28. DREW HA 15 ANNI (PT 1)

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Aveva speso tutti i soldi delle paghette che aveva messo da parte per comprarsi una camicia scura e un paio di Dr. Martens che aveva adocchiato da tempo ma non si era mai deciso a comprare, determinato a risparmiare per un nuovo cellulare - l'ultimo gli era durato appena un mese, prima di sfracellarsi giù dalle scale.

Una volta vestito di tutto punto, si era reso conto di non avere i soldi per prendere il biglietto del treno. Aveva spiegato il problema alla madre, e lei pacifica aveva risposto: «Ti può portare Curt. Vi farà bene trascorrere del tempo insieme.»

Lui stava già per protestare ma Harris era emerso alle sue spalle approvando l'idea. Drew aveva stretto i denti e sopportato il disgusto di doversi fare un'ora e mezza di strada insieme a quel serpente.

Nella Honda il silenzio era talmente affilato da poter essere tagliato con un coltello. Curt aveva inserito un cd dei Maroon 5, ed era la terza volta che Drew si ascoltava tutte e venti le canzoni. Ormai non ne poteva più.

Diversamente da quello che aveva creduto, Curt non aveva tentato di fare conversazione. Dopo avergli chiesto l'indirizzo della villa, si era chiuso in un mutismo che Drew riteneva inquietante. Ogni tanto si trovava a sbirciare il suo profilo affilato, le sue labbra sottili e i suoi occhi di ghiaccio puntati sulla strada. Sembrava una statua, immobile e concentrato, il viso pallido come marmo.

Quando ormai erano arrivati in vista del vialone che conduceva alla villa, Curt disse: «Neanche quando viaggio da solo sto così in silenzio.»

Drew rimase talmente sorpreso sentendo una voce umana che quasi sobbalzò. Pensò ad una risposta abbastanza arguta, ma infine si limitò a replicare: «Non ti sei neanche sforzato di fare conversazione.»

«Tu non vuoi parlare con me. Ma forse mi ascolterai.» Curt sterzò bruscamente e inchiodò.

Drew sentì la cintura scavargli la pelle e rimbalzò contro il sedile. All'erta, si girò verso l'uomo, che aveva spento l'auto e lo fissava dritto con quei suoi occhi da rettile.

«Io amo tua madre. È un dato di fatto. A te non sta bene, e l'ho capito. Sei stato l'unico gallo nel pollaio per troppo tempo e hai iniziato a considerarti il centro del tuo e del suo universo. Ora le cose sono cambiate. Io e tua madre stiamo insieme, voi vivete in casa mia. Non credere che non noti certe occhiate che mi lanci o che non senta le cose che sussurri alle mie spalle.»

Drew se ne vergognò, anche se ostentava una fredda aria indifferente e superiore.

«Ho cercato di essere paziente, non perché non avessi una gran voglia di riempirti di schiaffi, ma perché non volevo dare un dispiacere ad Alease. È solo per lei che ti sopporto. Se la mia presenza di dà tanto sui nervi, sei liberissimo di portare il culo fuori da casa mia. Io non ti tratterrò. Ma se resti, la devi piantare di fare tanto la primadonna.»

Ogni sua parola era una staffilata velenosa. Drew odiava sentirsi trattare da bambino. Avrebbe voluto tanto interromperlo e gridargli contro, ma in realtà era paralizzato. Si sentiva piccolo e indifeso, e sapere che si erano fermati in una stradina buia e deserta senza lampioni non lo aiutava a superare l'ansia. Allungò discretamente una mano verso la maniglia, ma si interruppe a metà del gesto, ritirandola. Non voleva dargli a vedere quanto fosse spaventato. Doveva tenergli testa, guardarlo in faccia e ascoltare con aria schifata, dargli a intendere che non gli importava niente di quello che diceva.

Harris non gli toglieva gli occhi di dosso. «Tua madre ti giustifica dicendo che sei un adolescente nel pieno di una tempesta ormonale, ma con me queste stronzate non attaccano. Mi devi portare rispetto come io ne ho sempre portato a te. Non mi pare di avere mai fatto il bastardo, di averti messo in punizione o di averti costretto a fare qualcosa. Anzi, sono sempre stato il coglione con la mano tesa, mano che tu hai ignorato con disprezzo.» I suoi occhi si assottigliarono, la voce si ridusse ad un sussurro: «Ma io non sono un coglione, Drew, e sono stanco di recitare la parte. Se proprio non ti vado a genio, dovrai essere tu a iniziare a recitare, o vedrai il peggio di me.» Drew fu scosso da un brivido e di sicuro impallidì, ma Harris non ebbe pietà e gli domandò, con voce fredda: «Siamo intesi?»

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