Strane presenze nella foresta

5.6K 329 19
                                    

Oggi è sabato, ma al contrario delle mie coetanee mi ritrovo già giù dal mio comodissimo materasso perché devo andare al bar per il mio turno. Esco di casa alle 8:30 e alle 8:50 mi trovo già al lavoro. Appena entro, mi si avvicina Fidia tutta sorridente. Come fa ad essere così pimpante anche di prima mattina?!

"Oggi per le dipendenti colazione gratis! Hai solo dieci minuti di tempo. Sabato prossimo cerca di arrivare prima."

"Grazie mille. Prenderò solo un caffè senza zucchero."

La mattinata passa tranquillamente eppure ad un certo punto mi sono sentita osservare. Ero sicura di aver visto appiccicata al vetro principale quell'oca di Valeria. Strano dato che non passa mai di qui. Termino il turno alle 14:00 e dire che sono affamata è pura blasfemia. Per foruna quando torno a casa, pranzo con mamma e Hanna. Svolgo i compiti fino alle 18:15 poi decido che è sufficiente dopo una giornata così intensa. Indosso qualcosa di decente, ma comodo per poi uscire di casa e salutare mamma. Prossima destinazione: Cascate delle Marmore. Prendo la bici, infilo gli auricolari nelle orecchie e pedalo sino alla mia destinazione con i brani degli Immagine Dragons ad alto volume. Dopo una mezz'oretta arrivo a destinazione, colgo un fiore color porpora e lo poso sul grande masso dove perse la vita mio padre. Prego Dio di tenerlo con sé sino al nostro futuro e lontano incontro. Tutto ad un tratto mi tolgo i sandali, vado verso il laghetto che si è formato ai piedi della cascata ed immergo i piedi. Osservo il crepuscolo cambiare colore dal rosso all'arancione al blu. Mi lascio cullare dal dolce tintinnio dell'acqua che scorre con un moto apparentemente incessante. Ad un certo punto sento che qualcosa si muove attraverso i cespugli.

"C'è qualcuno? Se siete i soliti ragazzi che mi fanno gli scherzi, giuro che questa volta vi stacco la testa a morsi!" Sbraito anche se dentro di me tremo come foglia.

Odio esser sola in nomenti come questi. Talvolta prendo delle decisioni talmente stupide da rendermene conto solo quando mi ritrovo dinanzi ad una spiacevole situazione. Continuo ad osservare in quella direzione: sembra che l'essere sia balzato sulla chioma dell'altissimo albero per poi scendere tra i cespugli. Riesco ad intravedere due occhi color rosso sangue. Tolgo immediatamente i piedi dall'acqua ed infilo i sandali. Ho distolto lo sguardo per un solo misero secondo e quei due occhi sono giá spariti. Anche il fiore che avevo lasciato per papà non c'è più!

"Adesso basta! Fatti vedere, CODARDO!" Sbotto sull'orlo delle lacrime.

Sento dei passi frettolosi provenire dalla foresta. Basta rimunginarci sopra e sta fermi a non combinare nulla. Prendo un bastone e mi preparo per colpire il malcapitato di turno. Appena noto che qualcuno esce dai cespugli, mi fiondo su di lui ed inizio a colpirlo con forza.

"Karen, Karen, SEMTTILA! Sono io, sono Alessandro!"

Mi blocco immediatamente e gli chiedo scusa, saltandogli addosso.

"Non volevo colpirti." Mi scuso.

"Di sicuro non volevo essere pestato a sangue da te!"

"Non esagerare." Dico in una risata isterica.

Non riesco a terminare di pronunciare la frase che mi rendo conto che gli sta sanguinando il sopracciglio destro. Mi sento così in colpa. Ho esagerato nel colpirlo così forte, ma mi ha fatto venire un mezzo infarto con tutti quegli strani rumori.

"Scusami Ale però dopo tutto è stata colpa tua!"

"Colpa mia?"

"Sì. Colpa tua! Mi hai spaventata con tutti quei movimenti tra gli alberi."

"Karen giuro su chi ho più caro al mondo che non ero io."

"Allora chi era? Il fantasma del bosco?"

Rido, ma stranamente lui rimane impassibile e si fa subito serio.

"Karen non devi venire più qui da sola. Giuramelo!" Mi rimprovera.

"Non ti prometto nulla fino a quando non mi spiegherai il perché!"

"È tardi ed una ragazza di diciassette anni non spreca il sabato sera vagando nel bosco." Cerca di spiegarmi la sua apprensione.

"Non me la racconti giusta. Spara il rospo o io...io...resterò qui tutta la notte!" Lo minaccio.

"E cosa dirai a tua madre?"

"Le manderò un messaggio. Lei sa che sto con un'amica."

"E se sapesse la verità?"

Non l'ha detto veramente! È impossibile che mio cugino mi minacci. Mi riscuoto da un primo momento di shock.

"Non te lo perdonerei mai! Io sono stata sempre sincera con te. Cosa ti preoccupa di questo posto? È un anno ormai che vengo qui quasi ogni sabato."

"Si parla di una creatura, un mostro, che sta uccidendo la selvaggina. Due sere fa è morto un altro uomo. Ma il decesso non è ancora chiaro. Penso sia arrivato in città un serial Killer. Questo posto non è più sicuro per te!"

"Quindi posso venire qui solo se mi ci porta qualcuno che può difendermi?"

"Esatto!" Esclama con occhi luccicanti.

"Io conosco la persona ideale. Non preoccuparti per me. Ho la soluzione. D'ora in avanti verrò qui con un mio compagno."

"Sicura di poterti fidare di lui?"

"Si, sicurissima."

Questa è la bugia più assurda che io abbia mai detto in vita mia! Perché? Il perché è semplice. La persona è Hagyak. Passo la serata in compagna di Alessandro e alle 23:00 sono già a casa. In realtà ero rimasta parecchio scossa a causa di tutti quei suoni bizzarri in foresta. Appena penso a quelle due iridi mi viene la pelle d'oca. Sospiro e mi infilo sotto le coperte poiché questa sera c'è un venticello abbastanza freddo.

PATTO DI SANGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora