34. ALICE HA 44 ANNI

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Jamison tornò a casa da scuola un'ora dopo di lei e Alice gli fece trovare la tavola apparecchiata con un pranzo da re. Non che fosse un'occasione speciale; semplicemente le piaceva viziare il suo bambino e l'unico vizio di Jam era il cibo. Mangiava tanto e di tutto e le faceva sempre i complimenti dicendo che avrebbe dovuto diventare chef, non professoressa. Alice rideva, conquistata. Gli anni erano passati anche per lui, ma restava il suo bambolotto, il suo piccolino dalle guance paffute. Era cresciuto un po', ma grazie a Dio non aveva ereditato la statura di Bob e non le aveva ancora superato le spalle. E a differenza di molti ragazzi non si era allontanato da lei pensando che mostrare affetto verso i genitori fosse una debolezza. Si faceva ancora coccolare e Alice amava passare il sabato sera sul divano con Jam tra le braccia a guardare uno di quei film storici che piacevano ad entrambi – guardavano "Troy" almeno una volta al mese e ormai avevano imparato tutte le battute de "Il gladiatore" a memoria.

«Amore, com'è andata a scuola?» gli chiese subito con un sorriso.

Jam iniziò a parlottare di tutto quello che era successo in quelle cinque ore che erano stati separati. Era un maniaco dei dettagli e Alice pensava che avesse una memoria fuori dal comune. Ma forse era un vizio di ogni madre pensare che il proprio figlio fosse speciale.

Mentre Jam raccontava, lei gli servì il pranzo e gli versò l'acqua nel bicchiere. Erano azioni abitudinarie, che faceva meccanicamente da anni. Si sedette accanto a lui guardandolo mangiare, e presto la sua mente iniziò a divagare.

Per quanto riuscirò ad andare avanti così?

Sono brava a nascondere quello che provo? Jam, cosa dici, ti sembra felice la mamma?

Ho fatto sesso con un uomo che non è papà e mi è piaciuto da morire, ma da allora non l'ho più rivisto. Si chiama Pete ed è sposato. Come lo sono io. Ma lo siamo poi davvero, Bobby? Secondo la Chiesa, un uomo e una donna devono essere anche amanti per essere coniugi. Da quanto non andiamo a letto insieme? Perché mi rifiuti ogni volta? Cosa diresti se ti raccontassi di Pete?

Quel pensiero la folgorò all'improvviso. Una strana agitazione la prese. Iniziò a dondolare il piede accavallato e a sbattere le unghie perfette sulla tovaglia.

Ti arrabbieresti, Bobby?

Deglutì, mentre il cuore le batteva forte. Con la coda dell'occhio individuò il suo cellulare, accanto al lavandino con la pila di stoviglie da lavare.

Non hai idea di come mi sono sentita mentre lui mi dominava, Bobby. È così che dovrebbe essere un uomo. Tu non sei... Tu non sei un uomo. Per me non sei più nessuno.

Il respiro le si accorciò, brividi le punsero la pelle, sollevandole i peli delle braccia.

Jamison non stava più parlando, aveva gli occhi puntati sulla tv. Stava guardando un cartone animato. Era ancora abbastanza piccolo da guardarli, anche se altri in terza media iniziavano ad interessarsi alle ragazzine.

Cosa ne sarà di Jam? Come la prenderà? Dobbiamo dirglielo. Lo fai tu? No, devo farlo io. In fondo sono io a decidere. Sono io quella con le palle. Tu non le hai mai avute le palle. Non sei un uomo, Bobby.

«Devo fare una telefonata» disse al figlio, alzandosi e andando a prendere il telefono. Lo tenne in mano, stringendolo convulsamente tra le dita sbiancate.

Ti ricordi la nostra luna di miele? Abbiamo dovuto portare Sandy con noi, ma ce la siamo goduta lo stesso. Tutti i giorni in spiaggia, tu prendevi il sole mentre io e Sandy giocavamo a pallavolo e andavamo a nuotare. Un giorno sei venuto anche te in acqua. Abbiamo lasciato Sandy con la vicina di ombrellone e abbiamo nuotato in una zona riparata dagli sguardi. Abbiamo iniziato ad accarezzarci, ma poi ci siamo fermati. Tu mi hai fermato quando hai capito che volevo andare oltre. Potevano vederci, era sconveniente. È il motto della tua vita, Bobby. Non fare mai nulla che potrebbe sconvolgere qualcuno. Io ti ho tradito. Sei sconvolto?

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