11. DREW HA 13 ANNI

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Scese dalle montagne russe col cuore che pompava sangue a ritmi inimmaginabili e l'adrenalina a mille.

«È stata una figata!» esclamò rivolto a Becca.

Lei annuì, eccitata. «Quanto vorrei fare un altro giro!»

Anche Drew l'avrebbe tanto voluto, ma non poteva. Era la storia della sua vita. Volere e non potere. «Chiedi i soldi a tua mamma, vedrai che te li dà.»

«Tu li chiedi alla tua?»

«Ho già speso dieci dollari, è la mia paghetta settimanale.»

«Così poco! A me la mamma ne dà trenta.»

«Sì, ma tua mamma ha un lavoro decente» ribatté Drew velenoso.

Becca gli diede una gomitata forte sulle costole. «Non dire così. Non è colpa sua se non riesce a trovare di meglio.»

Drew calciò una bottiglia di birra rotta, mentre cercavano di trovare il capanno hawaiano dove gli altri li stavano aspettando per mangiare qualcosa insieme. «Dovrei iniziare a lavorare anch'io.»

«Sei troppo giovane, non ti prendono da nessuna parte. Io ci ho provato l'estate scorsa.»

«Tu sei una femmina, è diverso.»

Becca si infuriò e gli allungò un pugno sulla spalla, facendogli male. Drew si lamentò a gran voce e lei gridò: «Lo sai che non devi fare questi discorsi con me!»

Drew si ritrovò a sogghignare. Un po' l'aveva fatto apposta. Gli piaceva provocarla, anche se poi ne pagava lo scotto. «Lo so. Ehi, guarda chi c'è.»

La bella Marlee era in fila per salire sugli autoscontri. Con lei c'era un ragazzo alto e ben piazzato, che doveva andare di sicuro alle superiori.

«La Succhiacazzi» disse Becca.

Drew la spintonò. «Non chiamarla così.»

Becca lo spinse di rimando, più forte. «È la sua reputazione, ormai.»

«Guarda che ci sta male.»

Dopo l'episodio del video Marlee non si era ripresentata a scuola per una settimana. Nessuno aveva sporto denuncia, quindi evidentemente Marlee non aveva raccontato ai suoi genitori cos'era successo, ma era abbastanza viziata da essere riuscita a convincere la madre a farla stare a casa fingendosi debole e malaticcia. Quando era tornata, era una persona diversa. Musona, solitaria, silenziosa. Non parlava con nessuno, perché le sue amiche l'avevano abbandonata per il disgusto. I maschi la prendevano in giro e la provocavano con frasi tipo: "me lo succhi per dieci bigliettoni?", "potresti sfondare come pornostar", "hai un po' di bianco sul naso". Marlee inizialmente reagiva con rabbia, urlando e insultando chiunque. Dopo qualche settimana, però, si limitò a curvare le spalle e andarsene. Ma le offese continuavano tramite messaggini e foto sconce, così Marlee fu costretta a cambiare numero di cellulare.

Ora che la scuola era finita nessuno l'aveva più vista in giro. Era strano vederla ridere in mezzo alla folla.

«Poteva pensarci prima di fare una roba del genere» disse implacabile Becca.

«Non ha voluto lei che la riprendessero.»

«Beh, non sono cose che si fanno.»

Becca è una tale bigotta, pensò Drew irritato. Era convinto che fosse lesbica. Non l'aveva mai vista interessata ai maschi e vestiva sempre così male! Quella sera ad esempio indossava calzoncini da calcio e una maglietta larga, le solite scarpe da ginnastica e persino un cappellino da baseball calcato sulla testa, con la visiera che le oscurava il viso. Che orrore!

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