33. ALEASE HA 32 ANNI

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La Gray's Creek aveva indetto un consiglio di istituto per quel lunedì pomeriggio per affrontare il problema della droga tra gli studenti. Alcuni ragazzi del secondo anno erano stati sorpresi a fumare marijuana nel cortile scolastico, e ai professori era parso necessario organizzare un confronto faccia a faccia coi loro irresponsabili genitori.

Perciò erano stati convocati tutti nella gigantesca palestra e, seduti sulle gradinate di legno, ascoltavano il vociare severo e frettoloso della preside, una tipa bassina e quasi anoressica, col tatuaggio di un dragone sul collo. Ad Alease non pareva affatto una preside e non le avrebbe neanche dato credito se non l'avesse sentita parlare. Aveva una voce sferzante, come un colpo di frusta, che riusciva a raggelare persino lei. Coi ragazzi doveva essere micidiale.

Stavano ascoltando la manfrina sulla sicurezza da un'ora e mezza quando uno dei professori si alzò per decretare una piccola pausa, e indicò ai genitori stremati e annoiati il rinfresco in fondo alla palestra.

Alease si alzò stiracchiandosi e sbadigliando, e lo stesso fece Curt al suo fianco. «Che perdita di tempo» lo sentì sbuffare.

«Lo so» mormorò Alease, umile. «Scusa se ti ho chiesto di venire.»

Lui le strinse brevemente la mano, rasserenandola. «L'ho fatto volentieri. Ma ora mangiamo qualcosa, almeno diamo un senso a questa stupidaggine.»

Si avvicinarono al rinfresco tra il chiassoso vociare dei genitori presenti. Avevano appena preso una tartina a testa quando Alease notò una donna tozza dai folti capelli rossi poco più in là. «Guarda, c'è Heather.»

Si avvicinarono a lei e Alease notò che non era sola, ma impegnata in una discussione piuttosto accesa con una bellissima, elegante e raffinata bionda che sembrava uscita da una rivista di moda.

Fece un timido gesto di saluto, pronta ad andar via se non fosse stato il caso di interrompere quella che pareva a tutti gli effetti una litigata. Heather aveva un sorriso sprezzante dipinto in faccia, la mascella contratta, mentre la bionda era rossa in viso e stringeva tra le mani un bicchiere di succo come se si preparasse a scagliarglielo contro.

All'apparire di Alease entrambe si voltarono. Il volto incollerito della bionda si fece ancora più acceso quando si fissò su Curt. Per un attimo restò a bocca spalancata; poi, con un suono quasi animalesco, lo raggiunse in due rapide falcate e gli stampò una cinquina sulla guancia, strillando: «Figlio di puttana!!!»

Alease rimase raggelata, Heather inspirò bruscamente l'aria tra i denti, allibita.

Curt non disse nulla, si limitò a massaggiarsi la guancia che già si stava arrossando, mentre la bionda continuava a urlare come un'indemoniata: «Come osi stare ancora di fronte a me dopo tutto quello che hai fatto?!»

Intorno a loro iniziava già a radunarsi gente per assistere alla sceneggiata, ma Alease era troppo sconvolta per vergognarsi di essere al centro dell'attenzione.

«Felice di rivederti, Pearl» disse Curt, con un freddo, falso sorriso. «Vedo che gli anni non hanno mitigato il tuo carattere. Sei identica a tua sorella.»

«Non osare!» sbraitò la bionda, digrignando i denti perfetti, la voce rotta dalla collera. «Non osare parlare di lei! Stronzo... stronzo figlio di puttana!» Sembrava incapace di formulare una frase di senso compiuto, mentre si lasciava trascinare dalla furia. Ansimava come se avesse corso una maratona. Ora non sembrava più così bella; pareva una maschera grottesca deformata dall'ira e Alease temeva che sarebbe esplosa come un palloncino.

A fare da contraltare alle sue strida, il tono di Curt era calmo. «Stai dando spettacolo come al tuo solito. A che serve? Il passato è passato.»

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