44. BECCA HA 15 ANNI (PT 2)

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Quin le andò incontro alla macchinetta del caffè, dove Becca si stava chinando per prendere il suo macchiato.

«Sei stata brava.»

Spaventata, Becca sbatté la fronte contro la macchinetta, il bicchiere le tremò in mano e versò qualche goccia a terra. Rossa in faccia ma tentando di sembrare tranquilla, si girò verso il ragazzo e si schiarì la gola. «All'inizio ero super agitata, ma poi è stato più facile.»

Lui le gettò un'occhiata maliziosa. «È anche merito mio?»

«Quanto sei egocentrico!» ridacchiò Becca, vergognandosi immediatamente della sua risatina da oca.

Cacchio, sembro Destinee...

«Ti va di festeggiare il tuo successo da qualche parte?»

«Cioè?»

«C'è una pizzeria qui all'angolo. Ci mangiamo qualcosina e poi ti porto a casa.»

La stava invitando fuori? Ma che succede al mondo?! Già era stato carino a fermarsi alla presentazione del suo libro... Becca era stata l'ultima tra i vincitori del concorso, gli altri se ne erano già tutti andati, guardandola con disprezzo e derisione, come se non avessero vinto tutti lo stesso premio. Ovunque andasse, Becca si sentiva sempre il brutto anatroccolo fuori posto. Solo Drew l'aveva fatta sentire come gli altri, forse addirittura un pochino speciale.

E ora anche Quin, che la guardava come se fosse la cosa più strana e interessante mai vista prima. E non capiva se fosse un complimento.

«In realtà sono venuta con un amico» rispose.

Quella luce nei suoi occhi scuri si spense istantaneamente. «Ah. Quindi... Gabby ha il suo finale felice, dopotutto.»

«Cosa? No!» L'equivoco la fece ridere come un asino. «Non in quel senso! È il mio prof di inglese. Potrebbe essere mio nonno.»

Quin rise con lei, rilassandosi. «Ah, beh, in quel caso avvisalo che torni con me! Dai» la esortò dandole una spintarella.

Non dovette neanche pensarci troppo. Forse non ci pensò affatto, lasciando che le sue labbra rispondessero: «Okay.»

Lui le strizzò l'occhio. «Ci vediamo all'uscita dopo gli autografi.»

Si allontanò col suo passo sciolto e molleggiante, i jeans che gli cadevano sul sedere magro, stringendosi sui polpacci sottili. Becca guardò e ammirò, prima di entrare nella stanza attigua, dove era stato allestito un tavolo in metallo pieno di copie di "Fuck you Queen B!".

Primo della fila, con la sua zazzera di capelli bianchi, c'era Mr T.

«Bravissima, Becca» le sorrise caloroso.

«Grazie.» Becca si sedette goffamente, accennando alla fila che si estendeva alle sue spalle. «Spero che almeno un quarto di loro lo comprerà.»

«Io direi tutti. Mi fai un autografo?»

Becca scribacchiò una dedica in prima pagina, completando la sua firma con un lungo svolazzo.

Thompson la ringraziò, ma prima che se ne andasse Becca aggiunse: «Dopo torno con un amico. Andiamo a mangiare una pizza.»

«Amico di lunga data?»

«Sì, abbastanza.» Sapeva che se gli avesse detto la verità non l'avrebbe lasciata andare.

Thompson le scoccò un'occhiata preoccupata. «Devo fidarmi?»

Becca alzò gli occhi al cielo. «Cavolo, sei peggio di...» Si bloccò di colpo, abbassando lo sguardo. Quello di Mr T si intristì. Il ricordo faceva ancora male.

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