52. DREW HA 16 ANNI (PT 2)

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Oltre il portone in ferro battuto si estendeva una stradina sterrata che conduceva ad un ampio cortile; il garage/officina del signor Gold si apriva su di esso. C'erano già due auto parcheggiate coi cofani spalancati simili a fauci affamate.

L'unico essere vivente oltre a lui era un cane spelacchiato che sonnecchiava in un angolo. Al suo arrivo sollevò pigramente una palpebra, constatò che non pareva un soggetto pericoloso e tornò ad abbandonarsi al Morfeo dei canidi.

Drew entrò nel garage ma, prima che potesse chiamare qualcuno, udì dei passi scendere le scale che intravedeva dietro un'alta scaffalatura in metallo piena di attrezzi. I passi erano rapidi, leggeri e baldanzosi, quasi come se invece di scendere i gradini quella persona ci stesse danzando sopra.

Drew osservò la ragazza quasi catapultarsi nel garage e poi arrestare la sua impetuosa spinta. Le sue labbra, piccole, morbide e lucide, si schiusero in un cerchio di sorpresa.

«Ciao! Hai bisogno?»

Drew si prese il suo tempo per osservarla, ma senza sembrare maleducato. Doveva avere più o meno la sua età ed era carina, con capelli lisci come spaghetti che le spiovevano ai lati della testa ovale e armoniosa. Gli occhi verde chiaro erano struccati e lo fissavano con curiosità. Abbandonando l'espressione sorpresa, la sua bocca si era aperta in un sorriso sbarazzino che le gonfiava le guance in un modo che la faceva apparire ancora più giovane e innocente.

Il suo sorriso vagamente sarcastico lo fece tornare in sé. «Cerco Gold.»

«Mio padre è uscito, ma dovrebbe arrivare a momenti. Sei rimasto a piedi?»

«No, sono qui per l'annuncio. So che cerca personale.»

La ragazza scoppiò in una risata stridula. «Ti conviene scappare prima che papà senta che sei interessato!»

«È così cattivo?»

«Peggio di Capitan Uncino, Gaston e Jafar messi insieme!»

Per qualche motivo, il fatto che gli avesse citato dei cartoni animati per bambini fece svanire la flebile scintilla di eccitazione che la vista di quella ragazza sorridente e particolarmente svestita – indossava un top cortissimo che le lasciava scoperta la pancia e degli shorts davvero limitati – aveva suscitato.

«Come ti chiami?» gli chiese la ragazza.

«Drew.»

«Io sono Ellie. Vuoi entrare mentre aspetti? Fa un caldo assurdo. Sono scesa solo per riempire la vaschetta di Grumpy.» Versò la bottiglietta d'acqua che teneva in mano nella ciotola del cane, che mosse appena il muso sbuffando un ringraziamento.

Drew tenne gli occhi fissi sul fondoschiena esposto di Ellie. Gli parve che si stesse piegando in maniera più sexy del dovuto, tenendo le gambe abbronzate ben distese invece che inginocchiarsi come fanno tutti gli esseri umani. Riusciva persino a scorgere le due graziose fossette di Venere che si aprivano poco al di sopra del bordo degli shorts.

Ellie si raddrizzò e Drew cercò di ricomporsi, distogliendo da lei l'attenzione dei suoi due cervelli, ma non era facile; era da settimane che non faceva sesso con una ragazza e l'astinenza si faceva sentire più prepotente che mai.

«Allora, vieni?»

L'offerta gli parve piena zeppa di doppi sensi e promesse e non ci pensò due volte a salire in casa con lei.

Abitava in un appartamento piacevolmente fresco. I ventilatori andavano a manetta e quando Ellie gli mise in mano una birra e si sedette accanto a lui sul divano tutto gli parve perfetto.

Chiacchierarono per un bel po'. Ellie annuiva ad ogni sua frase, scoppiando in qualche risata civettante che lo inorgogliva – anche se non diceva quasi nulla di divertente. Iniziò a fare lo sbruffone e il simpaticone solo per vedere quelle fossette ai lati della sua boccuccia piena di lucidalabbra. Destinee non rideva mai delle sue stupidaggini, anzi una volta gli aveva persino detto che sembrava ancora più giovane e idiota quando le diceva; da quel momento Drew aveva smesso di tentare di essere divertente.

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