Lavoro?

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È passato un anno e la situazione a casa è diventata critica. Mia madre è sempre scontrosa e depressa, mia sorella costantemente fuori casa ed io ancorata al passato. Con la morte di papà sono stati annullati parecchi debiti mentre i restanti vengono pagati automaticamente dal vecchio stipendio.

Siamo al verde e mia madre maledice l'uomo che ha sposato, il padre delle sue figlie. Per fortuna è riuscita a trovare un'occupazione che ci consente di vivere con il minimo indispensabile. Mamma lavora come donna delle pulizie, ma la paga è comunque molto bassa. Così ho deciso di trovare un lavoro part time ed aiutare la mia famiglia.

Sono le 11.00 dell'8 settembre 2017. Qualcuno bussa alla porta. È mio cugino Alessandro! Gli salto addosso e lo abbraccio con affetto. Subito dopo mi ricompongo e gli sorrido debolmente.

"Entra pure Ale."

Salgo le scale che danno sul salone fino a condurlo nella mia cameretta.

"Ho portato una cosa per te." Sentenzia.

Mi consegna una lettera color panna. La apro ad una velocità supersonica, lanciando poi un urlo per la felicità. Mi fiondo al collo di mio cugino e gli dò un sonoro bacio sulla guancia.

"Grazie Ale. Come ci sei riuscito?"

"Karen vi voglio aiutare. Questo lavoro part time è adatto a te. Lavorerai in un bar-rosticceria a due isolati dalla GREENWOLD. Inizierai il turno alle 17.00 e terminerai alle 20.00. Il sabato dalle 9.00 alle 14.00. Domenica festivo."

"Ti ringrazio, ma non credo che frequenterò la GREENWOLD quest'anno." Dico a malincuore.

"Perché? Posso pagarla io la quota intera."

"No! Faremo a metà se proprio sarò costretta ad andare lí. Non voglio usufruire della tua bontà."

"Conosco a pieno la tua situazione e voglio essere utile. Sono tuo cugino e sono in debito con te e la tua famiglia. Voi aiutaste me e mia madre in passato dopo il tradimento da parte di mio padre. Se solo ci penso...Quanto vorrei strangolarlo con le mie stesse mani!" Si blocca un secondo per poi cambiare discorso. "Quando incomincerai gli allenamenti di arti marziali?"

"Non frequenterò più l'accademia."

"Perché? Tu sei la numero uno! Sei arrivata alle finali europee!"

"E mi sono ritirata l'anno scorso. Mi ricorda troppo papà..."

"E non puoi permetterti di continuare perché i corsi costano parecchio." Conclude lui.

"Alessandro ora basta! Preferisco vedere mia sorella suonare pianoforte che combattere."

"Perché preferisci rendere felice lei?"

"È mia sorella! L'unica che è rimasta un po' in sé dopo la tragedia. Suonare la aiuta ad esternare le sue emozioni e preoccupazioni. Spero possa godersi a pieno la sua vita fin quando potrá."

"Vedrò che posso fare."

"Fare cosa? Ale non ho bisogno di altro..."

"Ci vediamo in giro." Mi interrompe per poi voltarsi e cominciare ad incamminarsi verso il salone.

Lo saluto e lo accompagno alla porta di ingresso. Il pomeriggio lo trascorro tranquillamente, rigirando più volte la lettera tra le mani, ancora scioccata per la lieta notizia. Cosa devo fare?!Passano i giorni ed è già l'11 settembre. Cosa significa? Tra poco comincerà la scuola!

Alle 21:00 ci riuniamo in cucina, cenando tutte e tre insieme. Mia sorella è al settimo cielo poiché ha saputo di essere stata accettata alla GREENWOLD. Mamma augura la buona notte a Hanna per poi raggiungermi in camera. È letteralmente furibonda. Lo si puó notare da come si è posizionata dinanzi a me ed al colorito rosso del suo volto.

"Mamma è successo qualcosa? Come mai sei qui?"

"Tu....tu....sei figlia di tuo padre! Credi di poter fare qualcosa senza che io non ne venga a conoscenza?"

"Mamma di cosa stai parlando?"

"Di questo!"

Lancia sul mio letto la lettera di lavoro che mi ha consegnato qualche giorno fa Alessandro.

"Te lo avrei detto."

"Detto quando? Domani incomincerà la scuola ed anche il lavoro."

"Scusami mamma...voglio solo aiutarti." Ammetto con un fil di voce.

"Tu devi pensare solo a studiare. Gli adulti sono tenuti a lavorare, non i ragazzi!" Mi sgrida.

"Scusami mamma."

"Scusa un corno! Ora signorina mi ascolti...domani abbandonerai il lavoro. In questa situazione ci ha messe tuo padre, il signore che tanto difendi ed ora devi ascoltare solo me. Tu lascerai il lavoro!"

Mi alzo dal letto e mi avvicino a lei con fare sicuro. Basta! Mi sono stancata di esser rimproverata per ogni cosa. Voglio aiutarla perché non è giusto che porti solo lei il pesante fardello. È giunto il momento di prendere delle decisioni!

"Con tutto il rispetto mamma...io lavorerò con o senza il tuo consenso."

"Tu...tu....come ti permetti?" Chiede scioccata ed infuriata.

Mi prende per capelli per poi ricevere due sberle in piena faccia. A causa del contatto brusco della sua mano con il mio volto avverto un leggero bruciore sugli zigomi sicuramente arrossati. Subito dopo mi costringe ad alzare il capo e guardarla diritto negli suoi occhi color cioccolato.

"Mamma io non lascerò mai il lavoro. Puoi pure mettermi in punizione o fare ciò che vuoi ma non cambierò la mia idea!"

Mi dà un altro schiaffo in faccia ed esce dalla camera dicendo:" Fai quello che vuoi. Poi non lamentarti delle conseguenze."

Mi accascio sul letto, tra le lenzuola profumate, piangendo per le parole pronunciate da mia madre poco fa. Sistemo lo zaino ed imposto la sveglia. Piango in silenzio fino a quando non mi addormento a notte inoltrata.

 Piango in silenzio fino a quando non mi addormento a notte inoltrata

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Questa è Karen

Come avrete ben compreso...Sto revisionando i capitoli per rendere la storia più accettabile e fruibile. Spero che comunque il racconto sia di vostro gradimento.

Un kiss e alla prossima.

PATTO DI SANGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora