In casa non volava una mosca. Era l'una di notte e Heather era stata svegliata dall'ennesimo incubo. Nessuna variante. Erano sempre in quella stradina buia, vedeva sempre quelle luci abbaglianti ferirle gli occhi, risentiva le urla di orrore delle sue amiche. Si svegliava sempre un attimo prima dell'impatto con l'auto di Zach Lupini.
Si tirò su a sedere, tergendosi il sudore dalla fronte. Stavolta non c'era Richard a darle sollievo. Ne sentiva terribilmente la mancanza. Non avrebbero passato un'altra notte insieme per chissà quanto tempo, e solo perché lei non aveva il fegato di dire la verità a Becca. Non le aveva nemmeno detto che frequentava un uomo, perché poi lei avrebbe fatto domande e cosa avrebbe potuto risponderle?
Si mise la vestaglia, calzò le pantofole e andò in cucina a farsi un tè. Era un'abitudine che aveva preso in Irlanda, quando viveva ancora con la sua famiglia. Sua madre era inglese ed era solita dire che non c'era problema al mondo che non si potesse alleviare con un buon tè. Per il padre erano tutte sciocchezze; lui odiava quella che chiamava "acqua sporca". Rick aveva preso da lui, ma quando la mamma glielo preparava convinta di poterlo confortare non diceva mai di no. Era sempre così gentile, Rick, con tutti. Non aveva un solo nemico, era l'uomo più cortese e simpatico sulla terra. L'odioso tumore se l'era portato via troppo presto.
Se almeno non si fosse sposato così giovane avrebbe potuto averlo tutto per sé ancora un po'. Quando si erano trasferiti insieme per inseguire il sogno americano, Rick era uno scapolone impenitente, ma poi era arrivata Alice e lui aveva perso la testa. Ma Heather non poteva biasimarlo, anche tra lei e Rudy era stato un colpo di fulmine, ed era finita malissimo.
Il bollitore fischiò e Heather si versò il tè. Lo beveva sempre con un goccio di latte, come lo faceva sua madre.
Si girò per andare al tavolo, e la tazza le cadde di mano, frantumandosi sul pavimento.
«Salve, Heather» disse l'uomo.
Lei rimase troppo scioccata perfino per gridare. Impietrita, fissava quel volto che da anni perseguitava i suoi sogni. Quel volto che avrebbe dovuto essere sepolto in un cimitero a Hope Mills.
«Sorpresa di vedermi?»
I polmoni di Heather ritrovarono aria e lei spalancò la bocca. Subito l'uomo sollevò una pistola, bloccandole l'urlo in gola.
«Non ti conviene.»
Lei rabbrividì di terrore. Sentì la vescica cedere pian piano ed ebbe la consapevolezza che se la sarebbe fatta addosso a breve.
«Perché non prepari una tazza anche a me? Anche se suppongo ti ci vorrebbe qualcosa di più forte, ora. Bevi ancora?»
Heather ritrovò la voce, anche se le ginocchia minacciavano di crollare da un momento all'altro. «No» rispose roca. «Ho smesso.»
«Non si smette mai veramente.» L'uomo mise via la pistola e le si accostò. Heather indietreggiò, ma lui si limitò a prendere il bollitore e a riempirsi un'altra tazza di tè. «È strano vedersi ancora. Pensavi che fossi morto. L'ho pensato anch'io, per un breve momento. Se non fosse passata quella macchina, probabilmente sarebbe stato così. Mi hanno salvato, mentre tu e le tue amiche mi avete lasciato lì a morire.»
Il tono era gentile, non così i suoi occhi, che sprizzavano odio.
«Ti hanno seppellito» disse Heather, con voce atona.
«Ma davvero? E come spieghi il fatto che io sia qui? Hai bevuto e stai avendo un'allucinazione? Stai sognando?»
«Può darsi. Non sei reale.»
L'uomo le gettò il tè bollente in faccia, ustionandola. Heather scattò via, pulendosi il viso con le mani e trattenendo un grido.
«Questo è reale, però» sibilò l'uomo, posando la tazza con un tonfo sul ripiano in madreperla della cucina.
«Cosa vuoi?» domandò lei in un sussurro tremante.
L'uomo le si avvicinò, fino a stringerla all'angolo. «Farvela pagare» sillabò. La violenza nella sua voce era palpabile. Il suo viso bianco, cadaverico, prese vita. Gli occhi da squalo che avevano terrorizzato Leslie si accesero di una luce maligna. «Le tue amiche hanno preso la via più drastica. Tormentate dal rimorso, hanno preferito uccidersi davanti ai miei occhi piuttosto che costituirsi. Tu cosa farai?»
Heather cercò di stare calma e di dare un senso a quello che vedeva e sentiva. Era impossibile che lui fosse vivo. Aveva partecipato al funerale. D'accordo, non aveva visto il suo corpo, ma aveva visto la bara, la lapide... Aveva visto le lacrime sul volto di sua figlia. Stava recitando? Sapeva che suo padre era vivo? Ma lo era poi davvero?
Lo osservò attentamente, cercando di non cedere al panico. Lo ricordava bene, lo aveva visto diverse volte anche prima dell'incidente. I capelli sale e pepe, gli occhi scuri, la linea severa della bocca che dava a pensare che fosse un uomo rigido quando invece era un gran burlone, stravedeva per sua figlia e aveva sempre trattato bene anche Heather. La invitava spesso a pranzi e cene, passavano insieme le festività e per lei e Rick, appena migrati dall'Irlanda, era stato come trovare un'altra famiglia, un altro padre amorevole.
Quello spettro dalle guance incavate e gli occhi vuoti era molto diverso dal Lupini che tagliava il tacchino del Ringraziamento e faceva preghiere fasulle ed esilaranti prima dei pasti. Era diverso nello spirito, ma identico nell'aspetto. Era questo l'elemento che più la confondeva.
Drizzò il mento, sfoderando tutta la sua sicurezza. «Se volessi vedermi in prigione, sarei già in manette. Se sei qui, è perché speri di terrorizzarmi al punto da farmi commettere una sciocchezza. Ma io non sono come le gemelle.»
«Lo so bene. È per questo che tornerò a trovarti. Non ti voglio uccidere.» L'uomo le si accostò tanto che Heather poté percepire il tanfo di morte e putrefazione uscire dalle sue labbra livide. «Voglio farti impazzire» sussurrò lui, col tono più malevolo che la donna avesse mai udito. «Voglio che tutti quelli che ami pensino che tu abbia perso il senno. A cominciare dalla tua grassa ragazzina, per finire col tuo amato professore.»
Heather si sentì salire il cuore in gola. Come sapeva di Richard?
L'uomo uscì dall'appartamento. Heather rimase immobile ancora per qualche minuto. Poi fece qualcosa che non faceva da anni. Aprì il frigo, afferrò la bottiglia di rosso che usava per cucinare la carne e se ne versò un bicchiere generoso, tracannandolo in poche sorsate.
Quando sentì farsi il vuoto nella testa e i nervi distendersi, prese il cellulare, componendo il numero con mani tremanti.
Dopo un'eternità di squilli, finalmente rispose.
«Leslie, grazie a Dio sei sveglia! Ti devo parlare.»
Una voce maschile la interruppe. «Non sono Leslie.» Era una voce malferma, come se avesse pianto o bevuto o entrambe le cose.
Heather si bloccò, all'erta. «Chi parla? Dov'è Leslie?»
«Sono Pete, suo marito. Leslie è morta. Si è tagliata le vene nella vasca da bagno.»
Zach Lupini
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Generations
ChickLitA FEBBRAIO 2019 IN CARTACEO ED E-BOOK in collaborazione con BRÈ EDIZIONI! Primo romanzo della serie "Generations". Alease ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta da una gravidanza indesiderata. Scappata da genitori troppo bigotti per...