«Avrei bisogno di te questa sera» fu la prima cosa che le disse Alice quando rispose al telefono.
Alease abbassò il fuoco per non bruciare la minestra, la assaggiò e vi aggiunse un pizzico di sale. «Dove vai?»
Uno strillo la fece girare. Drew stava cercando di arrampicarsi fuori dal box. Aveva quattordici mesi e non stava fermo un minuto. Andò da lui e lo convinse a restare dentro insieme a tutti i suoi giocattoli. Glieli aveva dati Alice, erano i vecchi giochi di sua figlia.
«Ho una specie di appuntamento.»
«Perché quel tono titubante?»
«Beh, Rick se ne è andato da così poco tempo...»
«Sono passati cinque anni, Alice.»
«...e non vorrei che Sandy la prendesse male.»
«Tesoro, tua figlia è un angelo, è la bambina più buona che io abbia mai conosciuto! Sarà felice di vederti felice.»
«Non è un ragionamento da bambina di sette anni.»
«Sandy è più matura delle ragazzine della sua età.» Alease mescolò la minestra e spense il fuoco, iniziando ad apparecchiare la tavola. «E insomma, lui chi è?»
«Si chiama Robert Clive, è avvocato e ha uno studio legale qui a Hope Mills.»
«Bene, almeno non dovete fare strada per vedervi. Dove ti porta?»
«Al Sammio's.»
Quel ristorante suscitava sempre bei ricordi in Alease. Era il posto dove Alice l'aveva portata due anni prima, dopo il colloquio dei professori. Data la tarda ora, Alice aveva deciso che non aveva senso fermarsi per un caffè e le aveva offerto la cena. Si era fatta raccontare ogni dettaglio della vita di Alease fino alla fuga dai suoi genitori. Quindi l'aveva convinta a mandare loro un messaggio dicendo per lo meno che era viva. La mamma aveva provato a chiamarla, ma Alease non ce l'aveva fatta a parlarle. E data l'avversione dei suoi genitori per i messaggini, da allora non li aveva più sentiti. Non aveva nemmeno comunicato loro della nascita di Drew e loro non avevano chiesto niente. Spesso Alease pensava di essere morta ai loro occhi. E forse i suoi religiosissimi genitori l'avrebbero preferita morta anziché deflorata, incinta e vagabonda.
Dopo aver ascoltato tutte le disgrazie della sua vita, Alice si era commossa al punto da invitare la ragazza a stare da lei. In cambio di vitto e alloggio, Alease avrebbe badato a sua figlia mentre sua madre lavorava. Lei era scoppiata a piangere per la sua gentilezza.
«Un omaggio alle tue origini italiane?» sorrise Alease. Aveva scoperto che Alice era figlia di romani che si erano trasferiti in America subito dopo le nozze; lei era nata qualche anno dopo. Purtroppo, sua madre era morta di cancro al seno quando Alice aveva solo vent'anni e suo padre aveva fatto un incidente in auto l'anno prima, morendo sul colpo. Alice aveva pianto tanto la sua scomparsa. Si era aggrappata ad Alease per tutta la durata del funerale e persino a lei erano venute le lacrime agli occhi - ma Alease si commuoveva facilmente.
«Forse voleva andare sul sicuro» rispose Alice. «Al primo appuntamento non ti sbilanci col messicano o il thai, no?»
«È la prima volta che uscite insieme?»
«Formalmente sì. Ci siamo incontrati per la storia di Spacey.»
Spacey era il preside della scuola dove Alice lavorava. Era stato accusato di tentata violenza da una studentessa del terzo anno, ma infine era emerso che si trattava solo di una ripicca per una sospensione che la ragazza si era beccata per avere fumato erba nel cortile della scuola.
«È stato lui a difenderlo?»
«Sì.»
«E come vanno le cose tra di voi?» Alease si permise di insinuare un po' di malizia nel suo tono.
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Generations
ChickLitA FEBBRAIO 2019 IN CARTACEO ED E-BOOK in collaborazione con BRÈ EDIZIONI! Primo romanzo della serie "Generations". Alease ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta da una gravidanza indesiderata. Scappata da genitori troppo bigotti per...