12. ALEASE HA 31 ANNI

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Bollino rosso.

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«Non dovevi disturbarti» mormorò Alease a Curt, quando furono in fila per consegnare la lista delle ordinazioni.

«Nessun disturbo» rispose lui, e seguì un lungo silenzio.

C'erano talmente tante cose da dire, Alease aveva talmente tante domande. Infine fece la più semplice: «Cos'è successo nella giostra...?»

Curt le sorrise, un sorriso ironico, come una presa in giro. «Non ti è chiaro?»

Alease arrossì all'idea che lui la credesse tanto ingenua. «Voglio dire... perché lo hai fatto? Non ci conosciamo neanche.»

«E tu perché non mi hai fermato?» Curt la fissava con la stessa intensità famelica di prima. «Ho visto qualcosa nei tuoi occhi. Come una fiamma, ma debole. Mi hai attratto e ho sentito l'urgenza di salvarti da qualsiasi cosa ti stesse spegnendo. Sapevo che non ti saresti tirata indietro.»

Alease rimase sconvolta e incantata dalle sue parole. Non aveva mai sentito nessuno parlare in quel modo prima d'ora.

Poi dal nulla, Curt chiese: «Dov'è il padre di Drew?»

«È morto.»

«Non è vero.»

Alease lo fissò. Non la stava mettendo alla prova; era convinto di quello che aveva detto. «Per me è come se lo fosse» cedette quindi. «E la madre di Marvin?»

«Lei è morta sul serio.»

«Mi dispiace. Ti manca?»

«No. Non eravamo neanche sposati. Era complicata.» E di nuovo cambiò argomento. «Perché hai deciso di tenere Drew?»

«Non ho pensato neanche un secondo di rifiutarlo.» Non era vero, ci aveva pensato, nei minuti successivi alla scoperta, chiusa in bagno col test di gravidanza tra le mani. Ci aveva pensato, era la soluzione più semplice da prendere, lasciare le cose come stavano. Ma poi si era sentita un verme. Qualunque cosa lei avesse fatto, non era giusto che a pagare fosse il suo bambino. «Ora è l'unica cosa che dà un senso alla mia vita.»

La fila si mosse e loro avanzarono.

«Ti voglio rivedere» disse d'impulso Curt.

Alease non ne era sorpresa; aspettava da tempo che lo dicesse, da quando si era unito alla loro compagnia, ma voleva capire. «Perché?»

«Perché vedo una fiamma nuova nei tuoi occhi. So di piacerti, e tu piaci a me. Non facciamola tanto lunga.»

Alease sentì un caldo languore nello stomaco, e le sue ginocchia tremarono. «Okay» rispose a labbra secche. Quell'uomo le sconvolgeva l'organismo, e non la stava nemmeno toccando.

«Domani.»

«Cosa? No, domani lavoro.»

«Fino a che ora?»

«Beh, fino alle sette, ma poi devo cucinare la cena per Drew...»

«Cucinerò io per te. Vieni a casa mia, alle sette e mezza.»

«No, non se ne parla.»

Curt piegò il viso verso il suo. La sovrastava di tutta la testa e Alease si sentiva indifesa come un topolino. Lo vide avvicinare la bocca alla sua e fremette di desiderio. Poi Curt sussurrò: «La stai facendo lunga. Ho una voglia matta di baciarti qui davanti a tutti. Se non accetti il mio invito, lo farò.»

Alease avrebbe tanto voluto che lo facesse, ma sapeva che Drew e Alice e tutti gli altri avrebbero potuto vederli. Indietreggiò. «V...va bene, domani alle sette e mezza.»

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