38. BECCA HA 14 ANNI

760 53 29
                                    

Anche quella serata era trascorsa al bar di Nancy, ma stavolta le ore erano volate. Non era rimasta come al solito a fissare con sguardo torvo gli altri clienti andare e venire, non aveva guardato la partita di football disprezzando quegli uomini che passavano la vita ad inseguire una palla e guadagnavano più in due ore di quanto Nancy avrebbe mai guadagnato nella sua vita.

Era rimasta tutto il tempo china sul suo nuovo quaderno, a lasciare che l'inchiostro defluisse dalla penna, imprimendo tutti i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi desideri su quei fogli di carta. Quando Nancy la chiamò gentilmente dicendole che era meglio se tornava a casa, Becca si accorse che era mezzanotte passata. Aveva spento il cellulare per isolarsi dal mondo, ma appena lo riaccese trovò diverse chiamate di sua madre, nonché messaggini sempre più spaventati e arrabbiati.

Le rispose brevemente che stava tornando, sicura che l'aspettava una sfuriata coi fiocchi ma incapace di preoccuparsene davvero. Aveva l'impressione che il mondo reale si stesse appannando, assumendo contorni sempre più vaghi e sfumati, mentre quell'universo fittizio che stava creando nella sua storia diventava sempre più realistico, assorbendo ogni fibra del suo essere. Lei non stava realmente infilando il quaderno nel suo zaino e uscendo dal bar. Lei era ancora Gabry Holmes, seduta su una panca ad osservare i ragazzi della squadra di football allenarsi e le cheerleader strillare e ridacchiare, loro così belle e magre e sofisticate, lei così sciatta, timida e grassa. La Queen B Dolly Preston l'aveva appena raggiunta e si preparava a giocarle uno dei suoi soliti brutti scherzi. E Becca riusciva ad imprimere in Gabry un senso di paura e impotenza che lei non aveva mai provato. Lei, piuttosto, avrebbe risposto per le rime a quella puttana, le avrebbe tagliato i capelli o versato addosso del latte al cioccolato. Ma Gabry era nuova in quella scuola, non voleva farsi nemici, non capiva perché i ragazzi più popolari la prendessero di mira. D'accordo, era brutta e goffa, ma era una giustificazione questa?

Ci arriverai, Gabry, pensò Becca. Ti farò diventare una tosta, anche se non sarai mai una strafiga. Imparerai a difenderti da sola, e gliela farai vedere a quella troia di Dolly Preston.

L'aria ghiacciata le faceva formicolare le guance, l'unica parte del corpo scoperta sotto il berretto di lana, il giaccone pesante e la lunga sciarpa scura. L'umidità era tremenda, il suo naso venne subito cosparso di una patina di brina e lei ci passò sotto le dita, infastidita, camminando rapida per scaldarsi e arrivare prima a casa, che dal bar di Nancy distava appena un chilometro. Ma la strada era deserta, i lampioni rari e Becca ebbe per tutto il tempo la sensazione che qualcuno la spiasse, ma forse si stava facendo condizionare troppo dal suo romanzo. Anche Gabry veniva continuamente spiata, anche se non sapeva da chi – si trattava di Howard, un altro nerd sfigato come lei, troppo timido per approcciarla direttamente, ma che aveva intravisto in Gabry una persona vera e sensibile, ingenuamente buona, con cui avrebbe potuto fare squadra contro il mondo dei popolari.

Becca si distrasse di nuovo pensando alla sua storia e non vide l'alta figura immersa nell'ombra fino a quando non ci sbatté quasi contro. Allora sobbalzò all'indietro, stringendo le bretelle dello zaino, mentre il cuore le batteva forte.

«Non ti sembra tardi per andare in giro, Rebecca?» disse una voce maschile.

Il fatto che la conoscesse la spaventò ancora più della sorpresa di trovare qualcuno in quelle strade deserte. Non sapeva cosa quel ragazzo – perché sembrava un ragazzo, alto e magro com'era – volesse, ma l'aveva apostrofata, quindi doveva essere lì proprio per lei.

«Sei in giro anche tu, mi pare» rispose spavalda, ma in realtà stava solo cercando di prendere tempo per trovare una via di fuga o qualcosa nei paraggi da utilizzare come arma.

«Io sto lavorando» rispose quello. Aveva una voce maligna, ghignante, che a Becca ricordò qualcosa, ma era una sensazione molto vaga che le sfuggì subito.

GenerationsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora