Colloquio di lavoro

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È da più di mezz'ora che corro lungo vari corridoi. Dove sarà finita Hanna?! Improvvisamente mi si illumina il neurone dell'intelligenza. Mi precipitò verso i bagni dove trovo mia sorella accovacciata contro il freddo e lurido muro della toilette. Mi avvicino a lei con calma e la abbraccio forte a me. Hanna si allontana come scottata.

"Hanna perché fai così?"

"Perché non voglio essere presa di mira come te e fare una brutta figura davanti a tutti!"

Inizia a piangere così la stringo a me come per farle capire che io sono qui, accanto a lei.

"Hanna ciò che dicono quelle galline non importa. Ti dovrebbe interessare quello che pensano le persone a cui tieni o che sono essenziali per te!"

"Lo so. Però non volevo fare quella figuraccia davanti a quel ragazzo!"

"Quale ragazzo?"

"Visto! Tu neanche li vedi! Quello biondo!"

"Hanna i ragazzi non sono la fine del mondo!" Mezza verità.

Non riesce ad obiettare perché io mi fiondo con le braccia al suo collo e le stampo un caloroso bacio sulla guancia scarlatta e liscia. Usciamo dal bagno e ci dividiamo quando arriviamo difronte alla 1B. Dopo averla lasciata in classe, mi dirigo nel laboratorio di chimica e rimango lì sino alle tre. Suonata l'ultima campanella, mi avvicino a Nicolas.

"Nick anche tu hai scelto chimica?"

"Certo. Mi sono iscritto anche al corso di robotica e fisica. Tu?"

"Biologia e fisica."

"Hai scelto quale sport praticherai durante l'anno?"

"Si, pallavolo. Tu?" Domando a mia volta.

"Arti marziali"

"Davvero!" Esclamo sorpresa.

"Si. Come mai tu non ti sei iscritta al corso?"

"Perché insegnerò autodifesa ai ragazzi che frequentano le prime e le seconde classi."

"E non mi rendi partecipe di una cosa del genere?!"

"Scusa, scusa." Sorrido divertita.

Alle 16:00 finalmente esco da scuola e raccomando a mia sorella di tornare subito a casa. Prossima destinazione: Coffey Time. Entro nel bar e subito mi raggiunge una ragazza sui diciassette anni.

"Signorina lì c'è un tavolo libero. Mi segua."

"Hai frainteso, io sono qui per il lavoro."

"Fantastico! Tu sei quella nuova. Allora per di qua." Cinguetta felice.

Mi accompagna sul retro del locale e mi fa accomodare su una sedia in legno. Dopo qualche istante entra in stanza una signora sui trent'anni.

"Io sono Fidia, il tuo capo. Piacere di conoscerti."

"Sono lieta di fare la sua conoscenza." Dico con estrema accortezza.

Fidia e la ragazza che mi ha accompagnata si guardano e scoppiano a ridere. Probabilmente mi hanno presa per una folle o probabilmente hanno pensato che sia uscita da un film degli anni venti.

"Non c'è bisogno di tutte queste formalità!"

"Mi scusi. Ehm...scusami."

"Così va meglio."

Divento rossa per l'imbarazzo. Possibile che non riesco a combinarne una giusta?!

"Lei è Sonia. Ha la tua stessa età. Ti spiegherà cosa dovrai fare. Un'ultima cosa, chiamami per nome."

"Grazie Fidia."

Sorride dolcemente, accennando un sí col capo. Esco dalla stanza con Sonia sicuramente più rilassata rispetto a prima. La serata passa in fretta poiché sono venuti pochi clienti. Alle 21:00 termino il turno, tornando poi a casa in bici. Trovo la tavola imbandita per una persona e la cena nel forno. Sospiro rassegnata, scuotendo il capo in senso negativo. Mangio e poi vado in camera di mamma. Busso e senza aspettare alcuna risposta entro. È stesa sul letto a guardare la tv, ma i suoi occhi sono spenti come ogni sera.

"Mamma devo dirti una cosa." Esordisco, prendendo coraggio.

"Cosa vuoi ora da me? Ieri non hai seguito il mio consiglio ed ora pretendi che io ti ascolti?"

"Si, mamma. Ieri ho sbagliato, dovevo dirtelo prima. Facciamo un patto, PER PIACERE!" La supplico.

"Di che si tratta?" Chiede, distogliendo lo sguardo dal teleschermo.

"Se riesco ad andare bene a scuola terrò il lavoro, in caso contrario lo lascerò. Ci stai?"

Ci pensa su qualche secondo per poi rispondermi:" Ci sto!"

"Un'altra cosa." Continuo.

"Cosa altro hai combinato?" Chiede sull'orlo di una crisi di nervi.

"La preside mi ha dato il compito di allenare nelle arti marziali i ragazzi di primo e secondo superiore durante le ore scolastiche. Il maestro si è ammalato. Mi pagheranno 300 euro al mese. Farò lezione dalle 15.00 alle 16.00 per due volte alla settimana."

Mi allontano leggermente da lei perché ho paura di una sua probabile reazione. Si alza dal letto e mi dice:" Questa sì che è una buona notizia! Una carta in più per lasciare il lavoro."

Volgo la testa di lato, ma tutto ad un tratto mi ritrovo tra le sue braccia. Rimango sorpresa da questo suo gesto d'affetto vero e sincero.

"Dimmi solo il perché vuoi lavorare." Mi scruta con un sopracciglio alzato.

"Perché voglio aiutarvi e..."

"E?" Mi sprona a concludere il discorso.

"Mi sento libera per la prima volta dopo tanto tempo." Ammetto con voce leggermente incrinata.

Mi stringe forte a sé e deposita un dolce bacio sulla mia fronte. Mi augura la buona notte per poi stendersi nuovamente sul letto. Vado a dare il bacio per il buon riposo a mia sorella, dirigendomi poi in camera mia. Sono letteralmente esausta! Appena tocco il mio soffice cuscino, Morfeo mi accoglie nel suo mondo.

PATTO DI SANGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora