40. HEATHER HA 47 ANNI

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Pete non le aveva creduto, anche se non era stato tanto scortese da farglielo capire. Aveva detto che avrebbe riflettuto su ciò che Heather gli aveva raccontato, ma poi non si era più fatto sentire. Evidentemente riteneva una pazzia coinvolgere la polizia in un caso vecchio di quindici anni. E forse insieme a Leslie aveva sepolto anche ogni desiderio di andare a fondo di quella storia. Forse voleva solo dimenticare e guardare avanti.

Heather avrebbe voluto fare altrettanto ma lui glielo impediva. Lo vedeva ovunque, nei posti più inaspettati, per strada, a lavoro confuso tra i dipendenti… Una volta aveva persino scambiato Richard per lui, quando se l’era ritrovato davanti alla porta di casa.

Thompson era preoccupato per lei, lo vedeva da certi sguardi che le lanciava. Le ripeteva che doveva stare tranquilla, che non le avrebbe fatto del male. Se non voleva rivolgersi alla polizia senza prove, allora doveva provare ad ignorarlo, a convincersi che fosse solo uno scherzo malsano, come credeva lui. Heather ci provava ma ogni volta che lo scorgeva in mezzo alla folla o se lo ritrovava alle spalle al supermercato sobbalzava spaventata e scappava via.

Ma quella sera doveva sforzarsi di stare tranquilla. Aveva organizzato la prima cena ufficiale con Richard e Becca e voleva che tutto andasse per il meglio. Stava parcheggiando l’auto lungo la strada – sfortunatamente la loro bella casetta non comprendeva anche un garage, ma solo uno spazio riservato davanti al vialetto – quando lo vide di nuovo e le si accapponò la pelle.

Perché stavolta non la stava semplicemente fissando con quel ghigno demoniaco. Stava parlando con sua figlia.

Il cuore che le batteva come un tamburo, Heather vide rosso. La paura e la rabbia si mischiarono dandole la forza di balzare fuori dall’auto, facendo strombazzare un’altra macchina che le aveva quasi staccato la portiera durante la corsa. Si slanciò contro l’uomo e, senza riflettere, gli diede un colpo forte alla nuca con le mani intrecciate.

Lui lanciò un urlo sorpreso, spostandosi e mostrando così il volto sconvolto di Becca.

«Mamma! Ma che cavolo fai?!»

Heather quasi non la udì. Era intenta a fissare sconcertata l’uomo che si massaggiava il collo e le restituiva uno sguardo di antipatia. Non era Lupini. Vestiva come lui, avevano gli stessi capelli, ma non era il fantasma che la tormentava.

«Qual è il suo problema, signora?» proruppe l’uomo, che doveva avere circa sessant’anni e un aspetto autoritario.

Heather era senza parole, troppo esterrefatta persino per arrossire. «Mi dispiace… L’avevo scambiata per…» Si impappinò, andando alla ricerca di una buona giustificazione, mentre i due, ammutoliti, la incitavano con gli occhi. «Cercavo di proteggere mia figlia» disse infine in un basso mormorio.

L’espressione tempestosa dell’uomo si distese un pochino. «Ah. Beh, non le pare una maniera un po’ drastica?»

La luce dei lampioni le diede l’ispirazione. «È buio. Ho frainteso la situazione. Pensavo la stesse infastidendo.»

Becca non era affatto convinta, ma in un secondo la sua faccia mutò e un risolino palesemente finto le sfuggì dalle labbra carnose. «Mia madre. Una ninja!» Fece un gesto con la mano. «Lui è Mr. Caltron, il mio professore di inglese.»

Lui non le tese la mano, ma spiegò: «Ci siamo appena incontrati e sua figlia mi stava parlando del romanzo che sta scrivendo.»

«Romanzo?» cadde dalle nuvole Heather.

«Te l’avrei detto stasera» interloquì Becca.

«Spero di non avere rovinato una sorpresa. Comunque ora devo scappare» disse il professore a Becca. «Portami il primo capitolo a lezione e ci darò un’occhiata. Se una storia è valida, lo si vede dalle prime righe.»

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