43. BECCA HA 15 ANNI (PT 1)

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Becca si pentì di avere messo quell'abito aderente. Stava sudando come un maiale ed era più che certa che si vedessero le chiazze sotto le ascelle. Non avrebbe dovuto alzare le braccia. Beh, ma alla fine perché avrebbe dovuto alzarle? Le avevano detto che sarebbe rimasta seduta tutto il tempo. Solo lei, il microfono e "Fuck you Queen B!", quel libro che aveva cominciato a scrivere sul quaderno con la farfalla, quel libro che era l'aveva quasi fatta massacrare da Morgan, quel libro che aveva scritto in appena tre mesi e, appena pubblicato, era diventato un successo nazionale.

Il chiassoso vocio si attenuò, prima di modularsi in un garbato applauso quando il suo editore, Harrelson, si presentò al pubblico. Poteva udire la sua voce tonante fin dietro le tende di velluto rosso. Harrelson usava presentare i suoi ultimi successi in quel piccolo teatro. Quando le aveva proposto di parlare del suo libro, Becca aveva rifiutato categorica. Si vergognava da morire a parlare in pubblico, si sarebbe impappinata, avrebbe fatto una tremenda figuraccia e nessuno avrebbe mai voluto comprare il suo romanzo.

Ma Harrelson le aveva mostrato il contratto che Becca aveva sottoscritto; tra le varie piccole clausolette, aveva accettato di partecipare alle presentazioni della sua storia, a meno di non essere gravemente malata o in procinto di partorire. Farsi mettere incinta o girare in metropolitana per beccarsi qualche virus contagioso non erano opzioni allettanti, quindi Becca si era rassegnata. Harrelson le aveva consigliato di prepararsi un discorso, ma Becca non era riuscita a scrivere niente. Avrebbe improvvisato in base alle domande che le avrebbero fatto, sperando non fossero troppo personali o difficili.

Per fortuna che ad aiutarla c'era Quin.

Anche lui aveva partecipato al suo stesso concorso di scrittura, nella categoria romanzi noir, classificandosi primo come lei, che però aveva trionfato tra le teen fiction. Si erano incontrati per la prima volta alla premiazione. Becca lo aveva ammirato prima di tutto per la sua eloquenza - aveva tenuto un discorso di ringraziamento che eclissava quello del presidente dopo essere entrato alla Casa Bianca! - e poi perché, beh, non era affatto male. Corti capelli biondi, occhi scuri, labbra sensuali e un bel fisico sotto la camicia nera e i pantaloni eleganti.

Lei si era sentita più miserevole che mai, quando era andata a ritirare il suo premio e la tizia le aveva messo sotto il naso il microfono, convinta che anche lei volesse tenere un discorso. Becca aveva borbottato un "grazie" poco convinto, sentendosi nuda e brutta sotto tutte quelle luci e davanti a tutte quelle persone, la maggior parte delle quali erano parenti dei partecipanti al concorso che lei aveva battuto e che ora la guardavano con rancore e cercavano di cogliere ogni suo difetto, per sminuirla e dare ai giudici degli incompetenti ciechi.

Quin era stato l'unico che non l'aveva guardata male, forse perché aveva vinto anche lui, o forse perché semplicemente non era uno stronzo.

Dato che il primo premio in palio era la pubblicazione dei romanzi nella casa editrice Harrelson&Son, lei e Quin si erano visti spesso, incrociandosi nei corridoi dell'edificio o sulla soglia dell'ufficio dell'editore. Quin aveva sempre un sorriso malizioso per lei, sbarazzino, che lo faceva più giovane dei suoi diciassette anni. Becca, da dura che era, si scioglieva come neve al sole in sua presenza, arrossendo e balbettando e diventando, in poche parole, una perfetta cogliona.

Si vedevano da due settimane, anche se non erano mai usciti insieme o altro. Di sicuro lui non ci pensava nemmeno. Era pur sempre la grassa e goffa Becky. Come Gabry Holmes, la protagonista di "Fuck you Queen B!", non avrebbe avuto un happy ending. Perché si può essere carini e compassionevoli finché si vuole, ma nessuno vuole stare davvero con un disastro ambulante.

«...e dopo questa breve introduzione, facciamo entrare il nostro giovane portento: Rebecca Blake!»

Becca iniziò a sudare ancora di più.

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