le analisi.- Sorrido alle sue parole.
-Ah, ok.- In poco tempo finiamo i nostri piatti, paghiamo ed usciamo dal ristorante.
-Se continuiamo così, alla fine del tour culinario rotolerò!- Esclamo toccandomi la pancia.
-Io ho deciso che la prossima settimana mi iscrivo in palestra.-
-Io vado ad una vicino casa mia. È molto comoda per me.- Facciamo un paio di giri del parco prima di sederci su una panchina.
-Questa situazione è assurda. Sembriamo due completi estranei, quando fino a ieri andavamo anche a letto insieme. Non ha senso continuare a...- Non mi fa finire di parlare, si avvicina a me e mi bacia. Un bacio semplice, a stampo, ma che suscita in me emozioni mai provate. Gli circondo il collo con le braccia mentre continuiamo a baciarci. Le sue mani si posano sui miei fianchi. Ho una sensazione nuova dentro di me. Ci stacchiamo per riprendere fiato ed appoggio la mia fronte sulla sua.
-Josh, cosa siamo? Ti prego spiegamelo, perché io non ci capisco più niente.- Sussurro. Mi vengono quasi le lacrime agli occhi al solo pensiero che potrebbe finire tutto.
-Credo che amici di letto non sia più abbastanza.- Sussurra anche lui baciandomi un'altra volta. Questa volta non ci sto e lo allontano.
-In che senso?-
-Nel senso che tu mi piaci, Dan. Quando sono con te, mi sento me stesso. Mi sento libero. Non ho bisogno di fingere, perché tu mi apprezzi per quello che sono. Tutte le volte che ci baciamo, che andiamo a letto, o semplicemente che stiamo insieme, sento qualcosa che non ho mai provato. Sento come se fossi completo.- Prima ancora che me ne accorga le mie guance vengono attraversate da una scia di lacrime.
-Si, ti capisco perfettamente. Sei riuscito a farmi andare avanti, a farmi piangere e di questo te ne sarò sempre infinitamente grata. In poco tempo sei diventato così importante per me.- Appoggia le sue mani sulle mie guance e mi asciuga le lacrime.
-Tu mi piaci veramente, Dan.- Lo abbraccio d'istinto.
-Anche tu mi piaci.- Ci stacchiamo e ci baciamo.Joshua
-Che ne dici se andassimo in un posto meno caldo?- Ride mentre ci stacchiamo dopo minuti e minuti passati a baciarci.
-Casa mia?-
-Casa tua. Ho anche lasciato lì la macchina.- Sorride. Durante il tragitto per tornare a casa nessuno dei due apre bocca, ora si che siamo in imbarazzo. Non era quasi mai successo. Diciamo solo che l'ultima volta che siamo stati in imbarazzo è stata quando ci siamo svegliati nel mio letto senza neanche conoscerci.
-Wow, è la seconda volta che si crea imbarazzo tra di noi.- Sorrido guardandola un paio di secondi prima di dedicare nuovamente il mio sguardo alla strada.
-Si, hai ragione. È che è tutto così strano.- La posso vedere grattarsi leggermente il collo. Su una scala da uno a dieci eravamo in imbarazzo solo sette, ma ora siamo saliti ad otto e mezzo. Dan allunga la mano alzando il volume della radio. È una canzone che non conosco minimamente, ma lei la sa. La canticchia a bassissima voce mentre guarda davanti a sé o fuori dal finestrino alla sua destra e subito la tensione si riabbassa a sette. In meno di dieci minuti siamo finalmente sotto casa mia e, quando apriamo le portiere della macchina, sembra quasi che la tensione che si era creata si sia dissolta nell'aria attorno a noi. Entriamo nell'ascensore del palazzo in completo silenzio.
-È assurdo. Fino a quaranta minuti fa stavamo ridendo e scherzando del cameriere e dei suoi baffi, mentre ora sembra strano anche solo guardarci negli occhi. Non credi che...- Ha perfettamente ragione su tutto, ma ora come ora non voglio sentire neanche una parola. Per tutto il tempo in cui lei mi ha parlato ho avuto lo sguardo fisso sulle sue labbra, come a sperare che ci fosse un contatto con le mie. Non le faccio finire la frase, le appoggio una mano sulla guancia e lei si azzittisce chiudendo gli occhi. La distanza tra i nostri visi è davvero breve, così breve che sento il suo respiro sulla mia pelle. Neanche a farlo apposta le porte dell'ascensore si aprono costringendoci a dividerci almeno per qualche secondo. Entriamo in casa, ma prima ancora di chiudere la porta, la tiro per un braccio facendola voltare verso di me e appoggio le mie labbra sulle sue. Danette mette le mani sul mio viso e approfondisce il bacio. Entrambi sorridiamo mentre ci baciamo. Dopo pochi secondi il suono di un telefono che squilla riecheggia nella stanza, costringendoci a staccarci.
-È il mio.- Sussurra imbarazzata mentre lo estrae dalla tasca.
-Scusa, devo rispondere.- Si allontana di poco.
-Ehi, mamma, dimmi. Si, si, ci sono. Non lo so, non sono stata con loro. No, tranquilla, mandami un messaggio. Va bene, a dopo.- Riattacca voltandosi verso di me.
-Era mia madre. Voleva solo sapere se ci sono per cena, ha detto che se siamo tutti viene anche il suo compagno.- Il suo viso è completamente cambiato rispetto a prima. Se mentre ci baciavamo era serena e sorrideva, ora è in procinto di una crisi nervosa. La sua espressione non per niente quella di una ragazza felice, e non la biasimo.
-Magari tua sorella e il suo ragazzo hanno impegni. Può anche essere che rimandiate la cena.-
-Per quanto Addy sia egocentrica, credo proprio che verrà. Più che altro credo che Edward la dovrà costringere, ma secondo me non mancheranno.- Sbuffa sedendosi al tavolo in cucina.
-Se hai bisogno di sostegno, io ci sono, lo sai.- Mi siedo affianco a lei.
-Nel senso che verresti anche tu?- Sorride inclinando la testa mentre mi guarda sbattendo le palpebre più e più volte, come per convincermi.
-Io? Io... io intendevo che... non lo so... ci saremmo potuti messaggiare per tutto il tempo, però ok. Cioè, per me va bene venire a casa tua... a cena, con la tua famiglia.- Non era credibile neanche un po'. È solo che non ho idea di come comportarmi.
-Grazie!- Esclama gettandomi le braccia al collo.
-E di cosa.- Sussurro stringendola in un abbraccio. Vorrei restare così per ore, ma non appena sento che allenta la presa, la imito staccandomi.
-Ci vediamo a casa mia alle sette e mezza? Io necessito di una doccia e almeno mezz'ora di riposo, altrimenti questa sera sarà peggio di quanto non stia immaginando già ora nella mia testa.- Ridiamo entrambi e ci dirigiamo verso la porta.
-Va bene, allora a dopo.- Apro la porta.
-A dopo.- Mi lascia un lieve bacio sulle labbra prima di uscire da casa mia. Il solo contatto mi provoca una sensazione strana, tutte le volte è come se fossimo in un mondo parallelo, senza problemi o pensieri. Confermo, mi sono innamorato.
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Just You (sequel di Just Trust Me) #Wattys2018
ChickLitSequel di "Just trust me", "Just you" racconta della storia di Addison Baily e Edward Harris, due ragazzi che frequentano il college a San Diego, distanti cinque ore dalle loro famiglie e dai loro amici. La loro storia è ovviamente intrecciata a que...