54. DREW HA 16 ANNI

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Bollino rosso

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La settimana di prova era volata. Drew non aveva visto un centesimo per i suoi sforzi, ma era stato appagato dal burbero "ci vediamo lunedì" del signor Gold. Ellie, lì presente, gli aveva fatto un sorrisone e strizzato l'occhio.

«Quasi nessuno passa le selezioni» gli confidò per telefono quella sera – si erano scambiati i numeri di nascosto.

«Non ho fatto niente di speciale.»

«Hai resistito e lo hai sopportato. Gli altri scappavano dopo un solo giorno.»

«Tuo padre sa essere davvero terribile.»

«Oh sì! Non oso immaginare cosa ci farebbe se scoprisse che ci sentiamo.» Ellie ridacchiò. «Mi sento tanto come Rapunzel che parla al suo principe dall'alto della torre senza mai riuscire a raggiungerlo.»

Ed ecco che tirava di nuovo in ballo i cartoni animati... D'accordo, aveva quindici anni. Ma Destinee non si era mai paragonata a una principessa Disney...

Smettila di fare paragoni, si impose Drew, sistemandosi sul letto. Destinee è il passato. Adesso hai una bella ragazza che ti sbava dietro e ti mangia con gli occhi mentre lavori sotto il sole, tutto sudato e impolverato, eppure lei sta lì, sulla porta o alla finestra, a vegliare ogni tua mossa con quei suoi lucenti occhi chiari e quel sorrisino malizioso...

Se c'era una cosa che adorava di Ellie, era proprio il suo sorriso. Gli rimestava le viscere. Sapeva che, se si fossero trovati da soli, lei sarebbe stata capace di metterlo spalle al muro e calargli i pantaloni in un secondo. Aveva uno sguardo affamato, da tigre che sorveglia la preda e attende il momento adatto per attaccarla.

Non si erano mai dati neanche un bacio, perché Gold era sempre nei paraggi. Drew aveva provato a chiederle un appuntamento, un pomeriggio, ma Ellie aveva chiamato all'ultimo dicendo che era bloccata in bagno con un mal di pancia da oscar – "causa ciclo in anticipo" aveva specificato senza pudore, imbarazzandolo un poco – e non s'era fatto più nulla. Era stato lo stesso giorno in cui aveva scoperto di suo padre...

Strinse i denti per non pensarci. «Potevi venire, quel giorno.»

«Ti ho detto che stavo male.»

«Ti avrei fatta stare bene io.»

Lei ridacchiò, con quella risatina che si spezzava sulle note alte e lo faceva restare in attesa di un finale che non arrivava.

«Che ne dici di stasera?» propose d'un tratto. Aveva una voglia matta di vederla. Inoltre aveva fatto i calcoli. Il ciclo doveva esserle passato...

«Dici, adesso?»

«Perché no?»

«Beh... mio padre sta per andare a farsi una birra con gli amici. Se vuoi...»

Drew lanciò il telefono sul letto e iniziò a infilarsi le scarpe e una maglietta fresca di bucato sopra i pantaloni della tuta. Aveva scoperto che tutti i ragazzi "fighi" andavano in giro in tuta, ultimamente. I jeans strappati non facevano lo stesso effetto di un pacco bene in evidenza, a quanto pareva. Lui non seguiva le mode, ma era vero che le tute erano di una straordinaria comodità.

Ripescò il cellulare, sentendo Ellie chiedere: «...sa stai facendo?»

«Mi vesto in super velocità per correre alla tua torre e scalarla in un balzo.»

Ellie scoppiò di nuovo a ridere. «Ti aspetto, mio principe!»

...

Fu da lei in un batter d'occhio. Aveva cercato di non correre per non arrivare tutto sudato e già stanco. Ellie stava aprendo il garage in quel momento.

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